Azerbaijan. L’ambasciatore Ahmadzada, ‘l’Armenia pensi al buon vicinato non a campagne diffamatorie’

di Enrico Oliari

Nonostante il conflitto armato del Nagorno Karabakh tra Armenia e Azerbaijan sia, almeno si spera, terminato, continua da parte armena la guerra delle accuse nei confronti dell’Azerbaijan, tra le ultime quella che avrebbe visto militari azerbaijani sconfinare in territorio armeno. La chiave per riportare stabilità e un auspicabile dialogo fra vicini restano però le dichiarazioni trilaterali firmate dai leader di Azerbaigian, Armenia e Russia, un impegno che la classe politica conosce, ma che opportunamente rimuove nella dialettica interna di un paese che si trova ad affrontare una grave crisi politica. Ne parliamo con Mammad Ahmadzada, ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaijan in Italia.

– Negli ultimi giorni si leggono nuove accuse dell’Armenia contro l’Azerbaigian. Ci può spiegare cosa sta accadendo?
La liberazione dei territori dell’Azerbaigian dall’occupazione dell’Armenia ha mostrato al mondo il livello senza precedenti di barbarie, distruzioni, saccheggio che l’Armenia per 30 anni ha effettuato in quei territori contro l’Azerbaigian e contro il patrimonio culturale, storico, religioso del popolo azerbaigiano. Il mondo ha scoperto una natura disumana nell’Armenia, che per molti anni si era presentata come un paese vittima. Yerevan non vuole comprendere ancora che il periodo di occupazione dei territori dell’Azerbaigian è terminato e adesso è necessario accettare una nuova realtà che di fatto è vantaggiosa anche per l’Armenia stessa: la liberazione dei territori dell’Azerbaigian ha infatti sollevato l’Armenia da un pesante fardello, che non poteva sopportare, ed anche se i politici armeni lo capiscano molto bene, non osano ammetterlo. Devo costatare però che invece di trarre conclusioni da questa situazione e sfruttare le opportunità che la fine del conflitto porta all’Armenia e a tutta la regione, purtroppo questo paese ha nuovamente scelto la strada dell’inganno, tentando di convincere ancora la comunità internazionale di essere una vittima, continuando la campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian.
La nuova ondata di accuse contro il mio paese riguarda la recente tensione al confine Azerbaigian-Armenia e una presunta violazione da parte dell’Azerbaigian del “territorio sovrano” dell’Armenia, assolutamente infondata. La causa principale dei problemi di confine è l’occupazione illegale dei territori dell’Azerbaigian da parte dell’Armenia, durata fino a novembre 2020. E’ dunque l’Armenia che ha violato i confini dell’Azerbaigian internazionalmente riconosciuti e il mio paese sta solo ripristinando i suoi confini riconosciuti a livello internazionale.
Come è già stato affermato dalle nostre autorità, con il miglioramento delle condizioni meteorologiche nei territori liberati dell’Azerbaigian, che confinano con l’Armenia, l’Azerbaigian continua i lavori di rafforzamento del sistema di protezione delle proprie  frontiere, i quali vengono svolti all’interno dell’integrità territoriale dell’Azerbaigian. Questo processo viene eseguito sulla base di mappe disponibili per ciascuna delle parti, che definiscono il confine tra l’Armenia e l’Azerbaigian.
Il mio paese è sempre volto al rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini internazionalmente riconosciuti. Certamente il rispetto reciproco di questi principi, l’instaurazione di relazioni di buon vicinato su questa base e l’avvio del processo di delimitazione/demarcazione dei confini in buona fede è l’unico modo per risolvere qualsiasi controversia che potrebbe sorgere. I due paesi sono emersi di recente dalla guerra e la delimitazione e la demarcazione dei confini tra loro sono fondamentali per la pace e la sicurezza. Negli ultimi mesi si sono verificati diversi disaccordi sulle questioni di confine, e tutti sono stati risolti tramite negoziati tra le parti delle dichiarazioni trilaterali. L’Azerbaigian ha dichiarato che tali disaccordi devono essere risolti con mezzi politici e diplomatici
”.

– Cosa pensa dell’atteggiamento internazionale verso quello che sta accadendo?
Purtroppo, a causa della figura di vittima che l’Armenia per molti anni ha instillato di sé nell’opinione pubblica mondiale, alcuni ancora credono o vogliono credere alla sua usuale narrativa. Vorrei credere che ciò sia dovuto alla mancanza di informazioni per coloro che sostengono tale “narrazione” della parte armena. Tuttavia nella maggior parte dei casi i fatti mostrano che ciò è in gran parte dovuto a pregiudizi e doppi standard nei confronti dell’Azerbaigian.
Nel caso delle ultime tensioni di confine, osserviamo anche alcune voci che credono oppure vogliono credere alle affermazioni della parte armena. Mi preme sottolineare, prima di tutto, che la demarcazione e la delimitazione dei confini sono una questione bilaterale, è un processo abbastanza complicato e tecnico e prima di rilasciare qualsiasi dichiarazione su una questione così delicata, ci vuole una verifica a fondo e dettagliata. Inoltre vorrei evidenziare che non appena è sorta la tensione al confine, il comando del Servizio di Frontiera Statale dell’Azerbaigian ha immediatamente visitato la regione, e sono iniziati negoziati con le guardie di frontiera dell’altra parte. Attualmente si stanno adottando le misure appropriate per normalizzare la situazione.
Questa questione tecnica è stata esagerata attraverso dichiarazioni provocatorie e una campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian. Un approccio così distruttivo serve solo ad aumentare la tensione. Le reazioni inadeguate e le dichiarazioni provocatorie dell’Armenia sono chiaramente legate alla situazione pre-elettorale in questo paese. I tentativi dell’Armenia di utilizzare questo problema come strumento politico sono inaccettabili. 
L’Armenia vive da molti anni una grave crisi politica, economica e sociale. La crisi si è aggravata negli ultimi mesi per ragioni ben note. Né il governo né l’opposizione in Armenia sono in grado di esprimere un’opinione positiva o neutrale sull’Azerbaigian. Attraverso il concetto di “azerbaigianofobia” e instillando odio contro gli azerbaigiani per decenni, le forze politiche cercano di distogliere l’attenzione dai problemi interni del paese e dalle proprie incapacità di risolverli. E oggi, nel contesto dei problemi sempre più profondi in Armenia per ovvie ragioni, l’“azerbaigianofobia” ha raggiunto il suo apice. Inoltre, per così tanto tempo, in Armenia si è perseguita una politica di demonizzazione, si è dato spazio ad invenzioni contro l’Azerbaigian, presentando gli azerbaigiani come nemici e ora ci vorrà del tempo prima che la società armena si renda conto del contrario. Però le forze politiche in Armenia devono trovare il coraggio di dire la verità al popolo armeno e preparare la società alla riconciliazione con l’Azerbaigian, che è indispensabile per il futuro di questo paese. 
Voglio confermare ancora che il mio paese è fortemente impegnato per la pace, la sicurezza e la cooperazione regionale, sulla base del rispetto della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dei confini internazionalmente riconosciuti.
Le nostre autorità hanno raccomandato che i circoli politici e militari dell’Armenia accettino la realtà del regime di confine interstatale lungo l’intera lunghezza del confine internazionale, non aggravino la situazione nella regione in modo irragionevole e lavorino con la parte azerbaigiana in modo costruttivo, per risolvere i problemi di confine attraverso il canale bilaterale. Tali casi possono e devono essere risolti tramite contatti reciproci tra le autorità di frontiera competenti di entrambe le parti. L’Azerbaigian è impegnato a risolvere le tensioni nella regione e chiede che vengano intraprese misure adeguate a tal fine
”.

– Ritiene che l’Armenia invece di sfruttare le opportunità che si è creata con la fine del conflitto stia conducendo una continua campagna diffamatoria contro il suo paese. Ma l’Azerbaigian sta facendo qualcosa per portare la stabilità nella regione?
Il modo più appropriato per la stabilizzazione e pacificazione della regione è rispettare le disposizioni delle dichiarazioni trilaterali firmate dai leader di Azerbaigian, Armenia e Russia il 10 novembre 2020 e l’11 gennaio 2021. Oltre ad adempiere pienamente a tutti gli obblighi derivanti da queste dichiarazioni, l’Azerbaigian ha dimostrato la sua intenzione a stabilire normali relazioni di vicinato con l’Armenia in numerosi casi, che elencherò di seguito, sebbene l’Armenia non adempia ai propri obblighi e come ho detto, continui anche una campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian.
La parte armena parla della presunta distruzione dell’eredità cristiana da parte dell’Azerbaigian nei territori liberati. È paradossale che questa affermazione irresponsabile la faccia l’Armenia, un paese che per circa 30 anni, come accennavo, ha raso al suolo i territori occupati dell’Azerbaigian, distruggendo il nostro patrimonio lì presente, compresi i monumenti cristiani. L’Azerbaigian ha recentemente avviato grandi opere di ricostruzione in queste aree, così come il restauro dei monumenti religiosi distrutti deliberatamente dall’Armenia durante l’occupazione. L’Armenia ha trasformato anche l’avvio del restauro di una chiesa nei territori liberati, danneggiata durante le recenti operazioni militari, in un elemento di propaganda anti-azerbaigiana, quando avrebbe dovuto apprezzare questa volontà dell’Azerbaigian. A differenza dell’Armenia, che è diventata un paese monoetnico, l’Azerbaigian è un paese multiculturale e la conservazione e il restauro del patrimonio di diverse religioni in Azerbaigian sono conosciute in tutto il mondo. È ridicolo che l’Armenia presenti il suo problema con l’Azerbaigian al mondo sotto il contesto religioso, perché chiunque conosca l’Azerbaigian sa bene quale sia l’atteggiamento nei confronti delle diverse religioni nel nostro paese, e ciò è stato apprezzato anche da Papa Francesco.
Dopo la fine della guerra abbiamo liberato tutti i prigionieri di guerra armeni e abbiamo consegnato all’Armenia i corpi di oltre 1.500 prigionieri armeni, nonostante i 4mila azerbaigiani dispersi nella prima guerra del Karabakh, quando l’Armenia ha invaso i nostri territori, la restituzione dei cui corpi, da parte dell’Armenia, l’Azerbaigian sta ancora aspettando. Dopo circa un mese della firma della dichiarazione tripartita, il 10 novembre scorso, l’Armenia ha inviato un gruppo di sabotaggio nel territorio dell’Azerbaigian, per commettere atti di terrorismo. I membri di questo gruppo hanno ucciso civili e militari azerbaigiani e sono stati catturati successivamente dall’Azerbaigian, ma vengono descritti dall’Armenia come prigionieri di guerra. L’Armenia, che ha inviato questi terroristi in Azerbaigian, violando la dichiarazione stessa, fa un’affermazione illogica e ridicola, chiedendo che i termini di questa dichiarazione siano applicati anche a quei terroristi e che essi siano liberati. Per raggiungere questo obiettivo, l’Armenia sta conducendo una campagna diffamatoria e di pressione contro l’Azerbaigian. Vorrei sottolineare che contro i membri di questo gruppo di sabotaggio è stata avviata un’indagine penale in Azerbaigian. Tuttavia, a seguito delle indagini, i membri del gruppo, che non sono stati coinvolti in attività criminali, sono già stati liberati e consegnati all’Armenia. Questi passi umanitari dell’Azerbaigian non vengono apprezzati adeguatamente e la campagna contro l’Azerbaigian sulla questione continua.
Inoltre l’Armenia rifiuta di fornire all’Azerbaigian le mappe dei campi minati dei territori liberati. A seguito dell’esplosione delle mine collocate dall’Armenia prima della liberazione dei territori, più di 100 azerbaigiani, inclusi civili, sono stati uccisi e feriti negli ultimi mesi. E’ evidente che per qualche ragione coloro che chiedono all’Azerbaigian il rilascio dei terroristi armeni, ignorano il fatto che i civili azerbaigiani che vanno a visitare le tombe dei loro familiari nei territori liberati diventano vittime delle esplosioni di mine e non fanno pressione sull’Armenia per fornire le mappe delle aree minate.
Abbiamo consentito anche un corridoio, solo per scopi umanitari, tra l’Armenia e il nostro territorio, dove sono dispiegate le forze di mantenimento di pace della Russia e in cui vivono i cittadini dell’Azerbaigian di origine armena. Questa è un’altra indicazione del gesto del mio paese. Però, la parte armena continua ad abusare di questa possibilità e continua a inviare in modo nascosto militari armeni nei territori dell’Azerbaigian attraverso questo corridoio, contrariamente alla dichiarazione del 10 novembre, che chiede invece il ritiro di tutte le truppe dell’Armenia dal territorio dell’Azerbaigian.
Inoltre l’Azerbaigian fornisce supporto logistico e trasporto senza ostacoli alle forze di mantenimento di pace della Russia attraverso le sue ferrovie. Le forze di mantenimento di pace della Russia trasportano le loro merci nella città di Barda tramite le ferrovie dell’Azerbaigian. Ciò è più veloce ed economico che trasportare queste merci in aereo a Yerevan e da lì in auto per numerose ore al confine tra l’Armenia e l’Azerbaigian e successivamente attraverso il corridoio di Lachin a Khankendi. Abbiamo consentito anche a Gazprom di trasportare gas naturale in Armenia attraverso il nostro territorio, a causa di lavori di riparazione in Russia. L’Azerbaigian avrebbe potuto dire di no, ma lo ha permesso.
Consentiamo anche ai cittadini armeni di utilizzare la nostra strada di 21 chilometri nei distretti di Zangilan e Gubadli dell’Azerbaigian. Questa strada si trova nel territorio dell’Azerbaigian ed era precedentemente utilizzata dagli armeni durante il periodo di occupazione militare da parte dell’Armenia dei nostri territori. Non abbiamo impedito l’uso di questa strada da parte di cittadini armeni dopo la liberazione dei territori.
Stiamo lavorando per aprire tutte le comunicazioni di trasporto nella regione in conformità con le dichiarazioni trilaterali del 10 novembre e dell’11 gennaio. L’apertura di queste comunicazioni darà ossigeno all’Armenia, che sta annegando in profondi problemi socio-economici e, a causa dell’invasione del territorio dell’Azerbaigian per 30 anni, è rimasta fuori da tutti i progetti di trasporto regionale. L’Azerbaigian è stato l’iniziatore e l’esecutore di tutti i progetti regionali realizzati a partire degli anni novanta, che hanno costituito la pietra angolare dello sviluppo della regione. Il mio paese aveva chiesto all’Armenia porre fine all’occupazione dei territori dell’Azerbaigian, per partecipare a questi progetti. Proprio a causa del suo rifiuto l’Armenia è stata esclusa dai progetti regionali. Tuttavia, la situazione ora è cambiata e, sebbene l’Armenia non abbia accettato di ritirare pacificamente le sue forze armate dai nostri territori, le nostre terre sono state liberate dall’occupazione grazie al coraggio dei soldati dell’Azerbaigian durante Guerra Patriottica. Ma l’Azerbaigian mostra ancora un’intenzione positiva e propone di aprire tutte le linee di trasporto e comunicazione con l’Armenia. Ma, anche questo passo positivo dell’Azerbaigian non viene adeguatamente apprezzato. Paradossalmente, in Armenia osserviamo voci contrarie all’apertura delle linee di trasporto, di cui il paese ha bisogno come dell’aria e dell’acqua, essendo uno dei più poveri del mondo.
Ultimo, ma non per importanza, l’Azerbaigian ha ripetutamente proposto all’Armenia di firmare un accordo di pace sulla base del rispetto reciproco per la sovranità, l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei confini internazionalmente riconosciuti dei due stati. 
Stiamo parlando di sviluppo postbellico e dobbiamo concentrarci sugli elementi che possono portare alla riconciliazione futura. I fatti di cui sopra sono i passi intrapresi dall’Azerbaigian unilateralmente e una politica deliberata del mio paese per voltare pagina. Tuttavia la campagna di disinformazione e diffamatoria contro l’Azerbaigian mostra che sia l’Armenia che i circoli sotto la sua influenza non sono in grado di apprezzare le buone intenzioni dell’Azerbaigian. Senza dimenticare che tale approccio positivo del mio paese è rivolto verso un paese come l’Armenia, autore per oltre 30 anni di aggressione militare e atroci atti contro gli azerbaigiani, inclusi i civili.
Questa è la differenza tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Sebbene il mio paese abbia costante memoria degli amari ricordi del passato, è in grado di voltare la pagina e guardare al futuro. Purtroppo l’Armenia è diventata prigioniera della sua fantasiosa narrativa e negli anni dell’indipendenza ha compiuto solo passi dannosi, che hanno ostacolato il proprio sviluppo
”.

– Se potesse far arrivare un messaggio alla comunità  internazionale, cosa direbbe?
L’aspetto più incomprensibile è che coloro che per circa 30 anni non hanno condannato l’Armenia per l’aggressione militare contro l’Azerbaigian, per l’occupazione illegale del 20% del territorio azerbaigiano, per la pulizia etnica contro più di un milione di azerbaigiani, per l’impedimento del ritorno dei rifugiati e profughi azerbaigaini alle proprie case, per i numerosi crimini contro i civili azerbaigiani, incluso il genocidio di Khojaly, per la distruzione dei territori, delle città, dei villaggi, del patrimonio culturale dell’Azerbaigian, per le bombe a grappolo e cluster bombs contro grandi città azerbaigiane come Ganja, Tartar e Barda, causa di più di 100 civili morti e più di 400 feriti durante la Guerra Patriottica, e oggi per il fatto di non consegnare le mappe dei campi minati all’Azerbaigian – fonte di numerose vittime tra civili, sostengano ora la campagna di disinformazione dell’Armenia, chiudendo gli occhi sulla verità e non prestando attenzione alla posizione dell’Azerbaigian. Se queste persone si considerano davvero amici del popolo armeno, nell’interesse proprio del popolo armeno, dovrebbero chiedere all’Armenia di astenersi da queste azioni distruttive e dai sentimenti di revanscismo che sono molto pericolosi per la stabilità della regione e per l’Armenia stessa, e dovrebbero invitare l’Armenia a normalizzare le relazioni con i propri vicini. Perché un futuro normale per l’Armenia è impossibile senza intrattenere relazioni di buon vicinato, in particolare con l’Azerbaigian. Nell’interesse del popolo armeno è più appropriato che i politici armeni, la diaspora armena e gli amici dell’Armenia nel mondo comprendano quanto prima questa realtà”.