Gli Usa riducono le commesse italiane sugli armamenti

di Alessandro Pompei –

Sono almeno tre i programmi aereonautici i finiti nel mirino dei tagli di Obama, che, per fronteggiare la crisi, ha imposto una drastica riduzione dei finanziamenti a tutto il comparto Difesa. Tra i tagli relativi alle nuove acquisizioni sono finiti soprattutto i programmi guidati da aziende straniere e quelle Italiane in primis, le quali spesso vengono sostituite aggirando gli accordi e i contratti stipulati dalla precedente amministrazione: si tratta di prodotti interamente fatti dai grossi colossi industriali americani, ed è quindi evidente una politica “protezionista” a scapito di quelle aziende straniere che faticosamente, e con l’investimento di ingenti risorse, hanno vinto un contratto per le Forze armate americane.
Già dal suo insediamento, l’Augusta Westland è stata vincitrice di un contratto col suo EH-101 (ribattezzato per l’occasione VH-71) relativo alla fornitura alla casa Bianca di 28 nuovi elicotteri presidenziali in sostituzione degli ormai trentacinquenni SH3D. Al momento della rinuncia ne erano stati costruiti e consegnati nove, nei mesi seguenti furono rivenduti a prezzo scontato al ministero della difesa canadese.
Nello stesso periodo dall’amministrazione Obama arrivò l’ordine di ridurre un’altra commessa, relativa a 2 contratti con Alenia, che attraverso la Joint venture con Boeing e L3 mirava alla realizzazione negli Stati Uniti di  78 aerei da trasporto tattico C-27J (versione aggiornata dell’italiano G-222): dei due contratti “che complessivamente ammontavano a 2 e 4 miliardi di dollari”, uno era con l’USAF e l’altro con l’US Army, e dei 78 C-27J ordinati la commessa fu ridotta a 38 unità, riduzione ulteriormente portata a 21 unità con la divulgazione della decisione giunta a metà febbraio dai vertici USAF di chiudere il programma dopo aver speso 1,6 miliardi di dollari. E sembra che si voglia compensare con l’acquisizione, di nuovi e più costosi C-130.
Ora al danno si aggiunge anche la beffa, poiché i 21 aerei  di cui 13 già costruiti ed alcuni “già operativi in Afganistan”  verranno tolti dal servizio e venduti sul mercato dell’usato, “con prezzi da usato” entrando così in diretta concorrenza con l’azienda stessa; l’amministratore delegato di Alenia Giuseppe Giordo, dopo aver appreso la notizia, ha dichiarato che “l’azienda si rifiuterà di fornire l’assistenza tecnica, in caso di cessione dei velivoli, come stabilito da contratto”.
I potenziali clienti per le due forze armate americane non mancano visto l’interesse che l’aereo italiano, suscita in molte aereonautiche, in particolare quella Canadese e quella Australiana.
Contestazioni negli stati uniti, alla filosofia di Obama sono arrivate dal senatore Rob Portman, membro della commissione difesa, che ha fatto notare come il C-27 faccia risparmiare più della meta per ora di volo rispetto ad altri velivoli da trasporto, oltre alle sue capacità di decollare ed atterrare da piste corte e poco preparate, “motivi, uniti al fatto che i C-130 viaggiano per lo più a metà capacità di carico”, che portarono nei primi del 2000 l’USAF ad indire una gara per affidare il trasporto dell’ultimo miglio ad un velivolo da trasporto di questa categoria; secondo Portman un’ora di volo del C-27 costa ai contribuenti 2.100 dollari contro i 5.100 – 7.100 del C-130 e gli 11.000 del CH-47.
Più di recente è stata bloccata “vicino alla fine” la gara per la commessa all’USAF di un nuovo addestratore avanzato destinato a sostituire il T-38 Tallon, gara che “guarda caso” vedeva in netto vantaggio un altro prodotto italiano, l’Alenia Aermacchi MB 346.