Siria. Rappresaglia di Erdogan dopo l’uccisione in un raid di 33 militari turchi

Erdogan minaccia l’Europa con i profughi.

di Shorsh Surme

Si rischia l’escalation nel nord della Siria dove nella notte 33 militari turchi, che erano parte del supporto di Recep Tayyp Erdogan ai “ribelli” turcomanni e di Hayat Tahrir al-Sham (ex al-Nusra, ex al-Qaeda), sono rimasti uccisi in un raid dell’aviazione turca.
I fatti sono avvenuti nella regione settentrionale di Idlib, dove da settimane è in corso l’offensiva dei regolari supportata dall’aviazione russa, ma immediata è scattata la rappresaglia turca annunciata con enfasi dal presidente Recep Tayyip Erdogan, il quale ha presieduto una riunione di emergenza affidando al ministro della Difesa Hulusi Akar e i comandanti delle forze turche le operazioni in Siria presso il confine.
Tra le forse di Damasco, supportate da quelle russe, e quelle turche vi sono stati scambi di raid e di lanci di missili per tutto il giorno, ed il ministro Akar ha poi rendicontato che sono stati “neutralizzati” 329 soldati siriani (16 i morti accertati) e colpiti oltre 200 obiettivi tra cui 5 elicotteri, 23 tank, 10 mezzi armati e numerosi depositi e armi.
L’emergenza è tuttavia umanitaria, con quasi un milione di profughi accalcati al confine in condizioni disperate, ma Erdogan ha pensato di utilizzarli per fare pressioni sull’Europa aprendo i confini, un “invito a recarsi nell’Unione Europea”, com’è stato riferito da un funzionario governativo di Ankara.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha l’anciato l’ennesimo appello al cessate-il-fuoco, destinato come i tanti in questi 9 anni di guerra a rimanere inascoltato.
La varietà è che la comunità internazionale, in particolare la Nato di cui la Turchia è paese membro, non hanno mai cercato di risolvere questo maladetto conflitto che ha causato e continua a causare migliaia delle vittime, spesso bambini inermi.