Kuwait. L’emiro ha nominato un nuovo governo formato da 15 ministri

di Alberto Galvi

l’emiro del Kuwait ha formato un nuovo gabinetto nominando 15 ministri che dovranno affrontare una serie di difficoltà politiche e finanziarie. Nelle ultime settimane l’emiro Nawaf al-Ahmad al-Jaber al-Sabah ha approvato il governo nonostante avesse consegnato la maggior parte dei doveri costituzionali a novembre al principe ereditario, che ha emesso il decreto sulla formazione del nuovo governo.
Il Kuwait ha messo al bando i partiti politici, ma ha conferito all’Assemblea nazionale più potere tra cui l’approvazione e il blocco delle leggi. Con la nomina del governo, l’emiro ha concesso l’amnistia ai membri dell’opposizione autoesiliata.
L’Assemblea nazionale ha 65 seggi. 50 membri sono eletti, mentre gli altri 15 membri sono i ministri di gabinetto nominati dall’emiro. I membri durano in carica 4 anni. L’organo legislativo può inoltre interrogare i ministri e presentare voti di sfiducia contro alti funzionari del governo.
Tra i nuovi ministri c’è quello delle Finanze, e tre parlamentari dell’opposizione hanno ricevuto i ministeri dell’Informazione, degli Affari sociali e degli Affari dell’Assemblea nazionale. Gli altri ministeri rinnovati sono Affari interni, Commercio e Industria, Giustizia, Lavori pubblici e Salute.
Sono rimasti nelle loro posizioni i ministri degli Affari esteri, del Petrolio, dell’Istruzione, della Difesa e dell’Awqaf e degli Affari Islamici. Infine come ministro di Stato per gli affari comunali c’è una donna, Rana Abd Allah Abd al-Rahman al-Faris.
Il nuovo gabinetto del primo ministro Sabah al-Khaled al-Hamad al-Sabah è il terzo dal gennaio 2021, dopo che i precedenti governi si sono dimessi a causa dello stallo delle riforme strutturali e fiscali, inclusa una legge sul debito per attingere ai mercati internazionali.
La disputa ha ritardato la revisione del sistema di welfare del Kuwait e ha impedito allo sceicco di contrarre debiti, lasciandolo con poco nelle sue casse per pagare gli stipendi gonfiati del settore pubblico. I controlli complicati e le politiche incerte in materia di licenze industriali, di commercio, di lavoro e di finanza continuano ad ostacolare gli investimenti stranieri.