di Shorsh Surme –
Una comunità internazionale non è fondata sulla teoria o sulla pratica quando applicata alle relazioni internazionali. Le principali teorie sulle relazioni internazionali non attribuiscono alcun significato a tale concetto. Il realismo si concentra sugli Stati come attori chiave nella sfera internazionale. Secondo questa teoria, gli stati creano istituzioni internazionali per promuovere e realizzare i propri interessi. I realisti sanno che queste istituzioni non possono esistere senza il sostegno degli Stati che le hanno istituite. Sotto questa lente, una comunità a livello internazionale è inesistente.
A differenza del realismo, il liberalismo guarda più favorevolmente alle istituzioni internazionali e le considera attori rilevanti sulla scena globale. I teorici del liberalismo sono più ottimisti riguardo alla cooperazione internazionale, ma alla fine non esiste una comunità internazionale su cui fare affidamento.
Il costruttivismo come teoria si concentra su idee, valori e identità e su come questi modellano il comportamento degli attori nella politica internazionale. Forse il costruttivismo si avvicina di più all’accettazione della nozione di comunità nelle relazioni internazionali. Gli scienziati politici Emanuel Adler e Michael Barnett hanno scritto sull’esistenza di comunità di sicurezza mentre HedleyBull ha elaborato la presenza di una società internazionale. Tuttavia, anche questa teoria non rende conto direttamente dell’esistenza di una comunità internazionale, tanto meno la considera un attore a cui un gruppo o un partito possono fare appello.
Anche la nozione di comunità internazionale è problematica a causa della sua strumentalizzazione e imprecisione. Quando strumentalizzato, il termine comunità internazionale viene utilizzato tatticamente per sostenere una determinata posizione politica e fornirle un imprimatur universalista. In altre parole, i leader politici confezionano i loro interessi nazionali e li presentano come allineati con la posizione della comunità globale per promuovere i loro obiettivi politici.
Se utilizzata in modo impreciso, di proposito o meno, la nozione di comunità internazionale è un veicolo conveniente per evitare di attribuire una colpa specifica per un’azione o un misfatto. Ad esempio, l’affermazione secondo cui “la comunità internazionale non ha fermato il genocidio in Ruanda” non riesce a puntare il dito su di chi sia esattamente la colpa delle atrocità del 1994. La colpa è dell’ONU? Tutti gli stati membri delle Nazioni Unite? Stati membri delle Nazioni Unite con capacità militari? Ciò include la Francia? Qui l’imprecisione serve ad assumere una posizione apparentemente di principio senza offendere nessun attore.
È anche possibile che gli appelli alla comunità internazionale possano essere il risultato di un’incapacità di comprendere le sottigliezze di come funzionano le relazioni internazionali. Per più di due decenni, diverse ONG in Bosnia e nei Balcani hanno chiesto alla comunità internazionale di contribuire alla costruzione dello Stato nel dopoguerra. Facendo appello a una comunità globale immaginaria, queste ONG non sono riuscite a cogliere le differenze nei mandati, negli interessi e negli obiettivi della moltitudine di attori internazionali presenti nella regione.
La comunità internazionale resta un concetto astratto e forse un attore ideale, ma non certo un attore specifico a cui rivolgere gli appelli. Le suppliche a detta comunità sono strumenti retorici che non producono alcun risultato tangibile. Questa retorica fornisce un falso senso di speranza che i leader politici nazionali abbiano fatto la loro parte nel cercare di mobilitare il sostegno internazionale.