di Enrico Oliari –
Il nuovo presidente Usa Joe Biden si è insediato oggi alla Casa Bianca con una cerimonia tutto sommato austera per le circostanze, in una Washingron blindata da esercito e polizia per prevenire disordini dopo gli scontri con tanto di assalto al Campidoglio del 6 gennaio. Sul palco tre ex presidenti, Barak Obama, Bill Clinton e George W. Bush, ma non Donald Trump, che in segno di disprezzo si è allontanato già in mattinata a bordo di un elicottero e che si è limitato a mandare un video. Presenti ovviamente la vicepresidente Kamala Harris e lo staff che comporrà il governo, mentre l’inno nazionale è stato cantato da lady Gaga, che ha collaborato con Biden sulle questioni relative alla violenza domestica.
Dopo il giuramento di prassi, Biden ha affermato con l’enfasi che si addice che “siamo qui grazie alla voce del popolo e per volontà del popolo”, in questa giornata dell’America, della democrazia, della storia, della speranza”.
“La nostra Costituzione è forte come è forte la nostra nazione”, ha continuato il 46mo presidente, aggiungendo che “dobbiamo pensare alla nostra unione e perfezionarla: dobbiamo guarire le ferite del passato, ma anche lavorare a un futuro più roseo”.
Biden ha parlato anche della pandemia, “che ci è costata più vittime della Seconda guerra mondiale e che ha inciso sulla nostra economia e sulle nostre imprese”.
Al centro del suo discorso c’è stata la parola “unità”: “chiedo agli americani di essere uniti a me contro l’astio, contro l’estremismo, la violenza, la disoccupazione, il timore, la disperazione… dobbiamo ricostruire un sistema sanitario e giudiziario, il sogno della giustizia è per tutti e non sarà posticipato”. “Voltiamo pagina – ha insistito -, gli Usa devono tornare ad essere leader mondiali”.
Joseph Robinette Biden Jr. è nato a Scranton il 20 novembre 1942, ed è esponente dell’area moderata del Partito Democratico. Giurista ed avvocato, già a 29 anni è stato eletto senatore per il Delaware, riconfermato poi per altri sei mandati. Da sempre impegnato per la politica estera e per il settore della giustizia, nel 2009 è diventato vicepresidente sotto l’amministrazione di Barack Obama.
In molti tuttavia ripongono speranza sulla riadesione degli Usa al Jpcoa, l’accordo sul nucleare iraniano sottoscritto dal “5+1” nel 2015 dall’amministrazione Obama con la Repubblica Islamica.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha continuato il pensiero di Michael affermando che “L’Europa ha ora un amico alla Casa Bianca ed è pronta per un nuovo inizio con il suo partner più vecchio e più fidato. Dobbiamo spingere per un cambiamento globale basato su valori comuni, sulla democrazia, sul cambiamento climatico, sulla gestione della pandemia e sulla digitalizzazione”. Riferendosi all’assedio del Campidoglio organizzato online, ai discorsi d’odio e alla disinformazione diffusa attraverso i social media, ha chiesto la cooperazione con gli Stati Uniti per regolamentare i giganti della tecnologia, affermando che “Il potere politico sfrenato dei giganti di internet deve essere limitato, poiché il loro comportamento deve essere dettato da leggi invece di decisioni arbitrarie prese da un amministratore delegato della Silicon Valley”.