di Alfredo Bianchi –
Nei giorni scorsi i media hanno mostrato le immagini in diretta da Seoul, dove un milione di Coreani si sono radunati per protestare e manifestare il proprio dissenso contro la sempre meno popolare Park Geun-Hye.
Alla base della manifestazione i documenti che la presidente avrebbe fatto vedere al “Rasputin” coreano, tal Choi Tae-Min. Questi nel 1974 aveva avvicinato per la prima volta la giovane Park Geun-Hye per offrirle conforto in seguito all’assassinio della madre. Fu così che Choi si era infiltrato nei piani alti del governo Coreano e divenne un consigliere occulto del padre della attuale presidente, cioè di Park Chung-Hee, passato alla storia sia per essere stato fautore del miracolo economico Coreano nei primi anni ‘90 sia per essere stato un intransigente dittatore.
Tornando allo scandalo di oggi, sarebbero risultate da chi è apparso chiaro che la figlia del già menzionato “santone”, Choi Soon-Shil, riceveva periodicamente dalla presidente Park documenti di Stato e richieste di aiuto: da consigli su come affrontare importanti discorsi a scelte di politica estera e domestica. Come il padre prima di lei una consigliera occulta avrebbe guidato gli affari di Stato e dispensato aiuto e favori rivelando un sistema corrotto e marcio. Nonostante le scuse ufficiali della Park, l’opinione pubblica rimane furiosa e intransigente.
Quello che dalle nostre parti sarebbe stato probabilmente un “peccato” del tutto perdonabile, in Corea risponde ad una cultura dove il senso della vergogna è centrale, specie se pubblica ed inammissibile, tant’è che ancora vi sono molti giovani che si tolgono la vita perché non superano l’esame di ammissione all’università.
Lo scandalo è stato – non poteva essere diversamente – un’occasione ghiotta per la Corea del Nord, la quale si è espressa con un misto di irrisione e incredulità espressi dai vari esponenti della nomenklatura e trasmessi dai media. Una situazione, quella di Seul, che potrebbe tornare utile a Pyongyang per preservare l’immagine del dittatore Kim Jong-un, il quale uscirebbe rafforzato agli occhi del suo popolo dal confronto con la sua “controparte” al sud.
In un paese dove uno scandalo di questa portata ha ripercussioni politiche e sociali considerevoli, il passo falso della Park ha ripercussioni che vanno ben oltre le proteste in strada. La delegittimazione di Park Geun-ye è ormai pressoché totale ed ora gli scenari, soprattutto internazionali, che si aprono fanno prevedere un periodo di ulteriore instabilità nella penisola coreana. Tra una Corea del nord rinfrancata, una Corea del sud indebolita e una presidenza Trump che promette grandi smobilitazioni e ritiro delle truppe dalla regione, la situazione in Estremo oriente non potrebbe essere più incerta.