Kirghizistan. In arrivo le riforme costituzionali. Ma permane il caos politico a seguito delle proteste

di Alberto Galvi –

Il 4 ottobre 2020 si sono svolte le elezioni parlamentari in Kirghizistan, annullate poi dalla BSHK (Kyrgyzstan’s Central Election Commission) il 6 ottobre. I risultati delle elezioni hanno acceso le proteste nel Paese, dove l’opposizione ha accusato il governo in carica di massicce violazioni, mentre la questione è stata attivamente discussa dai cittadini kirghisi sui social media. Quando le proteste si sono diffuse, alcuni influenti ex politici kirghisi detenuti in prigione sono stati rilasciati dai manifestanti.
Tra questi è stato liberato l’ex presidente del Kirghizistan Almazbek Atambayev, che stava scontando una condanna a 11 anni per corruzione. Tuttavia sono passati solo pochi giorni prima che fosse nuovamente arrestato per aver organizzato proteste di massa. 
Lo stesso giorno dopo le dimissioni del presidente Sooronbay Jeenbekov i manifestanti hanno liberato il 6 ottobre scorso Sadyr Japarov, arrestato nel 2017 e condannato durante le rivolte del 2013 per il rapimento di un pubblico ufficiale; dopo aver organizzato proteste di massa è stato l’unico politico rimasto libero dall’inizio della crisi politica e che ha potuto parlare apertamente ai manifestanti. 
Secondo la legge, le elezioni anticipate devono essere tenute entro tre mesi dalle dimissioni del presidente. Nel frattempo i legislatori hanno eletto Sadyr Japarov come nuovo primo ministro e gli hanno consegnato i poteri presidenziali il 16 ottobre.
Japarov non può prendere parte alle elezioni in quanto l’attuale legislazione non consente ai presidenti in carica di candidarsi, ma ha annunciato che si sarebbe dimesso da presidente ad interim e primo ministro all’inizio di dicembre per candidarsi alla presidenza. 
Il neo presidente ad interim ha già promesso alla comunità internazionale di dimostrare che può essere un leader responsabile e affidabile e in grado di introdurre una serie di riforme volte a ridurre la corruzione, aumentare la trasparenza degli organi giudiziari e sciogliere istituzioni statali non necessarie.
La situazione politica attuale in Kirghizistan ha portato a tentare l’adozione di una nuova legge elettorale con una ridotta soglia elettorale per entrare in parlamento, nonché una revisione costituzionale riguardanti la possibilità per Jarapov di essere candidato nelle nuove elezioni. 
Lo scorso 21 ottobre la BSHK ha indicato il 20 dicembre la data per ripetere le elezioni parlamentari, ma il giorno successivo il parlamento ha annullato la decisione della BSHK.
La votazione è stata rimandata fino a poco prima del giugno 2021 per consentire le riforme costituzionali. Il parlamento provvisorio del Kirghizistan non ha la legittimità di avviare emendamenti costituzionali di questa portata.
Il ruolo di questo parlamento uscente non è di proporre emendamenti costituzionali, ma di assolvere le funzioni correnti. Dopo che le elezioni si saranno svolte e un nuovo parlamento avrà prestato giuramento, il parlamento del Kirghizistan potrà proporre riforme costituzionali.
Nonostante ciò, un’altra decisione presa dal parlamento il 22 ottobre scorso è stata quella delle riforme costituzionali che avrebbero dovuto essere attuate entro il 10 gennaio 2021. I cambiamenti riguardano l’indebolendo del parlamento, concentrando il potere nelle mani del presidente. Altre riforme riguardano la proibizione dei diritti fondamentali di espressione, riunione e associazione come quella della pubblicazione dei media elettronici e della presentazione degli spettacoli pubblici tradizionali.
Il problema è che non c’è abbastanza tempo da qui al 10 gennaio prossimo per eseguire l’intero iter legislativo costituzionale, che porterebbe la popolazione a votare per i referendum costituzionali. Quindi si posticiperanno le riforme costituzionali, con le elezioni parlamentari programmate prima di giugno dopo i referendum costituzionali che seguono le elezioni presidenziali del 10 gennaio 2021.