Rapporto dei tecnici dell’Oms a Wuhan, ‘molto probabile l’origine animale del virus’

Il segretario Usa Blinken non ci sta, ‘rapporto scritto sotto la dettatura di Pechino’.

di Enrico Oliari

A conclusione della loro missione a Wuhan, la squadra dei tecnici dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha prodotto un rapporto in cui viene data per “molto probabile” l’origine animale del Sars-Cov-2, il virus che provoca la Covid-19. In una conferenza stampa congiunta i direttori del team dell’Oms, Peter Ben Embarek, e della squadra di ricercatori cinesi, Lian Wannian, hanno spiegato che sono state analizzate quattro ipotesi di trasmissione all’uomo, ovvero la diretta, la trasmissione attraverso una specie intermedia, la trasmissione attraverso la logistica alimentare e i prodotti surgelati e l’incidente di laboratorio.
Gli scienziati, 34 in tutto di cui 17 dell’Oms provenienti da 10 paesi e 17 cinesi, hanno definito l’ipotesi della fuga dal laboratorio militare di livello 4 (il massimo della sicurezza) presente nella città cinese come “molto improbabile”, sostenendo invece che “i dati che abbiamo raccolto fino ad ora ci fanno concludere che l’origine del coronavirus è animale”, probabilmente un vettore intermedio.
Rimane da capire con esattezza di quale animale si tratti, dal momento che “tutto lascia pensare ai pipistrelli, per quanto “è improbabile che questi animali si trovassero a Wuhan” nel periodo in cui vi sono stati i primi casi di Covid-19.
L’ipotesi più accreditata dai ricercatori è che l’animale intermedio sia stato un furetto, o un coniglio, o un ratto del bambù (la versione cinese del porcellino d’India) presenti al mercato di Wuhan, dove si vendono tali specie vive o morte ma provenienti da altre aree della Cina o da altri paesi dove sarebbero entrate a contatto con un pipistrello infetto.
Meno certa anche se non scartata l’ipotesi che il virus sia arrivato a Wuhan in un prodotto alimentare surgelato, una versione sulla quale la Cina spinge, per quanto manchino elementi probatori al riguardo.
Una clamorosa smentita di quanto aveva sostenuto l’ex presidente Usa Donald Trump, il quale aveva in più occasioni affermato con veemenza, rifacendosi a fonti dell’intelligence, che il “China-virus” fosse di produzione militare, ed aveva ritirato gli Usa dall’Oms accusando l’organizzazione di aver mentito sui dati.
A Washington tuttavia la musica non sembra essere cambiata, ed oggi il segretario di Stato Antony Blinken ha messo in dubbio lo studio della squadra dell’Oms, affermando che “siamo seriamente preoccupati sulla metodologia e sul processo”. Per Blinken il rapporto sarebbe addirittura stato scritto sotto la dettatura di Pechino, con il governo che “ha apparentemente aiutato a scrivere il rapporto”. Più probabilmente il segretario di Stato Usa si trova costretto a sostenere il gioco di Trump per non rinnegare il proprio servizio di intelligence, che già in passato ha toppato, si pensi alle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.
Mentre sono in corso in tutto il mondo i piani vaccinali, con la Gran Bretagna che ha conosciuto il primo giorno senza morti, i dati dell’epidemia fanno impressione: secondo la John Hopkins University, il numero di contagiati riconosciuti a livello globale è di 128 milioni, mentre quello dei decessi è di quasi 3 milioni.
Le cose vanno malissimo in Brasile, dove i contagi accertati sono 12,5 milioni e i decessi 312mila. Tre giorni fa nel paese latinoamericano si è toccato il record di 3.251 decessi in 24 ore. Ed anche qui la politica populista del presidente si è dimostrata molto utile alla diffusione dell’infezione.