Camerun. Il grande dialogo nazionale contro le violenze all’interno delle regioni anglofone

di Alberto Galvi –

All’inizio di ottobre è stato avviato il Grande dialogo nazionale a Yaoundé in Camerun, per discutere su come porre fine alle violenze perpetrate nelle regioni di nord-ovest e sud-ovest di lingua inglese, iniziate nel 2016.
Le contestazioni in queste 2 regioni sono iniziate quando insegnanti e avvocati hanno protestato contro l’uso del francese nelle scuole e nei tribunali da parte della popolazione francofona. Ricordiamo che il territorio del Camerun è per l’80% francofono e per il 20% anglofono.
La popolazione anglofona del Camerun sostiene di non essere politicamente rappresentata sia nel governo centrale, che in tutti gli altri livelli della pubblica amministrazione. Le proteste hanno portato all’idea secessionista dalla regione francofona del paese. I ribelli anglofoni, che hanno dichiarato l’indipendenza della regione, chiamata da loro “Ambazonia”, ha portato a sua volta ad una repressione militare ancora più cruenta.
Sul terreno ci sono diversi gruppi armati come i Manyus Tigers, Southern Cameroons Defense Forces, Ambazinia Defense Forces, Red Dragons, Seven Kata, The Sword of Ambazonia e Ambaland Quifor, composti complessivamente tra i 2mila e i 4mila affiliati. Inoltre sono attivi anche piccoli gruppi di combattenti, reclutati principalmente nella comunità anglofona, ma anche da mercenari nigeriani.
A livello istituzionale i gruppi secessionisti hanno organizzato l’ASC (Ambazonia Security Council) e un parlamento ancora provvisorio, chiamato ARC (Ambazonia Recognition Coalition). Le principali organizzazioni dell’ala secessionista sono: il SCNC (Southern Cameroons National Council), il SDF (Social Democratic Front), la SCAPO (Southern Cameroons Peoples Organisation) e il SCYL (Southern Cameroons Youth League).
La protesta si è poi trasformata dalla fine del 2017, in un conflitto armato. Per combattere i secessionisti il governo camerunese ha utilizzato i militari del RIB (Rapid Intervention Battallion). A livello economico, questo conflitto ha causato danni alle principali aziende statali delle regioni anglofone, come la CDC (Camerun Development Corporation) e la Pamol, con licenziamenti e cali delle produzioni.
In questo conflitto la Nigeria sostiene l’indipendenza della parte anglofona del paese, ma nello stesso tempo teme che il conflitto incoraggi i propri movimenti separatisti nel Biafra. Il Camerun è inoltre un importante alleato della Nigeria, nella lotta contro il gruppo radicale islamico del Boko Haram.
Dall’inizio dell’anno, la pressione internazionale su Yaoundé è aumentata. L’Unione africana è intervenuta in Camerun al fine di scoraggiare la possibilità di conflitti armati e la conseguente destabilizzazione dei paesi confinanti. Le Nazioni Unite hanno invece annunciato un proprio piano di aiuti umanitari per l’accesso alle regioni anglofone.
Gli aiuti internazionali si sono concentrati nelle regioni anglofone, dove vivono i tre quarti degli sfollati. Gli Stati Uniti sono contrari alle politiche del governo centrale camerunese, mentre la Germania, il Canada e il Regno Unito hanno condannato le violenze di questi mesi, chiedendo il dialogo tra le forze di sicurezza e quelle separatiste. La Francia ha invece sostenuto l’operato del governo camerunese, anche se in maniera un po’ defilata. Infine la Svizzera ha pressato il presidente camerunese Paul Biya per esaminare il proprio modello istituzionale, su base federalista.
Il conflitto nelle regioni anglofone sta causando una grave crisi umanitaria. Si stima che in questi anni almeno 3 mila persone sono state uccise, con 530 mila sfollati interni e 35 mila rifugiati in Nigeria. Inoltre in queste regioni, il rischio per le donne di subire abusi sessuali è molto alto.
Dall’inizio del conflitto la CENC (Conférence Episcopale Nationale du Cameroun) ha chiesto il dialogo tra le parti, per fermare le violenze. La Chiesa rimane divisa tra vescovi anglofoni e francofoni, i primi sono filo-federalisti, mentre i secondi preferiscono il decentramento o il regionalismo.
La popolazione anglofona del paese è pari a 24 milioni di persone. Il governo camerunese sembra escludere il federalismo, ma potrebbe acconsentire ad una forma di regionalismo o di un autentico decentramento. I principali leader delle regioni anglofone del paese sono: John Ngu Foncha, Emmanuel Mbella Lifafa Endeley, Solomon Tandeng Muna e Augustine Ngom Jua, hanno chiesto alle Nazioni Unite uno stato indipendente del Camerun.
Le proposte maturate durante gli incontri a Yaoundé agli inizi di ottobre riguardano l’adozione di uno status speciale per le regioni anglofone, mirato a rafforzare l’autonomia delle loro aree amministrative. Ricordiamo che negli Stati africani di lingua inglese esiste un duplice sistema amministrativo, uno sul modello europeo, e uno su quello etnico-tribale. Il modello francese è invece assimilazionista, con l’utilizzo di un sistema amministrativo di tipo francese.
Tra le altre proposte fatte ci sono quelle che riguardano l’immediato rilancio di alcuni progetti come la costruzione di infrastrutture: aeroporti e porti marittimi nelle 2 regioni, la rapida integrazione degli ex combattenti nella società, e che il nome del paese deve tornare quello della Repubblica Unita del Camerun. Inoltre una nuova legge, dovrà obbligare i funzionari governativi a dichiarare il valore dei propri beni, per contrastare la corruzione nella regione.
Nel frattempo il presidente Biya ha ordinato di fermare i procedimenti giudiziari contro centinaia di prigionieri, tra cui il leader dell’opposizione Maurice Kamto del CRM (Camerun Renaissance Movement).
Kamto e circa altri 500 membri del CRM furono arrestati dopo aver preso parte a proteste pacifiche contro le presunte irregolarità delle elezioni che Biya vinse, per ottenere il suo settimo mandato. Per il rilascio di questi prigionieri i separatisti avevano boicottato il Grande dialogo nazionale dei giorni precedenti.
Per il vecchio presidente Paul Biya questo sarà sicuramente il suo ultimo mandato e la risoluzione pacifica della crisi anglofona è forse la sua ultima possibilità di dare un nuovo slancio al paese, per non lasciare il Camerun in preda alle violenze.