Ucraina. I russi insistono, ‘laboratori Usa per le armi biologiche’

di C. Alessandro Mauceri

L’affermazione del portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian su Twitter è di quelle che lasciano a bocca aperta: “Gli Stati Uniti hanno 336 laboratori in 30 paesi sotto il loro controllo, di cui 26 solo in Ucraina. Dovrebbe dare un resoconto completo delle sue attività militari biologiche in patria e all’estero e sottoporsi a verifiche multilaterali”. Per questo ha invitato gli Stati Uniti a fornire “dettagli rilevanti il prima possibile” riguardanti presunti laboratori biologici statunitensi in Ucraina.
Una affermazione la sua che è seguita di poco a quella simile da parte dei russi, immediata dopo l’invasione dell’Ucraina, e che avrebbe dovuto scatenare un inferno.
Qual è la reale situazione circa le armi biologiche in Ucraina? E nel mondo? E cosa si intende per “armi biologiche”?
Si tratta di armi che diffondono organismi o tossine che causano malattie per danneggiare o uccidere esseri umani, animali o piante, possono essere mortali o altamente pericolose per la salute. Il pericolo legato all’utilizzo di queste armi (come per le armi chimiche e per quelle nucleari) è che non è possibile limitare le conseguenze del loro uso ad una ristretta area di territorio, per cui le conseguenze del rilascio deliberato di agenti biologici o tossine potrebbero essere drammatiche.
Per questo motivo i paesi le Nazioni Unite hanno predisposto la “Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, della produzione e dello stoccaggio di armi batteriologiche (biologiche) e tossiche e sulla loro distruzione”, o BWC. Questo documento, negoziato durante la Conferenza del Comitato per il disarmo a Ginevra, in Svizzera, risale addirittura al 1972. Entrato in vigore il 26 marzo 1975, il BWC integra il Protocollo di Ginevra del 1925 che proibiva solo l’uso di armi biologiche. La Convenzione sulle armi biologiche (BWC) è considerata una norma “forte”: vieta non solo lo sviluppo, ma anche la produzione, l’acquisizione, il trasferimento, lo stoccaggio e l’uso di qualsiasi arma biologica e tossica. È il primo trattato multilaterale sul disarmo a vietare un’intera categoria di armi di distruzione di massa (WMD). Fino ad ora questa Convenzione è stata ratificata da 183 stati parti e quattro stati firmatari. Periodicamente si tengono incontri per aggiornare il testo, si sono svolte in totale otto conferenze di revisione.
Dalla teoria alla pratica la situazione cambia completamente. Gli USA ad esempio, nonostante la ratifica della Convenzione sulle armi biologiche nel 1975, ancora nel 2001 videro l’amministrazione Bush opporsi all’approvazione del protocollo di verifica legalmente vincolante. Cercarono di giustificarsi dicendo che per loro (che spendono centinaia di miliardi di dollari ogni anno in armi e armamenti) sarebbe stato troppo oneroso e al tempo stesso non sufficiente a scoraggiare gli “imbroglioni”.
Secondo un rapporto del Dipartimento di Stato del 2016, “nel dicembre 2015 alla riunione annuale degli Stati parti del BWC la delegazione della Federazione Russa ha affermato che gli Stati Uniti avevano consapevolmente trasferito spore di antrace vivo in un paese straniero per l’uso in test all’aperto, e che ciò costituiva una “grave violazione” degli articoli III e IV della BWC”. Gli Stati Uniti sostennero che questi trasferimenti erano stati fatti a causa di un errore. Il rapporto mostrava che “tutte le attività degli Stati Uniti durante il periodo di riferimento erano state coerenti con gli obblighi stabiliti nel BWC. Gli Stati Uniti continuano a lavorare per migliorare la trasparenza del lavoro di difesa biologica utilizzando le misure di rafforzamento della fiducia del BWC”.
Secondo alcuni attivisti gli USA avrebbero spostato la loro attività di “ricerca” all’estero o avrebbero preferito finanziare altri paesi per farlo al posto loro.
Nel 2020 il Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) rispose a quelle che definì “fake news” sulle presunte attività dei laboratori biologici militari americani in Ucraina. Ma lo fece in modo contraddittorio. A maggio dichiarò che “Nessun laboratorio biologico straniero opera in Ucraina. Le dichiarazioni fatte di recente da singoli politici non sono vere e sono una deliberata distorsione dei fatti”. Poi però ammise che esisteva una cooperazione tra Ucraina e Stati Uniti d’America ma solo finalizzata a contrastare il “terrorismo biologico”. Una cooperazione nel rispetto delle leggi ucraine e nell’interesse dell’Ucraina. Dal 1993 “uno dei suoi punti è il rilevamento tempestivo e il contrasto alle epidemie causate da agenti patogeni pericolosi”, ha fatto sapere l’SBU. Sempre secondo l’SBU nel 2005 il Ministero della Salute dell’Ucraina e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti hanno firmato un accordo quadro per prevenire la diffusione di tecnologie, agenti patogeni e conoscenze che possono essere utilizzati nello sviluppo di armi biologiche. Come parte di questo accordo, un certo numero di laboratori statali situati nelle regioni di Odessa, Kharkiv, Leopoli, Kiev, Vinnytsia, Kherson, Dnipropetrovsk sono stati modernizzati.
A marzo 2022 il generale Igor Kirillov, capo delle forze di protezione radioattiva, chimica e biologica, facendo riferimento a fonti governative ucraine ha indicato una serie di difficoltà proprio in uno di quei siti a Odessa.
Complessivamente i laboratori coinvolti nella cooperazione tra USA e Ucraina sarebbero oltre 40. Naturalmente gli USA hanno nuovamente respinto le accuse e hanno detto che la Russia starebbe cercando di “minare quel lavoro diffondendo disinformazione e seminando sfiducia nelle persone e nelle istituzioni di tutto il mondo che contribuiscono alla riduzione della minaccia delle armi di distruzione di massa”.
Pochi giorni fa il Dipartimento della Difesa USA ha pubblicato un rapporto secondo il quale gli Stati Uniti d’America non avrebbero in alcun modo aiutato l’Ucraina a sviluppare nuove armi biologiche. Anzi, avrebbero fornito assistenza tecnica (e finanziaria) all’Ucraina per “aiutare la transizione di tali strutture di armi ex sovietiche in pacifiche strutture sanitarie pubbliche”.
Un lavoro “spesso” svolto in collaborazione con organizzazioni come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE), e che era “coerente con le migliori pratiche e norme internazionali nella pubblicazione dei risultati della ricerca, nella collaborazione con colleghi internazionali e organizzazioni multilaterali e nella diffusione ampia delle loro ricerche e dei risultati della salute pubblica”.
A dire qualcosa di diverso è la stessa Ucraina: nel rapporto presentato alle Nazioni Unite nel 2021, si legge che “il governo dell’Ucraina non ha e non svolge attività offensive e/o difensive nell’ambito di programmi di ricerca e sviluppo batteriologici e biologici. Dal 1 gennaio 1946, il governo dell’Ucraina non ha informazioni su tali attività dell’ex URSS sul territorio dell’Ucraina”.
Ma se non è la Russia e se non sono gli USA, qual’è la verità?
La verità è che al di là dei morti, dei feriti, dei rifugiati, dello sfruttamento delle risorse e dei giri d’affari miliardari legati alla guerra e alla futura ricostruzione, dietro i conflitti armati c’è un lato oscuro che i media raramente riescono a portare alla luce. E quando questo avviene, quello che viene a galla per molti sarebbe stato meglio non scoprirlo.