Malesia. I rapporti commerciali con l’India tra crisi politica, diplomatica e coronavirus

di Alberto Galvi –

In Malesia agli inizi di marzo l’ex ministro degli Interni Muhyiddin Yassin è diventato il nuovo premier del paese al posto di Mahathir Mohamad. Le sue dimissioni hanno spezzato una coalizione di partiti che ha governato il paese per meno di 2 anni.
Prima della nomina ufficiale di Muhyiddin e del suo governo, Mahat Mahathir era stato nominato primo ministro ad interim dal re malese fino a quando non si fosse insediato il nuovo esecutivo.
La nomina di Muhyiddin Yassin segue una crescente insoddisfazione tra molte componenti nella maggioranza malese. Il nuovo premier è sostenuto infatti dall’UNMO (United Malays National Organization).
Questo partito perse alle elezioni generali del 2018 e tra i suoi ideali c’è quello di sostenere la cultura malese come cultura nazionale e difendere ed espandere l’Islam in tutta la Malesia.
La nuova coalizione che sostiene il governo infatti accusa la precedente maggioranza di dare troppo sostegno agli interessi delle minoranze etnico religiose.
Durante le ultime elezioni generali del 2018, l’alleanza politica, Pakatan Harapan, aveva inaspettatamente vinto, dopo aver rovesciato la coalizione rivale, che aveva governato la Malaysia per diversi decenni.
La coalizione Pakatan di Harapan ha perso la maggioranza parlamentare quando deteneva 129 seggi parlamentari su 222.
Mahathir era già stato primo ministro della Malaysia nel periodo che va dal 1981 al 2003, durante il quale aveva guidato una coalizione di partiti politici chiamata Barisan Nasional.
Muhyiddin è diventato primo ministro in un momento difficile per il paese, non solo perchè deve dimostrare la propria legittimità come leader, ma anche perchè deve affrontare i profondi problemi economici e politici della Malesia. Ci sono anche timori che si ripercuoteranno sul governo le indagini sulla corruzione dei leader dell’UMNO.
Ricordiamo che l’India è stato il principale acquirente dell’olio di palma della Malaysia per 5 anni, ma le importazioni si sono arrestate a causa del loro boicottaggio.
All’inizio di marzo il governo indiano ha revocato il dazio del 5% sulle importazioni di olio di palma malese ritenendolo inutile alla luce dei nuovi limiti di importazione posti l’8 gennaio scorso.
Il nuovo governo malese ha visto la mossa dell’India come un passo positivo che segnala l’apertura a ricostruire una stretta relazione. Per queste ragioni con il nuovo governo sono cambiati i rapporti con l’India.
Secondo i commercianti indiani questo boicottaggio è stato causato dalle critiche di Mahathir al loro governo sulla legge della cittadinanza, che secondo lui penalizza la minoranza musulmana. Inoltre le relazioni tra i 2 paesi sono tese a seguito delle posizioni indiane sul conflitto in Kashmir.
Nel frattempo l’India ha accettato di vendere alla Malaysia le compresse di idrossiclorochina per l’uso nel trattamento dei pazienti con COVID-19. L’India è il più grande produttore al mondo di codesto farmaco.
La decisione dell’India di vendere questo farmaco alla Malesia segnala un cambio di rotta nei rapporti tra i 2 paesi. Nei giorni scorsi l’India ha concesso alla Malesia il permesso di importare un quantitativo di compresse pari a 89.100 unità.
Il paese asiatico il mese scorso ha bloccato le esportazioni di questo farmaco per assicurarsi le proprie forniture, prima di concordarne altre ad alcuni paesi vicini, nonché a nazioni che sono state particolarmente colpite dalla pandemia di coronavirus come gli Stati Uniti.
Le esportazioni della Malesia verso l’India sono diminuite del 54% lo scorso gennaio. Il paese asiatico invierà una delegazione in India al termine della pandemia di coronavirus per cercare di normalizzarne ulteriormente i rapporti.