Croazia. Caos politico in attesa del voto autunnale

di Valentino De Bernardis –

oreskovicNel mezzo delle valutazioni politico-economiche seguenti la decisione del Regno Unito, e le elezioni anticipate in Spagna, c’è un altro paese in Europa che sta vivendo un periodo di forte instabilità politica, sottovalutata erroneamente da troppi attori internazionale: la Croazia.
Il voto di sfiducia contro il primo ministro Tim Oreskovic dello scorso 16 giugno (126 voti su 151), con il quasi certo ritorno ad elezioni anticipate nel 2016, non ha solamente rappresentato un caso unico nella storia del paese balcanico, ma anche dato il via ad una serie di resa dei conti tra Unione Democratica Croata (HDZ) e MOST, i due partiti chiave della coalizione al potere.
Nell’immediato a farne le spese maggiori sono stati i membri dell’HDZ travolti da una serie di scandali che hanno portato alle dimissioni del proprio presidente Tomislav Karamarko, anche primo vicepremier del gabinetto uscente, dalla testa del partito, lasciando il primo partito di maggioranza relativa in parlamento senza una guida. Una disfatta che direttamente si sta ripercuotendo sulla popolarità del HDZ arretrato negli ultimi sondaggi (CRO Demoskop e Promocija plus) a favore dei socialdemocratici dell’ex primo ministro Zoran Milanovic.
Questo vuol dire che siamo in prossimità di una nuova alternanza di governo? Sebbene tutto lo lascia presagire, è ancora presto per poterlo dire senza timore di essere smentiti dalle urne il prossimo autunno. Determinante sarà il risultato elettorale dei partiti ufficialmente non allineati ai conservatori e ai socialdemocratici, come ha dimostrato l’esempio di MOST nella scorsa tornata elettorale, loro rappresenteranno il vero ago della bilancia per la formazione del prossimo esecutivo e quindi, dato il momento di profonda debolezza istituzionale croata, per le sorti del paese stesso. A tal proposito sarà interessante attendere la prestazione di MOST alle urne dopo cinque mesi di governo, che ha lasciato sul campo molti, se non troppi, delusi dalle strategie politiche adottate dal suo leader Bozo Petrov, dalla decisione di prendere parte ad un governo di coalizione, a quella di unirsi con i conservatori in una avventura di governo nata con la consapevolezza che non sarebbe durata fino alla sua scadenza naturale. Una insoddisfazione tradotta in una copiosa emorragia di parlamentari (il gruppo parlamentare in pochi mesi è passato da 19 rappresentanti a 12) e di voti. In attesa dell’ufficiale scioglimento della Camera, prevista nella sessione del 15 luglio, e della convocazione delle elezioni generali per la prima quindicina di settembre, rimangono i problemi cronici di un paese, ormai da troppi anni strozzato da una crisi economica, nonostante sia riuscito ad uscire dal pantano della recessione, più per effetto traino della flebile ripresa economica globale che per meriti propri.
Se qui terminano i fatti, bisogna però obbligatoriamente fare delle valutazioni sui possibili scenari futuri, e tracciare quali sono i bisogni primari del paese per poter alzare la testa. Zagabria necessità entro brevissimo tempo della stabilità politica che la caratterizzava in passato. Un governo sorretto da una solida maggioranza numerica parlamentare e da una chiara unità di intenti è tutto ciò di cui la Croazia ha bisogno. Precondizioni necessarie per non giungere a continue intese al ribasso e stallo dell’attività parlamentare, come accaduto al governo Oreskovic nei pochi mesi del suo mandato. Possono essere i socialdemocratici a portarsi sulle spalle un tale fardello? Difficile da dirlo, la precedente esperienza alla testa del paese di Milanovic (2011-2015) escludendo il successo dell’adesione del paese all’Unione Europea (luglio 2013), è stato contraddistinto da un forte immobilismo e dalla procrastinazione delle decisioni più importanti per risanare i conti pubblici.
Ad ogni modo, chiunque esca vincitore dalla competizione elettorale di autunno, senza alcun ulteriore ritardo sarà obbligato a risolvere almeno uno dei tre dossier più delicati dell’apparato politico-economico croato, cioè la privatizzazione delle aziende pubbliche, la riforma del sistema pensionistico e del sistema sanitario.
Nel frattempo, è notizia di oggi che nella notte tra sabato e domenica il maltempo ha causato l’inondazione della casa natale di Tito… che sia un presagio per il futuro croato?

@debernardisv
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