Qatargate: il Parlamento europeo sospende i fascicoli sul Qatar

Giorgi starebbe confessando. L’inchiesta potrebbe coinvolgere una sessantina di nomi. Chiesta la revoca dell’immunità parlamentare di Eva Kaili.

di Guido Keller

Man mano che procedono le indagini sul “Qatargate” gli inquirenti begli e di mezza Europa, in particolare le procure italiane, stanno portando alla luce lo scandaloso malaffare che ha coinvolto diversi esponenti ed ex esponenti del Parlamento europeo, i quali si sarebbero intascati, stando alle accuse, corpose mazzette in cambio di favorire vere e proprie ingerenze di Qatar e Marocco nei palazzi dell’Unione Europea.
Francesco Giorgi, ex collaboratore dell’ex europarlamentare Antonio Panzeri, avrebbe confermato i fatti e starebbe confessando; al momento non risulta indagato l’europarlamentare del Pd Andrea Cozzolino, per cui Giorgi lavorava, che da quanto riporta la stampa sarebbe nel mirino degli inquirenti belgi. Cozzolino ha respinto ogni addebito, dicendosi “fortemente turbato” per il fermo di Giorgi e “profondamente indignato per le vicende giudiziarie che apprendo dalla stampa e che minano fortemente la credibilità delle Istituzioni europee”.
Tra perquisizioni, sigilli ai computer, fermi e soldi ritrovati sarebbero tuttavia una sessantina le persone coinvolte nel maxi-scandalo, una vera e propria organizzazione che avrebbe ricevuto denaro dai servizi marocchini, probabilmente per influenzare il riconoscimento al Marocco del Sahara Occidentale, e dal Qatar, si sospetta per non prendere in considerazione la situazione dei diritti civili e delle libertà individuali nel contesto dei Mondiali di calcio, ma anche per ottenere i visti in modo più facile.
Da Lussemburgo, dove ha sede la Procura europea, è stata intanto richiesta la revoca dell’immunità parlamentare alla ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili e all’europarlamentare greca Maria Spyraki, per indagini anti-frode.
La procura belga, guidata dal giudice Michel Claise, continua intanto nel suo lavoro senza guardare in faccia a nessuno, un atteggiamento che approva la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, per la quale non deve esserci “nessuna impunità”, “Non nascondiamo polvere sotto il tappeto”.
Oggi il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sui sospetti di corruzione da parte del Qatar e sulla necessità di trasparenza e responsabilità nelle istituzioni europee. Il testo, non legislativo, è stato adottato con 541 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astensioni.
Come si legge nel comunicato dell’Ufficio stampa del Parlamento europeo in Italia, “Il Parlamento esprime profonda preoccupazione per i presunti atti di corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione ad un’organizzazione criminale da parte di deputati, ex deputati e personale del Parlamento europeo, e sostiene la piena cooperazione dell’Aula con le indagini penali in corso, constatando che i sistemi interni non sono riusciti a prevenire la corruzione. Gli eurodeputati denunciano inoltre i presunti tentativi di corruzione da parte del Qatar, che costituirebbero una grave ingerenza straniera nei processi democratici Ue”.
“Come misura immediata – continua la nota – gli eurodeputati hanno deciso di sospendere, fino a quando la situazione non sarà più chiara, tutti i lavori sui fascicoli legislativi relativi al Qatar, in particolare per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti, l’accordo Ue sul trasporto aereo con il Qatar e le missioni nel paese. Chiedono inoltre di sospendere l’accesso dei rappresentanti d’interessi del Qatar fino a quando le indagini giudiziarie non faranno chiarezza”.
Inoltre “L’Aula si dice preoccupata per i potenziali conflitti di interesse causati dai “lavori secondari”, in particolare quando alcuni deputati ricoprono il ruolo di manager, di membri del consiglio di amministrazione o dei comitati consultivi di banche, multinazionali o società quotate in borsa, o di consulenti. I deputati propongono anche l’introduzione di dichiarazioni patrimoniali all’inizio e alla fine del mandato, dichiarazioni che potrebbero essere resi accessibili solo alle autorità competenti e verificate in caso di accuse fondate.
Si impegnano inoltre a garantire la piena trasparenza sulle loro redditi aggiuntivi e a vietare qualsiasi finanziamento esterno al personale dei deputati e dei gruppi politici. Il Parlamento cercherà di introdurre un divieto a livello Ue sulle donazioni da Paesi terzi ai deputati e ai partiti politici e chiede alla Commissione di preparare una proposta a tal fine. Si dovrebbe introdurre un periodo di riflessione per gli ex deputati per evitare gli effetti negativi del cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli”.
Gli eurodeputati vogliono rendere il Registro per la trasparenza dell’Ue obbligatorio, estenderlo ai rappresentanti dei Paesi terzi e ex deputati, e rafforzare il processo di verifica della correttezza delle informazioni.
I deputati vogliono inoltre istituire una commissione d’inchiesta dopo l’esito delle indagini penali e di eventuali procedimenti giudiziari, per indagare sui casi di corruzione e sulle azioni improprie da parte di paesi terzi, e una commissione speciale per individuare potenziali carenze nelle norme del Parlamento europeo in materia di trasparenza, integrità e corruzione. Inoltre, chiedono che un vicepresidente del Parlamento sia responsabile per l’integrità e la lotta alla corruzione e alle ingerenze straniere.
Affinché possano continuare a esistere, i gruppi di amicizia parlamentare devono essere adeguatamente regolamentati e monitorati e i Questori sono incaricati di applicare le norme esistenti oltre a sviluppare e mantenere un registro accessibile e aggiornato di questi gruppi. Chiedono anche che le cosiddette “impronte legislative” dei testi e degli emendamenti siano rese pubbliche”.
“Il Parlamento – conclude il comunicato – esorta la Commissione a presentare quanto prima la proposta per istituire un organismo etico indipendente proposto dal Parlamento nel settembre 2021, e raccomanda di migliorare lo statuto del personale Ue per allinearlo alla direttiva sugli informatori, che sarà comunque implementata al interno del Parlamento europeo. I deputati sottolineano il ruolo della Procura europea (EPPO), dell’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust), di Europol e dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) nella lotta contro la corruzione, e chiedono di rafforzare ulteriormente le capacità e la cooperazione dell’EPPO e dell’OLAF, oltre a introdurre norme comuni anticorruzione per i membri e al personale degli organismi dell’Ue”.