Ungheria. Pieni poteri a Orban: richieste nell’Europarlamento per la procedura di infrazione

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Il parlamento ungherese, che vede la maggioranza di centrodestra, ha riconosciuto a fine marzo pieni poteri al premier populista Viktor Orban con 137 deputati a favore e 53 contrari, una misura adottata ufficialmente per far fronte all’emergenza coronvirus, ma secondo le opposizioni e l’opinione pubblica internazionale per esautorare in modo transitorio determinati poteri democratici e mettere mano liberamente alla Costituzione.
Già sul finire della scorsa legislatura europea il Partito Popolare aveva sospeso il partito di Orban, Fidesz, per le continue affermazioni euroscettiche e soprattutto per aver introdotto normative anti-migranti come la previsione del reato per chi li aiuta e campi di detenzione per chi entra illegalmente nel paese (famosa la frase di Orban “via le popolazioni aliene”), ed il premier si era espresso affermando che “Non siamo contro l’Europa e l’Unione Europea, ma non vogliamo questa Europa. Vogliamo un’Europa di successo e forte, ma per fare ciò, serve che diciamo tutto quello che ci ferisce”. Orban, che in più occasioni aveva attaccato duramente l’allora capo della Commissione Jean-Claude Juncker, si era poi precipitato a Bruxelles per salvare la situazione, anche perché l’Ue farà ribrezzo, ma non il fiume di denaro che arriva in Ungheria.
Oggi al Parlamento europeo è tornato su quei pieni poteri attribuiti a Orban senza condizioni, e gli eurodeputati hanno affermato che la democrazia e i diritti fondamentali sono minacciati in Ungheria, esortando così Commissione e Consiglio europeo a proteggere i cittadini ungheresi.
In un dibattito con la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourová e la presidenza croata dell’Ue, la maggioranza degli eurodeputati che sono intervenuti ha sottolineato che le misure di emergenza adottate dal governo ungherese per combattere la pandemia COVID-19, compresa la dichiarazione di uno stato di emergenza illimitato, non sono in linea con i principi dell’Ue e ha parlato di un rischio crescente per la democrazia.
Diversi deputati hanno invitato la Commissione europea a terminare l’esame delle modifiche giuridiche approvate in Ungheria e avviare una procedura di infrazione. In particolare hanno chiesto di sospendere i pagamenti Ue all’Ungheria previsti per il nuovo Quadro finanziario pluriennale e per il Piano di ripresa, a meno che non sia nel frattempo ripristinato lo stato di diritto. Hanno inoltre criticato l’atteggiamento passivo del Consiglio europeo e hanno insistito affinché esso prenda posizione sulla procedura dell’articolo 7 avviata dal Parlamento.
Alcuni deputati hanno però difeso le decisioni prese da un parlamento democraticamente eletto in Ungheria e hanno paragonato le misure eccezionali adottate nel paese a quelle adottate da altri Stati membri dell’Ue, come la Francia o la Spagna.
Nella sua risoluzione del 17 aprile il Parlamento aveva già dichiarato che le decisioni dell’Ungheria di prolungare lo stato di emergenza a tempo indeterminato, di autorizzare il premier governare per decreto e di indebolire il controllo del Parlamento sono “totalmente incompatibili con i valori europei”.
I deputati hanno sottolineato che tutte le misure relative al COVID-19 “devono essere in linea con lo stato di diritto, strettamente proporzionate (…), chiaramente collegate alla crisi sanitaria in corso, limitate nel tempo e sottoposte a controlli regolari”.