Il Messico deve temere la svalutazione dello yuan cinese?

di Marco Dell’Aguzzo –

messico pesosTra l’11 e il 13 agosto la banca centrale della Cina ha svalutato tre volte lo yuan, la moneta nazionale: la prima volta dell’1,9%; la seconda di un ulteriore 1,6%; la terza di un altro 1%. La tripla manovra, tanto rapida quanto inattesa, ha sorpreso e spaventato allo stesso tempo. Si teme che l’economia cinese possa essere entrata in un periodo di crisi, e che questa situazione possa quindi ripercuotersi sui tanti paesi collegati a questo gigante d’Asia.
Ma quali sono le motivazioni cinesi? Più che a sostenere l’export in crisi (negativo nel mese di luglio), la svalutazione dello yuan – come analizza Simone Pieranni sul “manifesto” del 13 agosto, che cito – “sarebbe invece il risultato di riforme che mirano a rendere la valuta cinese più orientata al mercato”. O almeno questo è quanto comunicato dal governo. La Cina mirerebbe quindi a portare la sua moneta tra le grandi valute globali (dollaro, sterlina, euro, yen) e ad aprirsi all’economia di mercato (l’intervento statale nel mercato finanziario cinese è infatti ancora molto forte).
Il Fondo monetario internazionale ha salutato con favore le manovre cinesi, e Pechino ostenta sicurezza e parole rassicuranti. Chi anche si è mostrato tranquillo è José Oriol Bosch, direttore della Borsa messicana (BMV), che ha previsto una buona crescita per il paese nel 2016 e ha escluso qualsiasi seria ripercussione della strategia cinese sull’economia del Messico. Nonostante Oriol Bosch riconosca che la Cina rivaleggi con il Messico per il primato nel mercato delle esportazioni verso gli Stati Uniti d’America, “l’impatto reale” – ha detto – “lo avranno altri paesi. Se guardiamo all’America Latina, l’impatto lo avvertirà il Brasile, l’Argentina, il Venezuela, il Cile, il Perù, che sono paesi che esportano prevalentemente in Cina”.
La grandissima maggioranza dell’export messicano viene riversato nel mercato statunitense. Gli Stati Uniti sono, ad esempio, i primi importatori mondiali di peperoncini (chili), coltivati in Messico soprattutto negli stati di Sinaloa e Chihuahua. È curioso notare, in questo senso, come, nonostante il peperoncino sia un prodotto intimamente messicano (nonché un ingrediente tipico della cucina locale), circa il 50% del chili verde venduto in Messico provenga dalla Cina.
Intanto, il peso pare non goda di ottima salute. Il 14 agosto la valuta messicana ha toccato un nuovo minimo storico: 16,80 pesos per un dollaro; dodici centesimi in più rispetto al giorno precedente.

Twitter: @marcodellaguzzo