Mali. Governo e ribelli firmano accordo di pace preliminare

di Valentino De Bernardis –

azawad milizianiDomenica primo marzo si candida ad essere una data da ricordare nella storia politica recente del Mali. Dopo otto mesi di negoziati, il governo di Bamako è giunto ad un accordo con i diversi movimenti tuareg ed arabi del nord rappresentati dal Mouvement national de libération de l’Azawad (Mnla), l’Haut conseil pour l’unité de l’Azawad (Hcua), il Mouvement arabe de l’Azawad (Maa), il Mouvement arabe de l’Azawad-dissident (Maa-dissident), il Coordination pour le peuple de l’Azawad (Cpa) ed il Coordination des Mouvements et fronts patriotiques de résistance (Cm-Fpr), ponendo così le basi per una futura pacificazione del paese.
La questione del dibattere tra le parti concerne l’impegno del governo centrale ad assicurare l’integrità territoriale del paese contro la richiesta dell’adozione di un sistema federativo dei ribelli del nord, che possa riflettere le molteplici diversità presenti sul territorio. Entrambi temi riportati nei primi due commi dell’articolo 1, che definiscono:
a) respect de l’unité nationale, de l’intégritéterritoriale et de la souveraineté de l’Etat du Mali, ainsi que de sa forme républicaine et son caractère laïc;
b) reconnaissance et promotion de la diversité culturelle et linguistique et valorisation de la contribution de toutes les composantes du peuple malien, particulièrement celle des femmes et des jeunes, à l’œuvre de construction nationale.
La difficile ricerca di un punto d’incontro si è risolta in un “accordo al ribasso”, capace di lasciare insoddisfatte molte delle parti in causa per il risultato raggiunto, tranne forse il governo di Algeri che ha ospitato tutti e cinque i round di negoziati da luglio 2014 ad oggi. Prima di tutto, il testo presentato alle parti in causa non è stato formalmente firmato, ma “siglato” in nome di una astratta sovranità nazionale; l’accordo sarà formalmente firmato in Mali a fine mese.
Tra gli aspetti più positivi del testo licenziato, vi è certamente il riconoscimento dell’Azawad come “una realtà umana, e memoria simbolica socioculturale condivise da diverse popolazioni del Nord”.
Ad ogni modo, tra i gruppi antagonisti a Bamako non tutti hanno optato per siglare l’accordo di Algeri. La fronda dissidente comprende il Mnla, il Maa, l’Hcua e il Cpa, che richiedono maggior tempo per poter discutere del progetto con la propria base. Dialogo con la base quanto mai indispensabile dopo le violente manifestazioni di sabato con cui centinaia di persone hanno manifestato nelle città di Kidal, Menaka e Ber contro un possibile accordo che non menziona prospettiva di autonomia per il nord o il federalismo.
Il rinvio momentaneo della firma da parte dei gruppi tuareg e arabi non andrà comunque a pregiudicare il percorso di pacificazione intrapreso, come ha tenuto a precisare l’Alto Rappresentante dell’Unione Africana per il Mali, Pierre Buyoya.
Ai negoziati di Algeri non hanno partecipato i gruppi legati ad al-Qaeda, un tempo alleati al Mnla, che per nove mesi hanno occupato il nord del paese prima dell’intervento di una forza armata internazionale a guida francese lanciato nel 2013. Proprio dalla Francia è arrivato il primo commento positivo da parte del ministro degli Esteri Laurent Fabius, che invita le parti a non ritardare troppo la firma dell’accordo finale.
Capire oggi quanto l’accordo di Algeri possa essere un viatico per una pace duratura in Mali è alquanto arduo. Sia il governo centrale che i ribelli dovranno dare seguito alla buona volontà fin qui dimostrata facendo delle concessioni anche importanti alla controparte. La questione più ardua da risolvere sarà quella legata alla regione chiamata Azawad, dichiarata unilateralmente indipendente dal Mnla e da altri gruppi islamisti nel 2012, comprendente le province di Timbuktu, Kidal e Gao, oltre ad alcune parti della regione Mopti, cioè a dire circa il 60% del territorio maliano.

@debernardisv