Il lungo processo di sviluppo dell’agricoltura uzbeka

di Giuliano Bifolchi –

agricolturaIl settore primario ha rappresentato fin dai primi giorni dell’indipendenza un elemento fondamentale per l’economia dell’Uzbekistan, repubblica dell’Asia centrale costituita dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Obiettivo del governo di Tashkent è sempre stato quello di implementare le politiche agricole volte sia a sostenere la sicurezza alimentare, tramite il rafforzamento della produzione agricola (frutta e vegetali), sia di favorire la creazione di posti di lavoro.
Conseguenza di questa politica nazionale è stata quella di aver incrementato i posti di lavoro nel settore primario e aver reso l’agricoltura uno dei principali vettori delle politiche economiche e sociali uzbeke.
Secondo i dati forniti dal CIA World Factbook, l’agricoltura influisce sul Pil nazionale con una percentuale pari al 18.5% e gli impiegati in tale settore rappresentano il 25.9% della forza lavoro. Su un totale di 13.32 miliardi di dollari di esportazioni (2014), guidate in primis dai prodotti energetici, dal cotone, dall’oro e dai minerali, le derrate alimentari sono riuscite a ritagliarsi un loro ruolo chiave.

Il processo di sviluppo del settore agricolo.
Una storica decisione fu presa già nel 1989 quando, ancora sotto la gestione dell’Unione Sovietica, il governo uzbeko decise di allocare più di 400mila ettari di terra irrigata all’agricoltura segnando un cambio di tendenza nel paese centro asiatico; gli step successivi hanno visto la trasformazione di una parte delle terre dedite alla coltivazione del cotone e della seta in aree agricole produttive che hanno favorito il raddoppiamento della produzione di cereali e colture. Come risultato di questa politica l’Uzbekistan, paese che prima importava più dell’80% della domanda di grano, è riuscito ad ottenere l’indipendenza cerealicola tanto sperata producendo annualmente più di 7 milioni di tonnellate di grano.
Le altre linee guida delle politiche agricole nazionali hanno riguardato la liquidazione delle fattorie collettive e statali in favore della privatizzazione con l’obiettivo di assicurare la crescita produttiva e l’utilizzo di moderne tecnologie; alla privatizzazione si aggiungono poi la diversificazione, l’espansione del sistema creditizio, la creazione di un sistema e di procedure effettive per favorire il mantenimento e la gestione delle imprese agricole, la fornitura di materiali e risorse tecnologiche (combustibile, fertilizzanti chimici, pesticidi biologici e chimici, etc.) ed infine la formazione di hub logistici di stoccaggio e trasporto dei prodotti agricoli.
Lo sviluppo del settore primario e l’espansione del numero di compagnie agricole e di fattorie rimane una delle priorità principali del governo uzbeko; attualmente il numero di fattorie nel paese è pari a 67.804 unità e, secondo la legge “Sulle imprese agricole” ed il decreto presidenziale “Sulle misure per migliorare ulteriormente l’organizzazione delle attività e dello sviluppo dell’agricoltura in Uzbekistan”, l’obiettivo è quello di creare una forza sociale e politica responsabile per l’ulteriore sviluppo del settore primario e degli altri settori ed esso afferenti in modo da migliorare la qualità della vita.
Per quanto riguarda i numeri è possibile evidenziare che fin dal 1997 l’agricoltura ha dimostrato una crescita annuale positiva del 6-7% ed il volume della produzione agricola dal 1991, anno dell’indipendenza del paese, è stato superiore al doppio.
Crescita nella produzione agricola, incentivi e riforme fiscali ed aumento della forza lavoro hanno favorito anche le esportazioni facendo divenire l’Uzbekistan uno dei principali esportatori della regione e fornitore non solo della Federazione Russa, ma anche degli altri paesi facenti parte della Csi allargando infine il raggio d’azione a 120 stati tra cui Stati Uniti, Giappone Indonesia, Norvegia, Mongolia e Arabia Saudita.
Come forma di supporto del settore primario è intervenuto anche il miglioramento ed il potenziamento di quello idrico con la costruzione o modernizzazione delle strutture adatte per la fornitura idrica. La scarsità di risorse ed un problema idrico generale della regione dell’Asia Centrale non hanno ostacolato la crescita e lo sviluppo del settore primario ed il paese, inserendo la gestione ed ottimizzazione delle acque nazionali tra i propri obiettivi, è riuscito a mantenere stabile il proprio potenziale idrico e di irrigazione. Esempio lampante è dato dall’utilizzo del budget statale che annualmente finanzia il rinnovamento di più di 5 mila chilometri di canali; nel 2007 è stato creato uno speciale fondo per la modernizzazione e ripresa delle attività delle terre il quale ha finanziato un programma statale per il periodo 2008 – 2012.