Israele. Palestinese uccide due israeliani, l’esercito parla di ‘terrorismo’. Due morti alla “Marcia del ritorno”

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Un uomo palestinese, identificato come un giovane di 23 anni che avrebbe perso il proprio lavoro, ha ucciso dopo averli legati un uomo e una donna israeliani in una fabbrica, mentre una terza vittima, una donna di 53 anni, è rimasta ferita.
Il fatto è avvenuto nella cittadina di Barkan, in Cisgiordania e l’omicida, definito come “molto pericoloso”, si è dato alla fuga ed ora è ricercato dall’esercito.
Le autorità israeliane infatti parlano di “azione terroristica”, ed anche la Jihad islamica ha fatto sapere che “E’ un nuovo capitolo nella nostra resistenza in Cisgiordania” e che si tratta di “una reazione naturale ai crimini commessi dalla occupazione israeliana a Gaza, alla moschea al-Aqsa di Gerusalemme e a Khan al-Ahmar”, il villaggio beduino sgomberato nei giorni scorsi per fare posto a nuovi insediamenti e dove si trova la “scuola di gomme” costruita da un’onlus italiana, che ora rischia di essere demolita.
Ammonta invece a due morti, tra cui un bambino di 12 anni, il bilancio delle vittime degli scontri di venerdì al confine di Gaza per quella che era la Marcia del ritorno, indetta settimanalmente per protestare contro la chiusura completa della Striscia popolata da 1,650 milioni di persone.
Alla manifestazione hanno preso parte 20mila persone ed in una decina hanno sfondato i reticolati e lanciato bottiglie molotov (l’esercito israeliano parla di bombe a mano), azione alla quale ha risposto l’aviazione israeliana colpendo due obiettivi nella Striscia.
Da mesi ogni venerdì alcune migliaia di persone si recano nei pressi delle barriere di filo spinato dove da una parte volano slogan e bottiglie molotov e dall’altra proiettili, il tutto sotto il fumo nero dei copertoni incendiati per offuscare il tiro ai cecchini dell’esercito.