Rohingya. Continua la persecuzione in Bangladesh, Myanmar e Malesia

di Alberto Galvi

Lo scorso sabato il governo del Bangladesh ha trasferito sull’isola di Bhasan Char più di 2 dozzine di rifugiati Rohingya che erano stati bloccati in mare da diversi giorni.
I funzionari delle Nazioni Unite dicono che i rifugiati, tra cui 15 donne e 6 bambini, sono stati portati per diversi giorni in un’isola soggetta alle alluvioni nel Golfo del Bengala. 
I Rohingya sbarcati fanno parte fanno parte del gruppo delle 500 persone che sono stati bloccati su 2 pescherecci, che sono stati allontanati dalla Malesia a causa di severi controlli alle frontiere imposti dalla pandemia di coronavirus.  
Negli ultimi anni sono stati ospitati nei campi di Cox’s Bazar nel sud del Bangladesh circa un milione di Rohingya che sono di fede musulmana.
Il governo del Bangladesh per alleviare la pressione degli accampati ha costruito strutture per 100 mila persone a Bhasan Char.
I Rohingya fanno parte degli strati più poveri della popolazione, da quando sono fuggiti da una brutale repressione militare in Myanmar vivono in Bangladesh dal 2017.
I Rohingya risiedono principalmente in Myanmar nello stato di Rakhine, al confine con il Bangladesh. Negli ultimi mesi in Myanmar la situazione è peggiorata drammaticamente, a causa di alcuni scontri con le forze armate.
Questo paese asiatico è a maggioranza buddista e non considera i Rohingya cittadini, nonostante abbiano vissuto nel paese per generazioni. 
Nel corso degli anni migliaia di Rohingya dopo un significativo aumento delle violenze perpetrate nei loro confronti, sono fuggiti in Bangladesh salendo a bordo di barche affollate dirette verso la Malesia o la Tailandia.    
Il governo del Myanmar ha negato di aver commesso un genocidio, ma ha ammesso che alcuni soldati hanno commesso crimini di guerra.
Le Nazioni Unite sono anche preoccupate per la mancanza di accesso alle aree di rimpatrio. Infatti sono falliti numerosi tentativi di rimpatrio dei rifugiati in Myanmar, in parte a causa dei timori della popolazione Rohingya di essere nuovamente perseguitati.
In Myanmar la situazione dei Rohingya è sempre stata difficile, infatti il loro governo non gli riconosce la cittadinanza, in quanto li ritengono dei bengalesi musulmani arrivati con la colonizzazione britannica.
I Rohingya non possono muoversi liberamente nel paese e vivono in campi sovraffollati fuori dalla città di Sittwe, capoluogo del Rakhine.
Già nel 2015 si era verificata una crisi simile, quando migliaia di rifugiati Rohingya sono rimasti bloccati in mare per settimane. Alla fine, paesi tra cui Indonesia e Malesia hanno permesso loro di sbarcare.
Anche i paesi dell’ASEAN (Association of South-East Asian Nations) sembrano riluttanti ad accoglierli come rifugiati, poiché le restrizioni alle frontiere si inaspriscono per controllare la diffusione del COVID-19.
La Malesia, che è spesso la destinazione delle barche Rohingya, ha impedito a una nave di sbarcare il 17 aprile scorso dopo che il governo ha chiuso i confini con gli stranieri a causa del COVID-19.
L’emergenza della pandemia diventa così una ottima scusa per il governo malese per impedire ai profughi Rohingya di entrare nel paese.