Le Cantine Ferrari e l’Arte di Vivere Italiana intervista ad Alessandro Lunelli

di Angelo Fasulo

Racchiudere i profumi e i sapori di un territorio in una bottiglia è la continua sfida della Cantine Ferrari, che oggi rappresenta il Trento Doc e il Made in Italy nel mondo. Oggi ne parliamo con Alessandro Lunelli, proprietario e Operations Director delle Cantine Ferrari.

-Una bottiglia di Ferrari è un prodotto di eccellenza, che rappresenta il Trentino ma anche il Made in Italy nel mondo. Qual è la caratteristica principale che porta un consumatore a scegliere Ferrari?                                            Aprire una bottiglia di Ferrari, storicamente ha sempre rappresentato un momento di festa, fin dalla sua fondazione nel 1902 da parte di Giulio Ferrari. Ma negli ultimi anni c’è stato un cambiamento che ha reso le bollicine protagoniste dell’Arte di Vivere Italiana, idea racchiusa nella mission delle Cantine Ferrari.Un Arte di Vivere Italiana che è il fattore  principale che porta ad un consumatore a scegliere una bottiglia di Ferrari, che racchiude in essa un Trento Doc di grande qualità, ma anche i profumi del Trentino. Infatti, spesso, anche in giro per il mondo, durante le degustazioni il nostro Trento Doc viene abbinato ai piatti tipicamente italiani.

-Quale strategia state mettendo in campo per aumentare la produzione nel lungo periodo?                         Le Cantine Ferrari si approvvigionano delle materie prima in due modalità: la prima dai terreni di nostra proprietà che oggi rappresentano il 20% delle campagne trentine, dove l’uva viene coltivata con il metodo biologico, la seconda mediante gli oltre 600 conferenti che da generazioni portano le proprie uve. Conferenti che negli ultimi anni sono in crescita, ai quali però chiediamo di avere un’agricoltura biologica o di sottoscrivere un protocollo di viticoltura salubre e sostenibile creato dai noi per poter mantenere alti gli standard delle nostre materie prime. Ma l’aumento di conferenti diretti non è l’unica strategia, stiamo anche aumentando gli impianti vitati situati principalmente in quote elevate per avere una maggior qualità a fronte di una diminuzione delle rese. Queste strategie ci permetteranno di poter soddisfare la forte crescita della domanda degli ultimi anni per i prodotti di alto di gamma come le riserve e i millesimati.

-Qual è il contributo che un’azienda come Cantine Ferrari porta all’interno degli enti territoriali come il Trento Doc?
La nostra presenza all’interno di un ente territoriale come il Trento Doc è un senso di responsabilità in primis nella promozione del nostro Trentino e in secundis nella alta qualità che il marchio rappresenta.

-Quest’anno molti eventi, come il Vinitaly, sono stati annullati causa emergenza Covid-19, quali strategia avete messo in campo?
La prima strategia messa in campo è quello della realizzazione di eventi, conferenze e degustazioni online, che ci hanno permesso di far conoscere le etichette delle nostre Cantine attraverso gli strumenti digitali, sia a critici che ad appassionati di vino.

-I vostri mercati di riferimento e i canali di distribuzione stanno subendo dei cambiamenti?                               Attualmente i nostri mercati di rifermento restano invariati, consolidando la presenza nel mercato americano, europeo e dell’Asia orientale. Mentre abbiamo notato un cambiamento nella modalità di vendita: riscontrando una forte crescita nelle vendite online e nella grande distribuzione e un calo, visto le restrizioni sociali, nella ristorazione.

-Una caratterista delle Cantine Ferrari è quella di aver un management eccellente, come si riesce a svincolarsi dal nepotismo?
Dieci anni fa, abbiamo sottoscritto dei patti di Famiglia, che regolamentano diritti e doveri fra impresa e famiglia, e quei doveri hanno generato dei requisiti minimi che ogni membro della terza generazione deve rispettare per poter lavorare in azienda. Ad esempio, un prerequisito fondamentale è la laurea, oltre a esperienze di alto rilievo in media/grandi impresa, alla conoscenza delle lingue e all’aver vissuto all’estero per almeno un anno. Questo permette di avere dei soci/manager con esperienza e abituati a lavorare in contesti strutturati e complessi, fattori che a loro volta ci permettono di attrarre manager esterni altamente qualificati.