Burundi, come si prospettano le elezioni del 2020?

Banco di prova tanto importante quanto delicato, le elezioni del 2020 in Burundi potrebbero vedere l’attuale presidente Pierre Nkurunziza correre per il quarto mandato.

di Andrea Pezzati –

Il 2020 sarà un anno fondamentale per il futuro del Burundi. Nel piccolo stato dell’Africa Centrale si terranno delicate elezioni in cui l’attuale presidente Pierre Nkurunziza, in carica dal 2005, correrà presumibilmente per il quarto mandato. In questo caso si prospettano gravi tensioni sociali.
La costituzione del Burundi prevede un massimo di due mandati. Nel 2015 Nkurunziza si candidò per un terzo mandato violando la costituzione. Tra le proteste dell’opposizione e della comunità internazionale, vinse le elezioni e si confermò presidente della Repubblica per la terza volta. La sua rielezione provocò proteste di massa nel paese che sfociarono in numerosi scontri con le forze governative. Il risultato dei disordini fu tragico: 1200 persone perirono e circa 350mila lasciarono il paese. Le elezioni di maggio 2020 potrebbero avere conseguenze simili se Nkurunziza decidesse di correre per il quarto mandato.
Il Burundi è uno degli stati più poveri del mondo e, secondo Freedom House, ha uno dei governi meno democratici. In base a un punteggio in cui 1 rappresenta “massima libertà” e 7 “minima libertà”, Freedom House classifica così la situazione in Burundi: libertà 6.5, diritti politici 7, libertà civili 6.
I punteggi estremamente alti delineano uno stato autoritario. La libertà di espressione è inesistente e la paura di essere arrestati, sequestrati o uccisi è molto alta tra i civili e i membri dell’opposizione. Il partito di Nkurunziza, il National Council for the Defense of Democracy-Forces for the Defense of Democracy, e la sua milizia, l’Imbonerakure, sono spesso accusati di violazioni di diritti umani: assassinii, stupri, torture e intimidazioni ai membri dell’opposizione vengono perpetrati impunemente. 
Lo scorso giugno il governo ha smantellato una delle ultime organizzazioni di società civile e, qualche mese prima, ha eliminato l’ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite. I giornalisti locali sono regolarmente arrestati e solo pochi giornalisti internazionali sono ammessi nel paese.
Le autorità governative cercano di mascherare la reale situazione di crisi, affermando che nessuna violenza è in atto e uno stato di normalità vige nel paese. I pochi gruppi politici di opposizione rimasti sono convinti che le prossime elezioni non saranno libere ed eque, seguendo la falsariga di quelle passate.
Bisogna sottolineare che Pierre Nkurunziza ha affermato che non correrà per un quarto mandato. Tuttavia, lo scorso anno un referendum popolare ha approvato un emendamento della costituzione a favore dell’estensione dei limiti del mandato presidenziale. Il governo è stato accusato di avere manipolato il voto tramite l’uso di mezzi intimidatori nei confronti della popolazione. Per questo motivo è più che lecito nutrire dei dubbi su un passo indietro del presidente alle prossime elezioni.
Guardando l’attuale situazione del piccolo stato africano, si presume che le elezioni del 2020 si svolgeranno in un clima di paura e violenza. Tutti gli elementi volgono in favore di una permanenza di Nkurunziza alla presidenza della Repubblica, mantenendo il popolo burundese in condizioni di vita poverissime e di deprivazione delle libertà fondamentali.