Argentina. Economia sull’orlo del baratro, Macrì annuncia contromisure, ma l’inflazione vola

di Guido Keller

Traballa l’economia dell’Argentina, dove il crollo della Borsa è stato in questi giorni del 48% salvo poi risalire al -37%. Tutto è partito con la sonora sconfitta alle primarie per le presidenziali dello scorso 11 agosto del presidente Mauricio Macrì a vantaggio del candidato di “Fronte di tutti” Alberto Fernandez, coalizione alla quale partecipa l’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner.
La moneta nazionale, il peso, ha perso il 21% del proprio valore in pochi giorni, ed oggi per un euro servono quasi 61 pesos; nel tentativo di arginare le perdite e l’esportazione dei capitali all’estero la Banca Centrale ha alzato il tasso di riferimento portandolo al 74%, una mossa che da subito ha colpito i mutui. Le opposizioni accusano Macrì di utilizzare la crisi economica a scopi elettorali facendo ricadere su di loro colpe e malcontento in vista delle presidenziali del 27 ottobre, ma tant’è che per scongiurare l’effetto a catena il presidente ha annunciato una serie di misure quali l’eliminazione dell’Iva sui generi di prima necessità e il congelamento dell’aumento dei mutui. Bloccato per 3 mesi anche l’aumento dei carburanti, introdotto un aumento degli stipendi di circa 2mila pesos, misura questa prevista fino alla fine dell’anno, mentre per il mese di agosto i funzionari delle forze di sicurezza riceveranno un’una tantum di 4.600 pesos. Previsti anche una riduzione fiscale per i liberi professionisti e sovvenzioni per le tasse universitarie per le classi meno abbienti.
Le agenzie Fitch e Standard & Poor’s hanno abbassato il rating, la prima da B a CCC, la seconda da B a B-, con out look negativo, una situazione gravissima che ha portato oggi il ministro del Tesoro, Nicolas Dujovne, a dimettersi: “Abbiamo fatto degli errori – ha spiegato – e non abbiamo mai esitato a riconoscere che e abbiamo fatto tutto ciò che era possibile per correggerli”. Al suo posto è stato nominato il ministro dell’Economia della regione di Buenos Aires Hernan Lacunza, già direttore generale della Banca Centrale Argentina e della Buenos Aires City Bank.
C’è soprattutto l’instabilità politica alla base delle motivazioni che hanno stanno spingendo il paese sudamericano sull’orlo del baratro, dopo che solo due anni fa era dovuto intervenire il Fondo Monetario Internazionale per scongiurare il crollo del sistema. Le riforme liberiste sono state attuate solo in modo parziale e comunque gli oneri sono ricaduti soprattutto sulla classe media, la stessa che oggi ha voltato le spalle a Macrì.

Mauricio Macrì.