Ucraina. La guerra (purtroppo) è solo all’inizio

di Andrea Cantelmo

Le trattative di pace per la guerra tra Russia e Ucraina non sono vicine, anzi potrebbero essere necessari diversi anni prima che si possa arrivare ad un tavolo di pace concreto. Attualmente sono numerose le voci che, con il difficile inverno in arrivo per gli ucraini, sostengono che alcuni Stati europei potrebbero spingere Kiev a negoziare con Mosca a causa dei crescenti prezzi dell’energia e della complicata congiuntura economica.
La realtà però appare molto diversa perché entrambe le parti, al momento, non avrebbero interessi ad aprire un tavolo di pace. Le ragioni sono numerose: Putin è andato troppo in là per poter dare segnali in tal senso ed ha assoluta necessità di vendere una vittoria alla popolazione russa, mentre gli ucraini, grazie al contributo occidentale, riescono a combattere in maniera quasi paritaria l’esercito russo e sono ampiamente motivati a difendere la propria terra. Ciò fa sì che nessuna delle due forze sia in grado di vincere velocemente, ma che entrambe vedano opportunità di migliorare la propria posizione nel prossimo futuro.
Tutto questo potrebbe significare una lunga e logorante guerra sul suolo europeo, con un importante impatto in termini economici e di relazioni internazionali che avranno una forma e dimensione totalmente diverse da quelle esistenti prima del 24 febbraio 2022.
Nelle scorse settimane si sono viste alcune aperture per le trattative di pace con il presidente degli Usa, Joe Biden, che si è detto pronto a parlare con Putin se il presidente russo avesse realmente intenzione di far terminare la guerra. Il Presidente della Francia, Emmanuel Macron si è addirittura spinto oltre sostenendo che l’Europa doveva prendere in considerazione l’idea di offrire delle garanzie alla Federazione Russa per fare ritorno al tavolo dei negoziati. Più freddo invece il presidente della Lituania che ha sottolineato come la parola pace non venisse mai pronunciata da Mosca, poiché attualmente non rientra nelle sue opzioni.
Gli osservatori internazionali però continuano a prevedere che questa guerra non sarà breve, anche perché nessuno sembra disposto a fare concessioni all’altro. Putin, secondo molti esperti, sta cercando di congelare il conflitto per portare in primavera una nuova e forte offensiva, mentre l’Ucraina, per bocca della sua leadership, intende ritornare ai confini internazionalmente riconosciuti, inclusa la Crimea.
Alcuni leader europei, specialmente quelli baltici, auspicano che ci sia una ribellione da parte della popolazione russa. “La chiave più forte e veloce per far terminare questa brutale e folle guerra – sostiene il Ministro della Difesa dell’Estonia Hanno Pevkur – è nelle mani dei russi, come già accaduto nel 1917 e nel 1991”.
Dunque, la pace sembra lontana, ma ancora più lontana è la pace equa e duratura necessaria a garantire stabilità, sviluppo e prosperità nella regione. Un’aggressione come quella russa ai danni di uno Stato che, con le sue contraddizioni e evidenti difficoltà, stava svolgendo una transizione verso una democrazia sempre più compiuta deve essere respinta, essendo coscienti che le rivendicazioni territoriali sono in aumento in tutto il globo e fare delle concessioni alla Russia potrebbe portare a conseguenze ancora più nefaste nel prossimo futuro.