Siria. Erdogan prosegue l’invasione, ora Trump minaccia sanzioni

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Nel terzo giorno di invasione i vertici militari turchi hanno annunciato la “liberazione” di 13 villaggi curdi e di aver ucciso 359 “terroristi”, in realtà miliziani dell’Ypg impegnati nella difesa dei civili e del proprio territorio. Anche tra questi sono segnalate numerose vittime di cui una cinquantina di bambini, come pure si parla già di 100mila persone costrette alla fuga dalla furia dei combattimenti. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha resa nota, nonostante le polemiche sul piano internazionale, l’intenzione di procedere nell’attacco e di non fermarsi, rimproverando agli europei di non essersi fatti carico dei loro cittadini foreign fighters, al momento nei campi di prigionia curdi. Da più parti si è levato l’allarme per una possibile evasione dei miliziani dell’Isis dai campi, oggi è successo con la fuga da un campo danneggiato dai turchi a Qamishli, mentre l’Isis ha colpito nella stessa città vicina al confine con un’autobomba. Erdogan ha dato il via alla repressione anche fra i curdo-siriani rifugiati in Turchia facendo arrestare un centinaio di loro solo per aver scritto sui social contrarietà all’attacco.
Il presidente Usa Donald Trump, che ha ritirato l’appoggio ai curdi per sottrarsi da quelle che lui ha definito “guerre tribali”, ha chiesto a Erdogan di fermarsi ed ha disposto l’invio di 2mila militari nelle basi degli Emirati Arabi Uniti; incalzato dai repubblicani al Congresso, Trump ha avallato sanzioni alla Turchia che però non entreranno in vigore da subito, come ha confermato il segretario al Tesoro Steven Mnuchin. Dal segretario Nato Jeans Stoltenberg è arrivato un generico invito alla Turchia, secondo paese dell’Alleanza Atlantica per numero di militari coinvolti, ad un’azione “proporzionata”.
Dall’Ue si è levata una protesta unanime, per quanto ancora debole: di sanzioni se ne parlerà lunedì al Consiglio Esteri, ma già l’Olanda ed altri paesi nordeuropei hanno stabilito di bloccare la vendita di armi alla Turchia.
Il presidente del Consiglio Donald Tusk è intervenuto sulla minaccia espressa da Erdogan di mandare in Europa i tre milioni di profughi trattenuti, dietro il pagamento di 6 miliardi di euro, in Turchia: “La Turchia deve capire che la nostra più grande preoccupazione è che le loro azioni possano provocare un’altra catastrofe umanitaria, che sarebbe inaccettabile. Ne’ mai potremmo accettare che i rifugiati possano essere usati come armi di ricatto nei nostri confronti”. “Per questo – ha concluso Tusk – considero le minacce di ieri del presidente Erodgan totalmente fuori luogo”.