Siria. Idlib: annunciata la tregua, ma i regolari vogliono la riconquista completa

E’ ancora dramma umanitario: in pochi mesi sono oltre mezzo milione le persone in fuga dai combattimenti, oltre la metà minori.

di Enrico Oliari

Dopo giorni di asperrimi combattimenti nella regione settentrionale di Idlib che hanno visto gli oppositori, in realtà spesso gruppi jihadisti, passare alla controffensiva, la Russia ha comunicato un nuovo cessate-il-fuoco a partire dalle ore 6.00 (o.l.). Fallita l’iniziativa dei miliziani, l’esercito regolare siriano ha raggiunto oggi diverse posizioni e conquistato una decina fra villaggi e fattorie, e la sospensione delle ostilità annunciata dai vertici militari russi dalla base di Hmeimim concentirà ai militari di consolidare i risultati territoriali.
Nonostante l’area di Idlib fosse stata dichiarata dal vertice di Astana (Russia, Turchia e Iran) zona di de-escalation, a Damasco preme portare sotto il proprio controllo l’ultima roccaforte ribelle, oggi in mano in parte alla minoranza turcomanna, sostenuta dalla Turchia, in parte ai jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (ex al-Nusra, ex al-Qaeda). Ad Idlib nei mesi scorsi sono stati portati ribelli e jihadisti con le loro famiglie da ogni parte della Siria man mano che l’esercito di Bashar al-Assad procedeva nelle varie riconquiste, ma le trattative sui vari tavoli non hanno prodotto risultati concreti circa il futuro della parte settentrionale del paese, se non il ritiro dei curdi dell’Ypg, ala armata del Pyd (Partito Democratico), dalle zone anche a est dell’Eufrate per consentire, come da accordo con gli Usa, alla Turchia di avere una fascia di sicurezza nel territorio siriano di alcuni chilometri. Tale misura scongiurerebbe, agli occhi del presidente turco Recep Tayyp Erdogan, un contatto diretto dei curdo-siriani con i curdo-turchi, in particolare con quelli del Pkk.
Oltre alle numerose vittime dell’offensiva siriana e dei raid russi, è ancora una volta emergenza umanitaria, e fonti mediche e della società civile nel distretto di Maarrat al-Numan, il più colpito dai raid russi, hanno riferito di circa 10mila persone in fuga nelle sole ultime 48 ore, diretti con ogni mezzo verso la città di Idlib e le aree prossime al confine turco. L’Onu ha riportato che dal 1 maggio al 18 agosto sono 576mila i civili siriani, soprattutto donne e bambini, che a Idlib e dintorni hanno abbandonato le loro case.
L’Osservatorio siriano per i Diritti umani, organizzazione con sede a Londra e vicina alle opposizioni, ma che in passato ha dato prova di avere il polso della situazione, ha riportato che dalla fine di aprile sono morti nei bombardamenti siriani e russi a Idlib circa 900 civili, mentre l’Onu riferisce nel numero di 370mila i morti dall’inizio del conflitto, nel 2011.
Scontri sono in corso a Latamne, località strategica a sud-est di Idlib, mentre le ostilità sarebbero terminate a Khan Sheikhun ed in diverse località della provincia di Hama, dopo che i regolari ne hanno preso il controllo.
Viene invece data come prossima l’offensiva dell’esercito siriano su Maarrat al-Numan, città che prima del conflitto contava 88mila abitanti.
Nel quadro degli accordi fra la Turchia e gli Usa c’è da registrare il ritorno, dopo due anni di crisi diplomatica, ad Ankara dell’ambasciatore statunitense, oggi Michael Satterfield.
Maarrat al-Numan, che nel 1098 fu teatro di un gravissimo eccidio ad opera dei crociati (furono massacrati 20mila civili) si trova lungo l’autostrada M5 che da Homs va ad Aleppo, nella Siria nord occidentale.