È in corso da questa mattina un nuovo attacco delle forze armate dell’Azerbaigian contro la Repubblica armena del Nagorno Karabakh Artsakh.
Ancora una volta il regime autocratico di Aliyev sceglie la strada delle bombe invece dei colloqui di pace.
Dopo aver accumulato nei giorni scorsi armi e soldati ai confini del NK e dell’Armenia, dopo aver ripetuto fake news riguardo a presunte provocazioni armene, questa mattina l’artiglieria e i droni azeri hanno cominciato a bombardare la capitale Stepanakert e i villaggi limitrofi.
Dalle notizie che giungono risultano tra le vittime molti bambini feriti dalle esplosioni e portati in ospedale.
Si tratta della operazione finale che giunge dopo nove mesi di blocco imposto alla popolazione rimasta senza cibo, medicine, carburante e beni di prima necessità.
L’Azerbaigian ha anche annunciato la creazione di corridoi umanitari per l’evacuazione della popolazione dalle zone pericolose del Nagorno Karabakh, un modo per “cacciare” gli armeni da quella terra che è stata da sempre quella dei loro avi.
Le comunità armene denunciano questo nuovo criminale atto di guerra e rimangono in attesa che le istituzioni internazionali agiscano immediatamente per condannare questa aggressione militare e impongano sanzioni al guerrafondaio dittatore azero.
Ci rivolgiamo al parlamento e al governo italiano (che in questi mesi è rimasto silente di fronte alla crisi umanitaria causata dal blocco della regione) affinché intervenga con urgenza a sostegno della popolazione e condanni l’ennesima guerra scatenata dall’Azerbaigian.
Questo nuovo atto di guerra è il frutto di una politica internazionale che ha tollerato negli ultimi anni la criminale attività del dittatore azero arrivando a definirlo “partner affidabile“, lanciando appelli a generici percorsi di pace mentre l’Azerbaigian affamava la popolazione del Nagorno Karabakh e invadeva centinaia di chilometri quadrati del territorio della Repubblica di Armenia.
Ancora una volta la popolazione armena è vittima dei giochi di potere internazionale.
Non vi è altra soluzione se non quella di garantire il diritto all’autodeterminazione del popolo armeno dell’Artsakh essendo fin troppo evidente che lo stesso non potrà mai vivere all’interno dei confini di una dittatura armenofoba come quella azera.
Non bastano parole di condanna è tempo di agire senza esitazione. La vita di 120 mila persone sono in pericolo il loro destino dipende dalle nostre azioni. Interessi economici non possono calpestare i diritti di ogni essere umano a vivere, e vivere in libertà.
Consiglio per la comunità armena di Roma.