Colella: l’Afghanistan, i talebani e una nuova primavera del terrorismo

“Dopo l’occupazione sovietica i seminaristi ebbero vita facile a imporre il loro regime”.

a cura di Gianluca Vivacqua –

Dai talebani ai talebani: dopo vent’anni di difficile transizione democratica sotto l’egida americana, in Afghanistan sembra di assistere a un film intitolato “Ritorno al passato”. L’unica differenza è che il primo regime talebano, iniziato nel ’96, era rimasto assai lontano dai riflettori internazionali fino al 2001, l’anno della demolizione dei Buddha di Bamiyan e poi dell’apocalittico 11 settembre. Nell’agosto dell’anno scorso, invece, la notizia dell’inopinato ritorno al potere degli studenti coranici non solo ha avuto la capacità di scuotere il mondo dall’incantesimo del monitoraggio pandemico, ma ha fatto anche sì, che, da quel momento, l’Afghanistan tornasse a essere un osservato speciale dell’Occidente come lo era stato dall’11 settembre 2001 fino allo scoppio della seconda guerra del Golfo, nel marzo 2003. Ma i talebani sono sempre quella solita banda di oscurantisti che nel Paese dell’oppio fece la rivoluzioncina in stile iraniano o c’è qualcosa di nuovo? Magari non abbiamo ancora capito tutto del pianeta-Taliban. E poi, possibile che gli americani, dopo due decadi di impegno diretto e continuato sul suolo afghano, non siano riusciti a realizzare quella “pace durevole” in nome della quale avevano rovesciato il regime del mullah Omar e dei suoi compagni? Su queste questioni chiediamo un amichevole parere a Roberto Colella, giornalista di Esteri inviato in zone di guerra dal Kosovo al Libano al Burundi. Gli appassionati dell’informazione geopolitica avranno sicuramente avuto già modo di leggerlo sul Fatto quotidiano, su Limes o sull’Huffington Post, solo per citare alcune delle testate a cui collabora.

– Colella, “filoamericanismo” è la formula giusta per definire la politica di Karzai?
Dopo essersi laureato sappiamo che Karzai ha vissuto in Pakistan e ha fornito successivamente assistenza ai Mujahideen. Molto probabilmente, secondo alcuni analisti proprio in quel periodo ha stretto legami con il governo americano. Fu allora che Karzai partecipò direttamente alle operazioni militari stringendo buoni legami con i Taliban fino al’arrivo di Osama Bin Laden. Nel 2001 partecipò alla liberazione di Kandahar sostenendo gli americani e l’anno dopo le Nazioni Unite gli proposero di guidare il governo provvisorio. Karzai ha guidato l’Afghanistan vincendo anche le elezioni del 2004 ma per molti ha migliorato la situazione economica, culturale e dell’istruzione essenzialmente solo nei confini di Kabul. Il Karzai “filoamericano” però dal 2008 ha cominciato a criticare la linea americana antiterroristica schierandosi a difesa della popolazione civile contro le operazioni militari a stelle e strisce sul suolo afghano. Non solo si è anche schierato contro i Taliban ritenendoli la causa dell’instabilità politica duratura dell’Afghanistan“.

– A conti fatti, l’Iraq, dopo Saddam Hussein, è caduto nel rischio di “balcanizzarsi” (cioè di smembrarsi nella sua stessa integrità territoriale per l’azione dell’Isis), l’Afghanistan invece dopo i talebani aveva finito per “libanizzarsi” (cioè per essere costantemente sotto scacco terroristico). Qual è il prezzo della nuova stabilità garantita dal ritorno dei talebani?  
I Taliban sono emersi per la prima volta negli anni ’90. L’Afghanistan era recentemente uscito da un’occupazione sovietica durata dieci anni. Quindi, quando i talebani hanno preso il potere per la prima volta imporre misure draconiane è stato molto più facile di oggi dopo anni di presenza occidentale. D’altra parte però le frange estremiste all’interno dei Taliban vogliono un ritorno a politiche simili a quelle attuate dal regime degli anni ’90. È importante ricordare che i Taliban non sono un’entità omogenea, ma sono suddivisi in scuole di pensiero più o meno estreme. Infine Kabul è molto diversa dalle zone rurali e anche da città come Herat, Kandahar, Kunduz e Jalalabad. Potrebbero esserci comandanti locali e combattenti locali che implementano le loro versioni radicali della sharia senza la guida di Kabul. Nell’Afghanistan controllato dai Taliban, gruppi radicali come al-Qaeda stanno già assistendo a una nuova rinascita. La competizione tra i vari gruppi islamisti sarà un bel banco di prova per i Taliban. L’assistenza internazionale con i servizi educativi e sanitari sarà fondamentale. Ciò ridurrà il numero di persone spinte dalla povertà all’estremismo e attratte da gruppi terroristici che cercano uno scopo nella vita e assistenza monetaria“.

– Il secondo regime talebano è più amico o più nemico degli Usa?
I Taliban e gli Usa amici o nemici? Durante l’evacuazione delle truppe Usa dall’Afghanistan americani e talebani hanno collaborato. La loro “amicizia” al momento è garantita da un comune nemico e cioè l’ISIS-K. Dopotutto l’ISIS-K ha ucciso già diversi americani. Sebbene i Taliban non abbiano onorato molte delle promesse fatte con l’accordo firmato a Doha nel 2020 con l’amministrazione Trump, hanno accelerato l’uscita dal Paese dei marines senza ulteriori attacchi. L’ISIS invece non è vincolato da tali accordi. Insomma se l’ISIS-K è considerato come una minaccia internazionale in corso, e i talebani hanno certamente interesse a presentarlo come tale, non è difficile immaginare una relazione di intelligence in corso tra Washington e i nuovi governanti a Kabul“.