Colombia. Falsi positivi: un nuovo passo avanti per fare giustizia

di Gabriel De Gaetano –

Questa settimana il generale maggiore Édgar Alberto Rodríguez Sánchez, direttore del Comando di educazione e dottrina dell’Esercito Nazionale colombiano, e Marcos Evangelista Pinto Lizarazo, comandante della seconda divisione dell’Esercito, sono stati chiamati a render conto della propria versione dei fatti davanti al tribunale di Giurisdizione Speciale per la pace (JEP, Jurisdicción Especial para la Paz) per quanto riguarda l’oscura tragedia legata allo scandalo dei “falsi positivi”. Gli imputati infatti sarebbero collegati all’omicidio di oltre 30 vittime nel dipartimento di Huila tra il 2006 e il 2009.
Un nuovo passo per far luce su una delle più oscure vicende della storia recente colombiana. Lo scandalo dei “falsi positivi” riguarda un numero altissimo di esecuzioni extragiudiziali avvenute negli anni che vanno dal 2002 al 2008, le vittime venivano registrate come guerriglieri caduti in combattimento dagli ufficiali dell’esercito, sebbene si trattasse di civili. In questo modo gli ufficiali aumentavano i propri risultati militari al fine di ottenere benefici economici e progressioni di carriera. La notizia fece così tanto scalpore che arrivò presto sui tavoli delle maggiori organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani, in particolare la Corte Interamericana per i diritti umani che ha condannato lo Stato colombiano per esecuzioni extragiudiziali nel 2019. Molte critiche vengono mosse al modus operandi dell’ex presidente Alvaro Uribe per aver dato inizio alle politiche di sicurezza democratica, con l’obiettivo di colpire proprio i gruppi guerriglieri paramilitari.
La giurisdizione per la Pace costituita nel 2017 non ha mai smesso di lavorare sull’oscura vicenda, segnalando in un primo momento che il numero delle vittime risultava decisamente più alto (6402 casi) rispetto a quello riportato dalla Procura generale (1782 vittime). Nelle ultime settimane la giurisdizione per la Pace ha appurato alcuni legami tra circa 28 vittime ed il generale Pinto, sia per via della confessione di alcuni militari coinvolti nel processo, sia per alcuni elementi emersi nelle indagini dell’organizzazione internazionale Humans Rights Watch. Il generale era già noto per aver chiesto la cancellazione di un murales realizzato a Bogotà che recitava “Chi ha dato l’ordine?” (“Quién dio la orden?”), dove era raffigurato insieme ad altri. Allo stesso modo è stato citato in giudizio il generale Édgar Alberto Rodríguez Sánchez, per presunte esecuzioni extragiudiziali effettuate nel periodo che va da giugno 2006 a dicembre 2007, quando era comandante del Battaglione di Fanteria num.27 “Magdalena”.
Sebbene la Colombia sia stata aspramente criticata dall’ONU e dalla comunità internazionale per l’alto tasso d’impunità registrato nei confronti dei colpevoli di questa vicenda, la Giurisdizione Speciale per la Pace ha ascoltato fino ad oggi 10 generali dell’Esercito maggiore, i quali dovranno assumersi le proprie responsabilità e fare chiarezza nel corso del processo, pena la detenzione fino a 20 anni. L’accertamento della verità potrebbe rappresentare un segnale di riscatto per il paese, troppo spesso martoriato dai conflitti interni e dalla corruzione dilagante.