Cina. Il sistema di credito sociale

Cittadini buoni in "liste rosse", cittadini cattivi in "liste nere".

di Giuseppe Gagliano

Si tratta di un progetto a lungo termine del governo cinese che dovrebbe entrare formalmente in vigore nel 2020 e mira a “civilizzare” il popolo cinese attraverso sistemi di valutazione comportamentale. Queste valutazioni, in cifre o meno, portano a premi e penalità. I cattivi cittadini, considerati inaffidabili, possono essere iscritti in “liste nere”, una sorta di canali virtuali e privati ​​di alcuni diritti quali viaggiare all’estero, ricoprire incarichi pubblici, viaggiare in prima classe, iscrivere i propri figli in scuole private, ecc., mentre i buoni cittadini, iscritti in “liste rosse” vengono invece premiati e si concedono loro diritti speciali come la riduzione delle code in ospedale o la semplificazione delle procedure per ottenere visti per l’estero.
Curiosamente questo progetto è nato nel contesto dei negoziati per l’ingresso della Cina nel WTO. Le società americane ed europee che volevano conoscere meglio i loro partner cinesi prima di andare in Cina hanno chiesto un sistema per valutare la “qualità” delle aziende sulla base di un sistema di valutazione standardizzato.
Tuttavia il progetto in Cina ha assunto una dimensione molto diversa: non è più solo un mezzo economico per promuovere il regolare funzionamento del sistema finanziario, bensì ha come scopo quello di aumentare il livello di virtù del popolo cinese. È una sorta di formazione permanente per il buon comportamento, fornita dallo Stato a tutti i cittadini con tutti i mezzi. La svolta è avvenuta intorno al 2008: Pechino, al tempo della crisi finanziaria degli Stati Uniti, ha ritenuto che il proprio sistema fosse superiore a quello degli occidentali. Gli Stati Uniti non erano stati in grado di valutare correttamente i rischi associati ai mutui, mentre la Cina sarebbe in grado di mettere in atto un sistema molto più efficiente e coercitivo per convincere i cittadini a comportarsi bene. Oggi il padre di questo progetto, Lin Junyue, può proporre con orgoglio che il suo sistema venga esportato nei paesi che partecipano alle “Nuove Via della seta”.
Questo progetto non viene applicato oggi ovunque e si è preferita una certa flessibilità nella sua applicazione. Il progetto è stato quindi affidato alle autorità locali dal governo centrale, ed oggi ci sono 43 comuni pilota in cui il progetto è sviluppato secondo modalità, a volte molto diverse a seconda dei luoghi.
Se non cӏ dubbio che questo progetto, secondo i parametri giuridici e politici occidentali, sia da considerarsi funzionale al rafforzamento del sistema monopartitico cinese e alla proiezione di potenza economica cinese a livello globale.