Usa. La strategia di Biden verso l’Africa

di Francesco Giappichini

Si è svolto a Washington l’United states – Africa leaders summit 2022, in cui l’Amministrazione Biden ha reso esplicita la nuova strategia statunitense verso il continente africano. Washington vuole essere di nuovo protagonista in Africa: nell’immediato, per contrastare le manovre russe e cinesi, e a lungo termine per l’affermazione, in tutto il continente, di pace, sicurezza, buon governo, e diritti umani. Quali presupposti, va da sé, di prosperità e scambi commerciali. L'”Unites states strategy towards subsaharan Africa”, documento strategico datato agosto ’22, fa seguito all’approccio trumpiano all’insegna del disinteresse, che molti analisti hanno definito «hautain» (sprezzante); ma nello stesso tempo punta a migliorare i risultati ottenuti dall’antico inquilino della Casa Bianca, Barack Obama. Del resto, secondo molti analisti, quello tra Obama e l’Africa è stato un «rendez-vous manqué», nonostante le enormi aspettative. Un rapporto segnato sì dal celebre viaggio in Kenya ed Etiopia del ’15, e da tanti emozionanti interventi, ma privo d’iniziative generose sul piano finanziario, da parte di un’Amministrazione distratta da altri problemi: dalla recessione, al ritiro delle truppe da Iraq e Afghanistan.
Veniamo alla cronaca. A questo secondo Vertice Stati Uniti – Africa, che fa seguito a quello dell’agosto ’14, organizzato da Obama, hanno partecipato 49 leader africani, che si sono sommati al presidente della Commissione dell’Unione africana. Gli unici Paesi esclusi dal summit sono stati Eritrea, Mali, Guinea, Burkina Faso e Sudan: tra Asmara e Washington, le relazioni diplomatiche sono ridotte al minimo, mentre per quanto riguarda gli altri Stati, il Dipartimento di stato ha scelto di adeguarsi alle decisioni dell’Unione africana, (queste Nazioni hanno subito recentemente golpe militari, e sono state sospese dagli organi dell’organizzazione). Sin dal secondo giorno del Vertice, il presidente Joe Biden ha spiegato la natura della nuova strategia. Si tratta di un partenariato alla pari, che riguarda specifiche aree d’interesse, e s’impegna a rispettare le volontà dei singoli Paesi. Invero le uniche critiche hanno riguardato aspetti secondari: l’aver perpetuato la divisione tra Africa sub sahariana e settentrionale, che sovente gli analisti giudicano artificiale e quasi un retaggio coloniale, e l’aver posto al centro di questa cooperazione afroamericana lo scontro con Russia e Cina. Del resto nei media si è dato ampio spazio all’allarme che il segretario di stato, Antony Blinken, ha lanciato contro le attività del Gruppo Wagner.
L’ultima giornata di questo Summit di evidente successo, il 15 dicembre, è stata la più importante, sotto il profilo politico: Biden ha chiesto una rappresentanza permanente dell’Unione africana al Group of twenty (G20), e ha annunciato di voler visitare il Continente, dopo il viaggio di Obama di sette anni fa. Del resto non va dimenticato che a settembre si era detto favorevole a una riforma del Consiglio di sicurezza, che garantisse un seggio all’Africa. Il Vertice ha dato il via a una cooperazione pubblica del valore di 55 miliardi di dollari (spalmati in tre anni). Fanno parte di questo ammontare i due miliardi e mezzo di dollari stanziati per contrastare l’insicurezza alimentare: una goccia nel mare, se si ricorda che nel solo Madagascar il sei per cento dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione acuta. Si segnalano poi accordi commerciali privati, per un totale di quindici miliardi.