di Enrico Oliari –
“Tutti dentro” era un film del 1984 diretto ed interpretato da Alberto Sordi, ma sembra anche essere lo slogan della Turchia di oggi, dopo che su volere del presidente Recep Tayyip Erdogan sono finiti negli ultimi tempi dietro alle sbarre, per un motivo o per l’altro, giornalisti, deputati curdi, politici dell’opposizione, insegnanti gulenisti, magistrati, dirigenti pubblici, militari e persino diplomatici.
L’impostazione neo-ottamanista di Erdogan ha ormai trasformato la Turchia in una realtà non accettabile per l’Unione Europea, nonostante l’accordo sui migranti preveda, oltre allo stanziamento di 6 miliardi (quasi 500 milioni la parte dell’Italia), l’abolizione dei visti per i cittadini turchi e la riapertura dei processi di adesione. Un quadro da sultanato che poco si sposa con lo spirito democratico e libertario europeo, per cui la prudenza di Bruxelles viene ad essere del tutto comprensibile.
Erdogan questo lo sa, e se prima ha aperto ai rapporti con la Russia di Vladimir Putin (nonostante la Turchia sia un paese Nato), oggi il presidente turco, rientrando dall’Uzbekistan, ha scoperto un’altra carta, affermando che “Sarebbe sbagliato intestardirsi a voler entrare nell’Ue, la Turchia potrebbe vagliare nuove opzioni, come entrare a far parte del patto di Shanghai”. Ha quindi notato che è dal 1960 che Ankara sta cercando di unirsi all’Europa, per cui “Come è possibile rimanere in sala d’attesa 56 anni?”.
L’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Shanghai Cooperation Organisation, SCO) è un organismo intergovernativo fondato il 14 giugno 2001 dai capi di Stato di Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan, ed in seguito si è aggiunto come membro l’Uzbekistan; i paesi osservatori, che potrebbero aderire a breve, sono Afghanistan, Bielorussia, India, Iran, Mongolia e Pakistan; i partner di dialogo sono Cambogia, Azerbaijan, Armenia, Nepal, Sri Lanka e Turchia.
A quanto pare Erdogan sta considerando di non continuare a rincorrere Bruxelles per passare all’SCO e alla sua cooperazione economica, per la sicurezza e per gli scambi culturali.
Il presidente turco ha quindi posto un ultimatum all’Ue, dichiarando ai giornalisti che la Turchia “aspetterà fino alla fine dell’anno”, anche perché i visti sono stati concessi ai sudamericani mentre i turchi sono ancora in attesa di una risposta”. E sui soldi per i migranti ha lamentato che si sarebbe visto solo qualche spicciolo.
Le dichiarazioni di Erdogan sono suonate come musica alle orecchie di Mosca, per cui Alexey Puskov, membro del Comitato della Difesa, ha definito “un passo logico” la possibilità che la Turchia richieda l’adesione all’SCO.