Mali. Cadono altre città. Molti i profughi

di Enrico Oliari –

Non conosce fine la drammatica situazione, ricca di colpi di scena, che sta interessando il Mali: ai continui attacchi dei Tuareg del nord, che vedevano le sconfitte dell’esercito governativo, era seguito lo scorso 23 febbraio un colpo di Stato con il quale gli stessi militari prendevano il potere.
Il tutto era partito da una protesta dei soldati nei confronti del ministro della Difesa, ma ben presto si era arrivati al rovesciamento del presidente Amadou Toumani Touré: a guidare i golpisti era il capitano Amadou Haya Sanogo, il quale aveva indetto il coprifuoco e sospeso la Costituzione.
In diversi avevano visto dietro l’azione di Sanogo la longa manus dell’Occidente, sia perché il capitano era stato a lungo formato negli Stati Uniti, sia perché solo due giorni prima del golpe era stato abbattuto un drone francese.
Da lì a pochi giorni la Costituzione veniva reintrodotta e riaperte le vie di comunicazione, ma dal nord continuavano ad arrivare notizie allarmanti di importanti centri caduti nelle mani dei ribelli tuareg del nord: Gao cadeva il 1 aprile, mentre oggi è stata la volta di Timbuktu, presa dal Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (Mnla). Persa quest’ultima città, si può dire che, ormai, il nord del paese è interamente sotto il controllo dei tuareg.
Il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad è un gruppo composito di ispirazione varia, spesso islamista, tanto che la base militare di Timbuktu è stata presa della brigata al-Furqan, guidata da Yahya Abu Hamam,  ascrivibile ad al-Qaeda, mentre il centro cittadino è caduto nelle mani dell’ala radicale islamica dei ribelli tuareg rappresentata dal gruppo Ansar Eddin (Seguaci della Religione), guidato dall’ex console maliano in Arabia Saudita, Iyad ag Ghaly. I gruppi religiosi armati hanno quindi obbligato gli appartenenti ad altre fazioni del Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad a lasciare la città.
A questo quadro complicato si aggiunge il dramma dei profughi, allo sbando nel deserto, che ha raggiunto le 200.000 persone, dato che si prevede destinato a crescere in modo esponenziale: in diversi hanno già attraversato il confine del Burkina Faso e della Mauritania. Saccheggi da parte dei tuareg sono in corso a Kidal, Gao, Timbuktu e a Mopti.