Etiopia. Abiy Ahmed Ali determinato a schiacciare i ribelli tigrini a Macallé

di Guido Keller

Le forze del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tplf) hanno respinto l’ultimatum del presidente etiope Abiy Ahmed Ali, il quale aveva dato loro 72 ore per arrendersi senza condizioni altrimenti avrebbe marciato sulla loro capitale Macallé.
I militari regolari hanno già posizionato l’artiglieria attorno alla capitale dei Tigré Macallé, città di mezzo milione di abitanti, e Abiy Ahmed Ali ha scritto in un messaggio nel quale si legge che “siete sul punto di non ritorno, arrendetevi pacificamente: il vostro viaggio di distruzione è arrivato alla fine”.
Alla base dello scontro tra i ribelli del Tigrè e il governo centrale di Addis Abeba vi sarebbe la decisione del premier Abiy Ahmed Ali di posticipare le elezioni presidenziali e legislative del 2021 a causa della pandemia da coronavirus, una mossa ritenuta incostituzionale dai tigrini: questi hanno governato il paese per oltre trent’anni, spesso in contrasto con altre etnie tra cui quella dell’attuale premier Abiy Ahmed Ali, gli oromo. I tigrini sono circa il 6% per 103 milioni di abitanti, mentre il primo ministro Ali è esponente dell’etnia oromo.
Il 4 novembre i tigrini hanno attaccato con missili e artiglieria obiettivi dell’esercito regolare ma anche civili nel probabile tentativo di un colpo di mano, come pure hanno fatto cadere missili sulla capitale eritrea Asmara da dove partivano i raid aerei etiopi, essendo gli aeroporti vicini al Tigré distrutti dai ribelli.
All’ultimato di Ali il leader del Tigrè, Debretsion Gebremichael, ha risposto che “siamo persone di principio, non arretreremo di un millimetro”, ma le poche informazioni che filtrano dal conflitto parlano di centinaia i morti e di decine di migliaia di civili in fuga verso il Sudan e le regioni limitrofe. L’Unhcr è riuscita a concordare con il governo di Addis Abeba la creazione i corridori umanitari per consentire a circa 100mila sfollati di uscire indenni dalla sacca. Ali tra l’altro è stato insignito del Premio Nobel per la Pace per via della pacificazione con la confinante Eritrea avvenuta lo scorso anno, quando decise di sottoscrivere gli accordi di Algeri cedendo alcuni territori contesi e mettendo fine ad una guerra durata oltre vent’anni.
La crisi del Tigré al momento appare contenuta, ma permane il rischio che l’intera regione del Corno d’Africa si infiammi, dal momento che i rapporti tra Etiopia ed Egitto sono in crisi a causa della costruzione sul Nilo Blu della Grande diga della Renaissance, che proverebbe di importanti risorse idriche sia una parte dell’Egitto che del Sudan; i rapporti sono da sempre complicati anche con la Somalia: in diversi paesi avrebbero convenienza a sostenere i tigrini contro il governo della capitale Addis Abeba.
Ignorati fino ad ora gli appelli dell’Onu e dell’Unione Africana al cessate-il-fuoco.

Debretsion Gebremichael.