Ucraina – Italia: 25 anni di rapporti diplomatici. L’ambasciatore Perelygin, ‘uniti nei valori’

di Yevhen Perelygin * –

“Quando un viaggiatore è accompagnato da un amico la strada si fa più piacevole” recita un vecchio adagio. Applicando questa saggezza popolare al paradigma politico si vede come le strade percorse da intere nazioni sono spesso interconnesse, il percorso di un Paese è spesso influenzato in modo positivo dal Paese-amico, soprattutto quando vi è un legame importante. Non ho intenzione di svolgere qui un’analisi approfondita delle relazioni tra l’Ucraina ed altri Paesi, lontani o vicini, con cui interagiamo quotidianamente. Ciononostante, di una cosa ne sono certo: il forte legame nato venticinque anni fa fra l’Italia e l’Ucraina (allora giovane democrazia ma una nazione ricca di storia millenaria) ebbe un’impatto molto positivo fra i nostri paesi, sia nello sviluppo dei rapporti umani e socio-culturali sia nel cammino europeo dell’Ucraina.
Infatti, nel gennaio del 1992, i governi dell’Ucraina e dell’Italia, subito dopo il referendum ucraino del 1° dicembre 1991 dove più del 90% dell’elettorato espresse il proprio consenso all’Atto d’Indipendenza, allacciarono relazioni diplomatiche e aprirono un nuovo capitolo nella storia delle relazioni bilaterali.
Venticinque anni sono trascorsi in un attimo, e le relazioni ucraino-italiane si sono sviluppate sfidando i flutti di un contesto internazionale particolarmente complesso, ne è nata una relazione amichevole e fruttuosa, costruttiva e ricca di connessioni, che ha portato vantaggi concreti a entrambi i popoli.
In questi anni l’Ucraina e l’Italia, nazioni amiche, si fidano l’una dell’altra. L’Italia è stata uno dei primi stati-membri della Comunità Europea a riconoscere la nuova libera Ucraina ed a prendere contatto con essa incoraggiando con decisione lo sviluppo delle relazioni bilaterali e sostenendo le riforme in vari settori in Ucraina.
Tutt’oggi l’Italia, senz’altro, è uno tra i partner più importanti del nostro Paese, sotto molti punti di vista. Nel contesto politico è il Paese membro dell’Unione Europea per cui l’integrazione rimane tra le priorità della nostra politica estera. Ci contraddistingue un intenso dialogo politico su molti piani. Da punto di vista economico l’Italia è il terzo partner commerciale dell’Ucraina in Europa, con un interscambio pari a 5 miliardi di dollari. Nel parlare, invece, dei rapporti umanitari tra i nostri Paesi, non posso non sottolineare la presenza in Italia di una numerosa comunità ucraina che dà il suo valoroso contributo allo sviluppo della vita socio-economica dell’Italia.
Sebbene l’instaurazione dei rapporti diplomatici tra l’Ucraina e l’Italia sia avvenuta solo un quarto secolo addietro, la cooperazione tra i nostri popoli affonda le sue radici in almeno otto secoli fa, da quando furono stretti antichi legami tra la Repubblica di Genova e la Rus’ di Kyiv (l’antico Stato Ucraino), in particolare la Crimea, dove sorsero colonie e possedimenti genovesi tra il XIII e il XV secolo. Ancora oggi si ammira in quell’area una fortezza genovese, monumento architettonico che ricorda le vie dei genovesi sulle antiche terre ucraine.
Nei secoli sono fioriti gli scambi e la reciproca compenetrazione culturale dei due Paesi. Mi preme ricordare ai lettori italiani come illustri ucraini hanno lasciato le loro impronte nella cultura e nella storia italiana, così come anche gli italiani hanno donato il loro contributo allo sviluppo della civiltà ucraina. Forse non molti in Italia ricordano il fatto che, nel XV secolo, il Rettore dell’Università di Bologna fu un prominente filosofo, astrologo, scrittore e medico ucraino, Jurij Drohobyč (conosciuto dai contemporanei come Magister Georgius Drohobich). Sempre in Italia ha svolto i suoi studi il Metropolita Pietro Mohyla, che riportò agli antichi splendori la Metropolia Ortodossa di Kyiv. All’Università di Padova, fra il XIV e il XVIII secolo, passarono centinaia di studenti provenienti dall’Ucraina, mentre a Roma al Collegio Greco risiedevano eminenti ecclesiastici di origine ucraina. Gli storici indicano come la prima colonia ucraina si formò a Roma alla fine del XVI secolo.
In questo contesto è importante ricordare, inoltre, due nostri grandi connazionali la cui vita fu legata a Roma, i Primati della Chiesa Ucraina Greco-Cattolica Andrey Sheptytsky e Joseph Slipyj.
A Roma per lungo tempo visse un nostro famoso connazionale Nikolai Gogol. Lo scrittore trascorse in Europa più di dieci anni (dal 1836 al 1847), la maggior parte di questo periodo lo visse a Roma, di questa città era perdutamente innamorato e la definì “La patria della mia anima”. Nella Città Eterna egli ha lasciato molte tracce: vi sono ancora le tre case in cui visse; e poi ci piace ricordarlo al famoso “Caffè Greco”, dove gustava il suo caffè preferito con la panna e scriveva “Le anime morte”.
Un ruolo particolare per la conoscenza in Italia della letteratura “rutena” (il termine con cui nei secoli precedenti si indicavano gli ucraini) si deve a Mykhajlo Drahomanov che, con lo pseudonimo di Ukraino, scrisse nel 1873 per la “Rivista europea” di Angelo De Gubernatis un lungo saggio che, come confermano oggi gli studiosi italiani di slavistica, è di primissimo piano per la limpidezza e la precisione con cui l’autore offre un’immagine geografica, etnografica e storica della cosiddetta “Ruthenia”.
Drahomanov spiegava al pubblico italiano circa un secolo e mezzo fa l’esistenza di una popolazione che oggi definiamo Ucraina, ma che allora, data la divisione delle terre ucraine fra Impero asburgico e Impero russo, non aveva una precisa identità, anche a causa delle differenti denominazioni con cui erano indicati gli ucraini (“ruteni” nell’Impero asburgico e “piccolo-russi” nell’Impero russo).
In questo contesto mi preme sottolineare come Drahomanov probabilmente fu il mio primo connazionale a presentare al raffinato pubblico italiano il sommo poeta ucraino Taras Ševčenko, alla fine dell’Ottocento, nei circoli letterari italiani, raccontava con cognizione di causa la sostanziale differenza tra l’Ucraina e la Russia:
“In Russia stessa, l’Ucraina è un paese dove il popolo conservò più lungamente la libertà personale, dove si trattenne di più l’uguaglianza fra le classi della popolazione, dove le tradizioni della storia spontanea del popolo furono più vive, che in qualsiasi altra parte”.
Non siamo in grado di affermare se in questa sua opera Drahomanov fu ispirato dal Risorgimento Italiano, anche se conosciamo l’impatto che ebbe il processo di unificazione dell’Italia fra gli intelletuali dell’epoca, cui seguì il risveglio di sentimenti romantici, nazionalisti e patriottici anche in questa parte d’Europa. Non a caso, dunque, Drahomanov presenta l’anima democratica e libera di Ševčenko, in forte contrasto con il contesto sciovinistico ed antidemocratico della Russia:
Ševčenko dovrebbe essere stimato fra i maggiori poeti veramente popolari, cioè non solamente nazionali, – perché il nazionalismo russo s’unisce con idee ristrette e cosiddette chauvinistiche – ma fra i poeti della democrazia, della libertà e della umanità”.
Un’altro importante personaggio della cultura e letteratura ucraina influenzato dall’Italia è stato il famoso scrittore Ivan Franko che, dopo aver ammirato la statua di Mosè di Michelangelo a Roma, scrisse il suo famoso poema “Mosè” dove rappresentava le aspirazioni alla libertà del popolo ucraino. Sempre Ivan Franko dedicò alla cultura italiana il suo libro “Dante Alighieri” in cui associò Dante con l’inizio di una nuova cultura e un nuovo modo di pensare.
A parte la letteratura, un ponte privilegiato nei rapporti culturali con l’Italia rimane la musica. Alcuni anni fa abbiamo celebrato 140 anni dalla nascita della nostra rinomata compatriota Salomé Krushelnytska – la famosa cantante lirica che all’inizio del Novecento per lunghi anni fu protagonista delle rappresentazioni nei più gloriosi teatri italiani, dal Teatro San Carlo di Napoli al Teatro alla Scala di Milano.
Tali scambi culturali hanno mantenuto la loro intensità fino ai nostri giorni. La nostra capitale Kyiv, unitamente ad altre città ucraine, è spesso teatro privilegiato di rappresentazione del patrimonio musicale italiano. Basti ricordare, negli ultimi anni, il Festival internazionale «Ave Verdi» svoltosi a Kyiv, Dnipro, Donetsk, Lviv, Odessa e Kharkiv e dedicato al 200° anniversario della nascita di Giuseppe Verdi (con la partecipazione di tutti i teatri lirici d’Ucraina e del Teatro dell’Opera di Roma); le tre kermesse dedicate alla musica barocca, «Italia Festival Barocco»; i molti concerti a Roma e in tante altre città italiane dell’Orchestra sinfonica della Radiotelevisione di Ucraina. A questo si aggiungono ulteriori e numerose iniziative che hanno visto la partecipazione di molti artisti italiani e ucraini favorendo la vicinanza culturale dei nostri popoli e l’integrazione dell’arte ucraina nei moderni processi culturali paneuropei.
L’Ucraina, a suo tempo gravemente colpita dalla catastrofe di Chernobyl, è tutt’ora profondamente grata al popolo italiano per il suo generoso aiuto nella minimizzazione delle conseguenze di questa colossale tragedia umana. L’Italia fu tra i primi Paesi del mondo a manifestare la solidarietà all’Ucraina, divenendo nostro importante partner nel campo umanitario.
Nella sfera economica, dopo il 2015, l’Italia è diventata il partner numero uno in Europa per gli esportatori ucraini: il totale delle esportazioni ucraine verso l’Italia supera la somma delle forniture totali verso Germania e Francia. E in termini di investimenti diretti esteri l’Italia è tra i dieci maggiori investitori nella nostra economia.
Oggi il volume degli scambi è diminuito di quasi la metà e la prima causa di tale calo è l’aggressione russa in Ucraina che è costata quasi 1 miliardo di euro ai produttori italiani. Tuttavia, resistono gli spazi e le condizioni per proseguire nei rapporti commerciali e nella cooperazione economica. A conferma di ciò, ricordiamo come dal 1° gennaio 2016, data di inizio dell’area di libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione Europea, l’export italiano verso l’Ucraina è cresciuto del 40%.
Le aree più promettenti per la collaborazione economica sono quelle dove l’Italia ha accumulato grande esperienza e ha raggiunto un riconoscimento internazionale, ad esempio l’efficienza energetica e altri settori di eccellenza. Inoltre, nel processo di modernizzazione degli impianti industriali produttivi, si rende necessario l’aggiornamento di attrezzature e impianti. Questo costituisce un cluster dove si potranno applicare le idee e l’esperienza italiane, nel rinnovamento di macchinari, attrezzature e supporto ai piani di finanziamento e ammortamento.
Nonostante l’aggressione russa contro l’Ucraina iniziata nel 2014, quando il nostro Paese dovette affrontare un vicino di casa aggressivo e fortemente militarizzato e i cui i leader non riescono ad accettare la scelta europea del popolo ucraino, la nostra Nazione ha lanciato un più che ampio processo nelle riforme, dalla riforma costituzionale a quella giudiziaria, nonché nella lotta alla corruzione. In questo difficile periodo l’Ucraina è già riuscita ad assicurare importanti trasformazioni e una crescita macroeconomica, in particolare, le ultime stime del FMI indicano un ritorno alla crescita fino al 2,5% nel 2017.
In tale processo di incessante sviluppo, l’Ucraina continua ad essere profondamente interessata all’intensificazione dei rapporti con lo Stato italiano ed è pronta a dare un ulteriore impulso alla cooperazione bilaterale nel commercio e negli investimenti, nella cultura e nell’arte, nella scienza e nell’istruzione, nonché in ambito umanitario che è di particolare rilevanza per ambedue i Paesi. L’intento principale è l’ulteriore arricchimento del dialogo ucraino-italiano con maggiori, nuovi e costruttivi contenuti.
Per edificare l’avvenire dobbiamo fare tesoro dell’esperienza dei venticinque anni appena trascorsi, vogliamo aprire margini sempre più ampi per lo sviluppo futuro della cooperazione bilaterale. Desideriamo compiere ogni giorno tutti gli sforzi necessari, così come abbiamo sempre fatto, per rendere possibile il miglior sviluppo del partenariato ucraino-italiano, che ha come fine il bene dei nostri popoli, la pace e la sicurezza in tutta l’Europa.

* Ambasciatore di Ucraina in Italia.

Nella seconda foto: Crimea (Ucraina). Il “Nido di rondine”, sul mar Nero.