Hong Kong. Carrie Lam cerca il dialogo e ritira la legge sull’estradizione

Notizie Geopolitiche

La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam (alias anglofono di Cheng Yuet-ngor) ha dichiarato oggi, dopo settimane di accesissime proteste, scioperi, arresti e scontri, definitivamente annullata la proposta di legge che prevedeva la possibilità di estradare nella Cina continentale gli individui in attesa di giudizio per essere lì processati.
Se approvata, la legge si sarebbe tradotta in un ulteriore colpo all’autonomia speciale di cui gode l’ex colonia britannica, un’erosione di quel “un paese, due sistemi” lenta ma in atto, si pensi all’introduzione nel 2017 da parte del Comitato permanente del Congresso del Popolo nazionale (Npc) di un meccanismo elettorale che prevede per l’elezione del capo del governo di Hong Kong la scelta fra due o tre candidati ricavati da una rosa di nomi approvati da Pechino, ovvero “patriottici”.
Forte dell’approvazione di Pechino, Carrie Lam si è invece dimostrata fredda circa le altre istanze degli oppositori (vi sono state manifestazioni con due milioni di persone in corteo in un solo giorno), tra cui rifiuto di dimettersi e di concedere l’amnistia per i manifestanti arrestati. Ha invece garantito un’indagine sull’operato della polizia con esperti provenienti da fuori e quindi teoricamente obiettivi, in quanto gli agenti sono accusati di aver usato la mano pesante e persino di aver tratto agli arresti semplici passanti,.
Troppo poco per i manifestanti, che hanno già annunciato nuove proteste, mentre a festeggiare è stata la borsa, in netto rialzo.
Divenuta colonia britannica dopo la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842), Hong Kong si espanse nel 1898 fino a comprendere il perimetro della penisola di Kowloon. In base ai trattati sarebbe rimasta britannica per 99 anni, com’è stato.
Amministrata come provincia speciale, è sede di uno dei principali centri finanziari internazionali. Conta 7 mln e mezzo di abitanti.