Siria. Telefonata di Erdogan a Trump, ‘invaderemo il nord del paese’

Il cordofobo Erdogan intende proseguire nella sua personalissima guerra al "terrorismo". Dopo che ha fatto passare decine di migliaia di foreign fighters dagli aeroporti turchi, passato armi ai "ribelli" siriano e comprato petrolio dall'Isis.

di Enrico Oliari –

Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan starebbe per dare seguito al proposito, manifestato in più occasioni, di invadere militarmente la Siria settentrionale, territorio dove da mesi sono in corso attacchi e contrattacchi tra l’esercito regolare siriano e i “ribelli”, in realtà spesso gruppi jihadisti come nel caso di Hayat Tahrir al-Sham (ex al-Nusra, ex al-Qaeda). A darne notizia è stata la Casa Bianca riferendo del colloquio intercorso fra Erdogan e il presidente Donald Trump, il quale già a metà settembre aveva annunciato l’invio di 150 militari a sostegno delle truppe turche e di conseguenza il ritiro dell’appoggio ai curdi dell’Ypg, ala armata del Pyd (Partito Democratico). Questi si sarebbero comunque ritirati da diverse posizioni anche a est dell’Eufrate come da accordo con gli Usa, i quali hanno accettato di garantire alla Turchia una fascia di sicurezza di alcuni chilometri nel territorio siriano.
I curdi dell’Ypg sono stati il primo baluardo all’espansione dell’Isis in Siria, si pensi alla storica battaglia di Kobane, ma per Erdogan, che negli anni della guerra ha fatto transitare dagli aeroporti turchi decine di migliaia di foreign fighters e dai confini armi dirette ai “ribelli” e petrolio contrabbandato dall’Isis, restano terroristi intenzionati ad intensificare i contatti e la cooperazione con i cugini del Pkk curdo. Si tratta, per intenderci degli stessi curdi addestrati anche dagli italiani e a spese degli italiani, nello stesso momento in cui i miliziani dell’Isis feriti venivano curati negli ospedali turchi.
A seguito della telefonata Trump ha twittato che “È il momento per noi di sfilarci da ridicole guerre senza fine, molte delle quali tribali. È il momento di riportare i nostri soldati a casa”. Ha poi aggiunto che “Combatteremo solo dove avremo benefici, e combatteremo solo per vincere. Turchia, Europa, Siria, Iran, Iraq, Russia e i curdi dovranno cavarsela da soli”.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha scritto sullo tesso social che “Siamo determinati a garantire la sicurezza della Turchia ripulendo la regione dalla presenza dei terroristi. Contribuiremo a portare sicurezza, pace e stabilità alla Siria”. Ha tuttavia garantito che “continueremo a sostenere l’integrità territoriale della Siria, come abbiamo fatto dall’inizio della crisi”.
Al momento dalle parti di Iran e Russia, altri attori in gioco e con la Turchia membri della “Conferenza di Astana”, tutto tace, segno che quanto sta accadendo rientra in un piano prestabilito, ma resta il fatto che la Siria verrà invasa militarmente dai militari di un paese straniero, nel beneplacito delle maggiori potenze.
Il tutto si sta svolgendo con l’ormai noiosissima retorica della “lotta al terrorismo”, termine confezionato dagli Usa per le guerre in Afghanistan ed Iraq ed oggi usato ed abusato da un po’ tutti coloro i quali hanno un fucile in mano. A cominciare da Erdogan.