Brexit. I Comuni bocciano ancora May. Si lavora per scongiurare un “no deal”

di Elisabetta Corsi

Ancora un “no” dai Comuni al piano di Theresa May, per quanto ritoccato in alcuni punti come quello annoso del confine nord irlandese. La premier britannica ha così incassato la sconfitta per la seconda volta, avendo conquistato solo 242 favorevoli verso 391 contrari.
A soli diciassette giorni dalla fine della Brexit, si presentano ora due votazioni cruciali stabilite dalla premier: la prima, che si svolgerà domani, sarà per decidere l’uscita dall’Ue o meno senza accordo; nel caso venisse rigettata, allora un secondo voto giovedì deciderà di prolungare l’uscita dall’Ue, che quindi potrebbe essere posticipata forse di tre mesi rispetto al 29 marzo prestabilito. Il primo caso rappresenterebbe un danno per il commercio ma anche problemi per l’immigrazione comunitaria, la salute e molte altre cose, un’eventualità verso la quale il Parlamento molto probabilmente arriverà ad una bocciatura per scongiurare un “no deal”. Plausibilmente si arriverà al secondo voto, il quale prevede l’estensione dell’articolo 50, ma che potrebbe mettere Bruxelles in una posizione di forza con l’iniziativa su tutto, compresa la durata della proroga. May a tal proposito ha dichiarato chr “Votare contro l’uscita senza accordo e chiedere un’estensione non risolve i nostri problemi. L’Unione Europea vuole sapere che cosa intendiamo fare con l’estensione e la Camera deve rispondere a questa domanda”.
Il voto di domani sarà un voto libero e viene annunciato da Theresa May come una questione di seria importanza per il futuro del suo paese. In ogni caso la premier non ha parlato di dimissioni in quanto il governo aveva vinto il voto di sfiducia ai Comuni.
La sconfitta di oggi è avvenuta il giorno dopo l’incontro lampo tra Theresa May e Jean Claude Junker, presidente della Commissione europea, un tentativo della premier britannica, in parte riuscito, di strappare una solida garanzia all’Ue. A Strasburgo i due hanno concordato uno strumento congiunto di valore legale per garantire che Londra non rimarrà intrappolata nel meccanismo di Backstop (la questione del confine nord irlandese), ovvero che si sarebbe trattato solamente di una misura temporanea ed in caso di controversie la possibilità di poter affidarsi a un arbitrato indipendente. Il secondo punto ottenuto da May era che il Regno Unito potesse decidere in modo unilaterale di interrompere il Backstop, nel caso l’Ue ne avesse arbitrariamente prolungato la durata. Infine era stata fatta una dichiarazione congiunta che avrebbe impegnato Gran Bretagna e Ue a decidere entro dicembre 2020, data di fine della transizione, soluzioni alternative al Backstop. Allo stesso tempo il negoziatore Michel Barnier aveva fatto sapere che il Regno Unito senza un accordo non avrebbe potuto beneficiare di una transizione.
La sconfitta, nonostante gli sforzi per rassicurare il Parlamento, pesa e non poco su Downing street e sulla Gran Bretagna, per cui si profila sempre più una Brexit incerta e ad alto rischio.