Birmania. Continua la strage dei musulmani. E Amnesty Int. (finalmente) la vede

di Ghazy Eddaly –

Finalmente Amnesty International è uscita dal suo silenzio ed ha confermato con un rapporto presentato a Bruxelles le violazioni  e i massacri  commessi da gruppi estremisti buddisti  nei confronti dei musulmani della Birmania. Ponendo così fine alle illazioni sul disinteresse dell’associazione per i diritti umani che trovavano spazio sulla rete, Amnesty International ha scritto nel rapporto che i musulmani della regione di Rakhine (ex Arakhan), situata nell’ovest del paese, sono esposti a brutali attacchi da parte di gruppi Almag, fondamentalisti buddisti. Non solo: Amnesty International ha anche denunciato la complicità del governo birmano nell’incendio dei villaggi, cosa che sta costringendo gli abitanti a scappare.
I musulmani nello stato di Rakhine, che sono circa 800.000, vengono considerati immigrati clandestini provenienti dal Bangladesh e, nonostante abitino in quelle terre da secoli, sono costretti a forti restrizioni sia sul movimento che in tema di diritti civili.
Amnesty International ha quindi chiesto alla Comunità internazionale di intervenire per mettere fine alla crisi e soprattutto per fermare gli abusi, le uccisioni e le violenze.
Nonostante diverse proteste arrivino alla Birmania attraverso le ambasciate di tutto il mondo, le autorità del paese continuano a fornire, quale causa degli scontri interreligiosi, la violenza sessuale su una ragazza da parte di 3 musulmani, per altro due condannati alla pena di morte ed uno suicidatosi.
In realtà appare sempre più evidente che l’intendo del Rakhine sia quello di procedere in una vera e propria pulizia etnica nei confronti della minoranza musulmana Rohingya, considerata dalle Nazioni Unite come la più oppressa del mondo.