Sarahah. Il (non) social made in Saudi Arabia

di Vanessa Tomassini –

Sarahah è stata lanciata in Medio Oriente lo scorso febbraio, ed è divenuta rapidamente l’applicazione più scaricata in tutto il mondo. Il servizio, scaricabile gratuitamente anche in Italia, è stato ideato dal giovane saudita Zain al-Abidin.
Sarahah, che in arabo significa onestà o candore, permette di inviare messaggi ad ogni iscritto, in forma anonima e senza che chi lo riceva abbia la possibilità di replicare. Ad un mese dal lancio, l’app contava secondo la BBC 2,5 milioni di utenti in Egitto, 1,7 milioni in Tunisia e 1,2 milioni in Arabia Saudita. Oggi le schermate con i messaggi di Sarahah sono condivisi ed impazzano sui social italiani.
Anche se è difficile dire molto dal sito web e dalla descrizione dell’applicazione stessa, Sarahah sembrerebbe consentire di condividere il tuo nome utente con chiunque desideri, in modo da poter inviare e ricevere messaggi anonimi. Il servizio consiglia, oltre a caricare una foto del profilo, di collegare il proprio profilo snapchat per permettere agli utenti di esprimere un proprio feedback. L’applicazione, che ha ottenuto i numeri dei più famosi social network, permette di salvare i messaggi preferiti, ma non è possibile rispondere, appare in arabo nell’App Store, ma il testo è in inglese una volta che l’applicazione viene scaricata.

Come nasce Sarahah?
L’applicazione made in Arabia Saudita nasce e viene sviluppata nel 2016. L’obiettivo di Tawfiq era fare in modo che i lavoratori potessero comunicare in modo “trasparente” con i propri datori di lavoro qualora ci fossero dei problemi in ufficio o sul posto di lavoro, come lui stesso dichiara alla piattaforma statunitense d’informazione digitale Mashable. Quello che doveva essere un modo di segnalare anonimamente qualsiasi tipo di disservizio o problematica nell’ambiente lavorativo, è divenuto rapidamente il mezzo di inviare qualsiasi tipo di messaggio nell’anonimato, tra oltre 14 milioni di iscritti e circa 20 milioni di visualizzazioni al giorno.

Ma quali sono i pericoli?
Dietro all’anonimato si può nascondere chiunque, ma soprattutto come accade per altri social, gli utenti in questo caso non avrebbero nemmeno la necessità di creare profili falsi per esprimere concetti d’odio, turpiloqui e crudeltà verso singoli soggetti o gruppi di individui. Sarahah rischia di divenire un ottimo modo per fanatici e bulli per mietere nuove vittime tra i soggetti più vulnerabili, in particolare tra i giovanissimi. Basta scorrere tra le recensioni per capire di cosa stiamo parlando. “Mio figlio si è iscritto e subito dopo 24 ore qualcuno ha postato un commento razzista orribile sulla sua pagina, compreso il dire che doveva essere linciata”, ha pubblicato un utente. “Il sito è un terreno fertile per l’odio” testimonia una madre. Un altro utente scrive in inglese “Non la scaricate se non volete essere vittima di bullismo”. Malgrado i nobili scopi originali, molti sociologi si dicono preoccupati dalla mancanza di controllo dei messaggi inviati, che renderebbe Sarahah tanto divertente quanto pericolosa.

Com’è possibile spiegare questo grande successo?
E’ ovvio che la maggior parte degli utenti non è stata vittima di bullismo o non ha dato molta importanza a qualche messaggio poco gentile. La risposta più plausibile a questa domanda sembrerebbe essere la curiosità umana: la gente non riesce proprio a fare meno di conoscere ciò che gli altri pensano realmente di loro, ma basta veramente il messaggio di uno sconosciuto a infondere o meno sicurezza?