Pakistan. La legge sulla blasfemia penalizza la minoranza indù

di Alberto Galvi

Nonostante la legge sulla blasfemia, le autorità pakistane dovranno sempre di più proteggere i diritti della minoranza indù nel Paese al fine di evitare lo scoppio di tensioni sociali sempre più violente.
Ricordiamo che gli indù rappresentano circa il 2-4 percento della popolazione pakistana, con la comunità che vanta nel Paese membri del parlamento e della magistratura.
Le autorità pakistane dovranno sempre di più condannare pubblicamente tali atti invece di incentivarli, per evitare che si ripeta quanto accadde nel settembre 2019, quando una folla arrabbiata nel sud del Pakistan vandalizzò diversi templi di proprietà della comunità indù.
Le ragioni per questa rappresaglia sono state motivate dal fatto che un preside della scuola indù locale ha commesso il reato di blasfemia. La folla ha anche aggredito e distrutto più case appartenenti agli indù.
Insultare l’Islam e il suo profeta Muhammad è considerato una blasfemia in Pakistan. Le semplici accuse hanno portato al linciaggio da parte della folla di alcuni sospetti, mentre quelli giudicati colpevoli dalla legge sono stati condannati a morte.
Il rispetto del diritto alla libertà di religione è stato promesso agli indù pakistani dal fondatore del Paese, Muhammad Ali Jinnah.
Il primo ministro Imran Khan aveva annunciato a fine giugno che il governo avrebbe facilitato e finanziato la costruzione del primo tempio indù, Shri Krishna Mandir, nella capitale pakistana di Islamabad, ma un tribunale pakistano ha respinto una serie di petizioni per fermarne la costruzione.
L’Alta corte di Islamabad ha decretato che non sono a norma di legge le misure richieste per l’assegnazione di un appezzamento di terreno di 0,2 ettari per la costruzione di un tempio indù e un sito di cremazione.
La costruzione del tempio non è garantita in quanto sono state richieste raccomandazioni dal Consiglio di ideologia islamica del Paese, un ente governativo indipendente di leader religiosi che consigliano la politica del governo.
Intanto i funzionari del governo hanno chiesto una consultazione sulla questione con le varie parti coinvolte, al fine di appurare se possa essere costruito almeno il tempio indù e se i fondi pubblici possano essere utilizzati per farlo.
Le minoranze pakistane, inclusi gli indù, i cristiani e i sikh, sono state spesso prese di mira a causa delle rigide leggi sulla blasfemia.
Il governo pakistano applica in modo sproporzionato queste leggi contro le minoranze religiose grazie alle quali si può essere condannati anche a morte per questa tipologia di reato. Queste sentenze nella maggior parte dei casi, vengono utilizzate per soddisfare vendette personali.
Le vittime vengono immediatamente ritenute colpevoli anche senza un’adeguata indagine, tenendo sotto processo la giuria. Le donne appartenenti ai gruppi minoritari sono il gruppo più vulnerabile in Pakistan. Per codesta ragione sono diventati all’ordine del giorno rapimenti forzati, stupri, conversioni forzate, matrimoni forzati.
Tale situazione nei confronti delle minoranze in Pakistan sarà difficile che possa cambiare in breve tempo anche perché chi dovrebbe tutelarli è a sua volta imbavagliato da questa stessa legge, in quanto pochi avvocati in Pakistan accettano di rappresentare gli imputati di blasfemia.
Le difficoltà per la difesa riguardano le minacce poste alla loro vita dal diritto religioso e dalla clausola che specifica che la menzione o la ripetizione del contenuto blasfemo stesso costituisce una bestemmia, impedendogli così una linea difensiva efficace.