Il vertice NATO di Bruxelles e l’allineamento euroatlantico dell’Italia

di Andrea Grelloni

Il 14 giugno presso il quartier generale della NATO a Bruxelles si è tenuto il vertice dei capi di Stato e di governo dei trenta Paesi facenti parte l’Alleanza Atlantica, in una fase storica di importanza quanto mai cruciale per rinsaldare i valori istitutivi l’organizzazione e rafforzare la cooperazione interalleata in ottica futura.
L’obiettivo principale dell’incontro è stato quello di discutere collegialmente e in maniera aperta dell’attuale situazione internazionale, la cui rapida e complessa evoluzione impone alla NATO l’urgenza di un riadattamento strutturale dal punto di vista strategico, così come stabilito dall’agenda 2030, atto a predisporre le capacità e i mezzi necessari per fronteggiare la vasta gamma di minacce di tipo convenzionale ed asimmetrico che insidiano la stabilità dello spazio euroatlantico, rappresentate a livello sistemico specificamente dalla Russia e dalla Cina, le cui politiche di ingerenza multiforme costituiscono delle gravi violazioni del diritto internazionale.
Il segretario generale Stoltenberg ha espressamente dichiarato che “le relazioni con la Russia sono al punto più basso dai tempi della Guerra Fredda”, sostenendo in aggiunta che nei confronti di Mosca sia opportuno perseguire una politica dal duplice approccio (dual track approach), consistente nel reagire con fermezza alle iniziative ostili russe ma allo stesso tempo mantenendo aperto il dialogo quando questo si rende possibile; mentre riguardo alla Cina ha affermato che se da un lato ci siano margini di collaborazione in ambiti come il cambiamento climatico e il controllo degli armamenti, dall’altro lato la sua crescita militare e d’influenza, congiuntamente alle sue azioni aggressive, sono questioni che interessano propriamente la sicurezza della NATO.
L’esponente politico di maggiore spicco che ha preso parte al vertice di Bruxelles è stato il presidente statunitense Biden, il quale nel bilaterale con Stoltenberg, a margine della riunione collettiva, ha voluto dimostrare la forte vicinanza degli Stati Uniti agli alleati europei e lanciare un’accusa diretta alla Russia e alla Cina, ritenendoli entrambi responsabili di agire in modo non coerente rispetto a come sarebbe stato auspicabile. È del tutto evidente che il disegno strategico promosso dal Presidente Biden di ridare un nuovo impulso alle relazioni transatlantiche abbia il fine di mantenere l’Europa compatta sotto l’orbita statunitense.
In merito alla posizione italiana, il primo ministro Draghi, di convinto orientamento atlantista, nel corso del suo intervento ha definito la NATO «la pietra angolare della nostra sicurezza e difesa comune», evidenziando il contributo fattivo che l’Italia fornisce nell’ambito della strategia e dell’attività operativa dell’Alleanza Atlantica.
La politica estera italiana è da sempre stata allineata ai dettami dell’euroatlantismo, in virtù di una condivisione di valori politici e morali comuni ma anche per una questione più pragmatica, e sotto questo punto di vista vincolata da ragioni di disponibilità di risorse economiche e militari, finalizzata a tutelare gli interessi nazionali attraverso gli strumenti della cooperazione internazionale.
Nel documento finale, redatto dai trenta alti rappresentanti alleati, sono state deliberate tutta una serie di decisioni su molteplici questioni su cui la NATO intende dirottare i propri sforzi militari, politici e diplomatici nei prossimi anni, in modo particolare nei confronti della Russia e della Cina e in campi d’azione quali il contrasto al terrorismo, il controllo degli armamenti e il cambiamento climatico.
La NATO si trova di fronte a un crocevia che segnerà la sua stessa esistenza, e per continuare a rappresentare la roccaforte difensiva del sistema occidentale dovrà perseguire due determinati obiettivi: rimanere fedele ai principi e agli scopi che hanno ispirato l’istituzione del patto atlantico all’indomani della Guerra Fredda e contestualmente dimostrare la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti sistemici del quadro internazionale avviando un processo di riconfigurazione delle linee di indirizzo politiche e militari da compiersi con l’adozione di un nuovo concetto strategico, la cui enunciazione ufficiale è prevista in occasione del vertice di Madrid del 2022.