Quei dollari Usa per portare l’Ucraina nell’area Atlantica… (Parte prima)

di Dario Rivolta* –

Quei dollari Usa per portare l’Ucraina nell’area Atlantica… (Parte seconda)

Sanzioni alla Russia. Quando a subirle siamo noi (Parte terza)

nuland victoriaNel pieno della calura estiva, complici le ferie di molti giornalisti specializzati, non si parla adeguatamente di ciò che sta succedendo in Ucraina e in Crimea. Contrariamente alle speranze dei ben intenzionati, sia a Kiev sia a Luhansk si crede sempre meno nella tenuta del processo di pace concordato a Minsk e le scaramucce, con l’uso perfino dell’artiglieria, aumentano di numero e fanno nuove vittime.
Tra giugno e luglio i morti da ambo le parti sono raddoppiati e i feriti altrettanto. Gli osservatori dell’Osce hanno verificato che entrambi i contendenti hanno commesso violazioni costanti del cessate-il-fuoco. Pochi giorni fa i russi hanno intercettato in Crimea alcuni sabotatori ucraini che miravano alle infrastrutture energetiche locali e poco dopo ne hanno arrestato un altro per spionaggio.
Nel frattempo, ufficialmente per prevenire attacchi programmati da Kiev, i russi hanno potenziato le difese della penisola stanziandovi i moderni missili S-400 e programmato manovre navali nel Mar Nero. Tutto lascia pensare che la situazione, anziché in via di soluzione, potrebbe peggiorare e portare financo a scontri aperti.
Poiché la Nato e l’Europa si sono schierate a favore dell’attuale governo di Kiev e accusano la Russia di essere la sola responsabile della crisi in atto, è necessario, in onore di verità, che riepiloghiamo come nacque tutta la questione.
“Dalla dichiarazione di indipendenza nel 1991, gli Stati Uniti hanno aiutato gli ucraini nello sviluppo delle istituzioni democratiche e nel promuovere la società civile e una buona forma di governo; tutto ciò è necessario per raggiungere l’obiettivo di un’Ucraina europea. Noi abbiamo investito cinque miliardi di dollari per ottenere questo e altri obiettivi”: queste sono le parole che Victoria Nuland, assistente del segretario di Stato Usa con delega per l’Europa e gli Affari Asiatici, pronunciò il 13 dicembre 2013, appena rientrata da Kiev (era la terza volta che ci andava in cinque settimane), alla International Business Conference at Ukraine a Washington presso il National Press Club. Per confermare l’intenzione americana di andare sino in fondo, aggiunse anche che gli Usa non avrebbero accettato che un lavoro di cinque anni finisse in nulla (1). Proprio pochi giorni prima, il 24 novembre, esattamente in corrispondenza di uno dei suoi precedenti viaggi, 100mila manifestanti avevano occupato le strade di Kiev per protestare contro la decisione del presidente Janukovich di non partecipare alla riunione che l’Unione Europea aveva organizzato a Vilnius per la firma del Trattato di associazione.
maidan grandeIn realtà ci sarebbe stato da stupirsi se il governo ucraino di allora avesse fatto davvero il contrario. Basta considerare quali erano le inter-relazioni economiche con la Russia e quali quelle con l’Europa. Mosca aveva già fatto intendere che un’unione economica con l’Europa avrebbe imposto la necessità di chiudere le frontiere doganali con la Russia stessa e con la Bielorussia, se non altro per proteggere i propri mercati da merci europee in triangolazione. Considerato anche i debiti di Kiev e lo sconto sul gas di cui l’Ucraina godeva, scegliere Bruxelles avrebbe significato tagliare i ponti con il maggior partner economico in quel momento. Inoltre fino ad allora Kiev aveva saputo mantenersi neutrale sia nei confronti della Nato sia della corrispondente e antagonista Collective Security Treaty Organization capeggiata dai russi.
Quella decisione tuttavia mandò su tutte le furie qualche governo occidentale, soprattutto gli Stati Uniti, e deluse quegli ucraini che s’immaginavano che l’associazione con l’Ue avrebbe fatto scomparire come per magia la diffusissima corruzione e portato nelle loro case la ricchezza delle famiglie europee.
Di quanto fosse condiviso l’interesse europeo per questo Trattato di associazione parleremo in seguito. Per ora basta sentire cosa pensasse a questo proposito la signora Nuland: al proprio ambasciatore a Kiev che gli parlava telefonicamente dicendogli della tepidezza europea in merito alla questione, la sua risposta fu letteralmente che “l’Europa vada a fare in…”. (Conversazione in originale registrata e diffusa via internet da qualche Servizio non ufficialmente identificato).
Che la Nuland e gli Stati Uniti facessero sul serio è dimostrabile dai programmi che Usaid, più altre organizzazioni americane presenti più o meno ufficialmente in Ucraina, aveva cominciato a finanziare sin dal 2003. Eccone alcuni tratti dal sito ufficiale dell’Ente statale americano:

-Maggio2103/Dicembre 2016 Programma per la lotta alla corruzione. Formalmente riguardante i test di ammissione alle Università per studenti e docenti.
-Luglio2004/Gennaio 2018 Contro la tratta delle persone. Formalmente focalizzato sulla formazione di enti pubblici e ONG per contrastare il passaggio attraverso l’Ucraina di migranti forzati.
-Ottobre 2008/Settembre 2016. Per il rafforzamento della società civile. Riguarda la partecipazione di non-politici al processo d’integrazione con l’Unione Europea, il controllo dei processi elettorali e la partecipazione giovanile alle lotte per i diritti civili e i diritti umani.
-Luglio 2013/ Settembre 2017. Programma in associazione con i Corpi della Pace Ucraini. Prevede ulteriori e specifici finanziamenti alle ONG che s’impegneranno nel sostegno alla democrazia e al controllo delle decisioni dei governanti.
-Ottobre 2009/Dicembre 2016. Programma di rafforzamento (?) del processo politico in Ucraina.
-Settembre 2011/ Febbraio 2017. Programma d’intervento per il rafforzamento delle capacità di fare buona finanza nelle Amministrazioni locali.
-Ottobre2011/Settembre 2016. Stato di diritto e diritti umani, programma per il settore della giustizia.
-Ottobre 2011/Settembre 2016. Per promuovere lo sviluppo del settore dei media per comunicare notizie e informazioni utili (a chi?).
-Aprile 2013/Aprile 2018. Per promuovere una visione strategica di un’Ucraina stabile, democratica, prospera e integrata nell’Europa.
-Novembre 2013/Novembre 2018 Per un Parlamento responsabile, democratico ed efficiente. Con il supporto ai Parlamentari per svolgere al meglio il loro lavoro.

Si potrebbe continuare all’infinito perché i programmi di Usaid in Ucraina sono stati e sono davvero moltissimi. A leggere i contenuti ufficiali dei programmi si potrebbe pensare a un semplice aiuto per favorire un progresso civile della società e del Paese. I maliziosi però ci vedono, guardando al tipo e alla tempistica degli interventi, un modo subdolo per fare proseliti e penetrare, poco per volta, tutti quei settori della società che al momento opportuno sarebbero potuti tornare utili facendosi, nel frattempo, un bel po’ di amici con la distribuzione di stipendi e di promesse.
Che i maliziosi non siano soltanto i nemici degli Stati Uniti se ne ha la conferma ascoltando quanto diceva nel marzo 2014 (e cioè quando il colpo di stato contro Janukovich era gia’riuscito) un parlamentare di lunga data e candidato alle primarie per il Partito Democratico. Si tratta di un’intervista che Dennis Kucinich dette a Fox News. Rispondendo alla domanda su cosa avrebbe fatto lui con l’Ucraina se fosse stato presidente, disse che “Quello che avrei fatto sarebbe stato di non usare i soldi dei cittadini americani per far sì che Usaid e il National Endowment for Democracy buttassero giù un governo regolarmente eletto in Ucraina, cosa che invece loro hanno fatto. Io non avrei provato a forzare gli ucraini a un patto con la Nato contro il loro interesse o a un accordo con l’Unione Europea che è ugualmente contro il loro interesse”. Kucinich aggiunse che la Cia partecipò attivamente alle azioni del Governo americano per “…creare problemi in Ucraina…”.
E’ interessante anche risentire oggi quanto detto da Lawrence Wilkerson in un’altra intervista, quella con la rete MSNBC. Wilkerson era un personaggio ben informato essendo stato docente universitario e capo dello staff di Colin Powell. Parlando con l’intervistatore della situazione in quell’area, ha ricordato che alla fine della Guerra Fredda Bush padre e James Baker assicurarono Shevardnaze e Gorbaciov che la Nato non sarebbe avanzata di un pollice verso est ma, su spinta della Lockeed Martin e di altri interessati alla vendita di armi ai Paesi dell’Europa centrale e orientale, si puntò perfino alla Georgia e all’Ucraina. (Si ricordi che se non fosse stato per l’opposizione di alcuni Paesi europei, Bush figlio aveva già deciso che nella riunione della Nato a Bucarest dell’aprile 2008 si sarebbe formalizzato il loro ingresso nell’Organizzazione Atlantica).
Nell’intervista, Wilkerson aggiungeva che “…chiunque conosca la storia russa, chiunque conosca la storia dell’impero, chiunque capisca di politica e di potere, avrebbe immaginato che il presidente Putin si sarebbe mosso in Ucraina una volta che noi si fosse costituito là un gruppo di gente, guidato dalla National Endowment for Democracy e dalle sue derivazioni, per fare il colpo di stato che poi si è effettivamente fatto”. Poi, con una onestà intellettuale che lo rende stimabile, ha concluso che “Se io fossi stato Putin, avrei fatto esattamente ciò che Putin ha fatto e se qualcuno dice che non si poteva prevedere, costui è uno sciocco o un bugiardo”.

Note:
1 – Information Clearing House, “Victoria Nuland Admits: US Has Invested $5 Billion In The Development of Ukrainian, “Democratic Institutions“.”, 13 dic 2013.

Nel prossimo articolo parleremo del coinvolgimento dell’Europa nello scoppio della crisi.

Quei dollari Usa per portare l’Ucraina nell’area Atlantica… (Parte seconda)

Sanzioni alla Russia. Quando a subirle siamo noi (Parte terza)

*Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.