L’importanza geostrategica di Gibuti

di Daniele Garofalo

Il paese del Corno d’Africa è posto di fronte lo stretto di Bab-el-Mandeb, che separa il Golfo di Aden dal Mar Rosso, ove transitano le rotte di petroliere e mercantili che dal canale di Suez accedono all’oceano Indiano. Ciò l’ha reso uno Stato di notevole valore strategico per il commercio internazionale e nell’ambito delle industrie navali, oltre che luogo privilegiato per l’installazione di basi militari straniere.

Uno Stato piccolo ma strategico.
La posizione geografica di Gibuti lo rende un punto operativo fondamentale e d’interesse strategico globale, che gli attribuisce notevole importanza geopolitica e geostrategica, con numerosi attori internazionali già presenti nel paese o interessati ad accedervi. Il paese si affaccia sugli Stati petroliferi della penisola arabica, una delle zone in cui si giocano gli equilibri geopolitici mondiali. Tramite lo stretto di Bab-el-Mandeb transita circa il 40% dei traffici marittimi mondiali e la metà dell’import energetico cinese. Bab-el-Mandeb è uno stretto fondamentale, così come quelli di Hormuz e delle Molucche, attraverso cui le rotte mercantili sono obbligate a transitare per accedere all’oceano Indiano. I chokepoint marittimi canalizzano un notevole interesse geostrategico ed economico poiché sono il cuore dell’economia globale, con lo stretto di Bab-el-Mandeb, in particolare, che continua a essere un transito obbligato per il trasporto del greggio e il gas del Golfo Persico, della materia prime africane e per le navi che trasportano beni di varia natura, da e per i mercati asiatici ed europei, per un valore stimato di 700 miliardi di dollari annui. Grazie alla sua posizione strategica, lo Stato gibutiano è divenuto quindi negli ultimi anni un sempre più importante centro e scalo di traffici commerciali. Le principali attività di transito commerciale sono svolte soprattutto nel porto della capitale Gibuti, cuore economico del paese e importante centro di rifornimento carburanti e di trasbordo per le navi. In questi anni, però, con l’arrivo di forti investimenti stranieri, sono stati sviluppati altri importanti scali portuali per l’importazione e l’esportazione di merci e bestiame, come il porto di Doraleh, a ovest della città di Gibuti, terminale della ferrovia Addis Abeba-Gibuti, il porto di Tadjourah, quasi completamente dedicato all’esportazione di potassio per uso agricolo e infine quello di Ghoubet, dedicato all’esportazione del Sale. Gli scali portuali gibutiani sono, inoltre, utilizzati da diversi Stati africani per la riesportazione delle loro merci. Le crescenti necessità del fabbisogno energetico mondiale, l’esigenza della sicurezza dei mari, influenzata da fenomeni transnazionali, rendono quindi Gibuti uno Stato strategicamente fondamentale. Oltre ai pirati somali, che pattugliano il Golfo di Aden, le minacce degli ultimi anni, lungo tutta la direttrice che dal Golfo di Aden arriva a Suez, sono il traffico di esseri umani, il contrabbando e il terrorismo di matrice islamista, con il gruppo di al-Shabaab in primis. Sempre più Stati hanno quindi indirizzato la loro attenzione sul piccolo Stato africano come base per i loro insediamenti militari.

Tutti interessati a Gibuti
Il contrasto alla pirateria e al terrorismo è presentato quale principale motivazione da parte degli attori internazionali e regionali per ottenere l’accesso al paese. La presenza internazionale in uno Stato così piccolo è sostanziosa: statunitensi, cinesi, francesi, italiani, giapponesi, etiopi, sauditi. L’Italia è nel paese dal 2013, con una propria base di supporto denominata “MOVM Amedeo Guillet” per operazioni anti pirateria a difesa del proprio traffico marittimo. La Francia, per lo stesso motivo, ha un contingente della Legione Straniera dislocato nel paese. La presenza straniera più rilevante nel paese è però quella USA. E’ presente, infatti, la sede dell’unica base militare statunitense nel continente africano, quella di Camp Lemonnier, situata di fianco all’aeroporto internazionale di Gibuti, in cui sono operativi oltre 4500 militari americani. Dalla base USA prendono il via numerose operazioni contro obiettivi sensibili in tutto il Medio Oriente, in particolar modo contro i terroristi islamisti presenti in Yemen e Somalia. La base di Camp Lemonnier è strategica per Washington per il controllo dei traffici marittimi e di zone fondamentali quali Somalia, Yemen ed Etiopia. Anche la Cina è presente nell’area da alcuni anni, poiché il governo di Pechino aderisce alle operazioni di contrasto della pirateria al largo delle coste della Somalia. I principali obiettivi della presenza cinese sul suolo gibutiano sono svariati, come quelli incentrati sulla necessità di scortare le navi cargo cinesi di passaggio, permettere alle stesse di rifornirsi di carburante, controllare l’accesso al Mar Rosso e allo stretto di Bab-el-Mandeb e accrescere ulteriormente in Medio Oriente e Africa le proprie partnership economiche. Nelle acque dell’oceano Indiano transita annualmente la metà della flotta cinese che trasporta una larghissima percentuale delle esportazioni e gran parte delle importazioni di materie prime, petrolio e gas in primis, che Pechino acquista da Stati di Africa e Medio Oriente. Sul litorale gibutiano di Doraleh, la Cina ha acquisito il 25% dell’omonimo porto multifunzionale e commerciale, con un investimento di 590 milioni di dollari e costruito dalla China State Construction Engineering, in cui ha edificato un vasto terminal petrolifero e uno scalo container. Il governo di Pechino ha, inoltre, tramite maestranze e aziende cinesi, investito nella realizzazione di strade, aeroporti, alberghi, banche, centri commerciali, impianti eolici e solari e una rete idrica per il trasporto dell’acqua potabile dall’altopiano etiopico. Gibuti è un punto strategico fondamentale per i rapporti fra la Cina e gli Stati del continente africano, divenuti importanti partner commerciali, i cui accordi bilaterali superano i 200 miliardi di dollari. Interessi nell’area che non sono esclusivi di Pechino, come mostrato dal grande numero di attori internazionali e regionali che competono per una presenza militare nel Golfo di Aden e, considerata la situazione yemenita, a Gibuti in particolare. Dal 2011, il Giappone ha stabilito a Gibuti una base per le sue “Forze di Autodifesa”. Il governo di Tokyo ha anche negli ultimi anni rinforzato la propria base gibutiana per proporzionare la presenza cinese. Per il Governo di Tokyo la presenza a Gibuti è molto importante poiché strategicamente utile al controllo antipirateria e di scorta dei propri traffici commerciali, il 10% del traffico marittimo giapponese passa, infatti, dallo stretto di Bab-el-Mandeb. Nelle acque del Golfo di Aden sono inoltre presenti numerosi pescherecci d’altura di Tokio. La pesca è, infatti, uno dei settori portanti dell’economia giapponese. Il Giappone ha già intrapreso i negoziati con il governo di Gibuti per allargare l’attuale base e aumentare le forze e i mezzi militari presenti, al costo aggiuntivo di un milione di dollari l’anno. Anche la confinante Etiopia, paese senza sbocco sul mare, per il suo import-export transita al 90% per i porti di Gibuti, in particolare quelli di Ghoubet e di Tadjourah. Infine, anche l’India e l’Arabia Saudita hanno di recente mostrato notevole interesse per Gibuti per l’importanza geostrategica dei suoi porti. I sauditi hanno ricevuto l’assenso all’apertura di una base militare con l’obiettivo della cooperazione anti-terrorismo e per il controllo dei traffici petroliferi e commerciali. Il governo di New Delhi, oltre agli interessi commerciali e militari, anche in chiave anti-cinese. E probabile, dunque, anche a causa del protrarsi della guerra yemenita, che il suolo gibutiano continuerà a essere ambito da tanti attori internazionali anche nel prossimo futuro, con il rischio di incappare i nuovi contrasti e tensioni tra i diversi attori in gioco, come accaduto per i chokepoint di Hormuz e delle Molucche.

Bibliografia e sitografia.
– Sitografia:
Notizie Geopolitiche.net
Asia Times.com
The economictimes.indiatimes.com
Middleeastmonitor.com;
Middleeasteye.com
Al-masdarnews.com
About Energy.com
Africanews.com
Allafrica.com
Africa-express.info
ISPI.it;
Oltrefrontiera News
Il Caffè Geopolitico.org
Gli Occhi della Guerra.it
– Bibliografia:
AA.VV. Gibuti, in Atlante Geopolitico 2018, Treccani.