Paraguay, Guatemala e Argentina: un 2023 di elezioni

Francesco Giappichini

Nel 2023 saranno tre i governi latinoamericani a essere rinnovati: quelli di Paraguay, Guatemala e Argentina. Invero a marzo si celebreranno anche le elezioni parlamentari di Cuba, che daranno il là al rinnovo dei vertici dell’isola; trattandosi però di una repubblica socialista, l’evento elettorale dovrà essere affrontato a parte.
Il primo voto in ordine di tempo si svolgerà in Paraguay, dove si assisterà alla sfida che le opposizioni di centro-sinistra hanno lanciato all’Esecutivo conservatore, a guida Partido Colorado: un partito-istituzione con molte analogie rispetto al Partido revolucionario institucional (Pri) messicano, più che una forza reazionaria tout court. Scenario analogo in Guatemala, per le presidenziali di giugno: le forze conservatrici, al potere col presidente Alejandro Giammattei, cercheranno di contrastare le proposte provenienti dalle formazioni d’ispirazione socialdemocratica. Prematuro poi descrivere la competizione presidenziale di Buenos Aires, ove in ottobre il peronismo e il kirchnerismo progressista dovranno resistere sia all’assalto dei liberali, sia ai ricorrenti sconquassi economici. Come anticipato, il primo duello andrà in scena il 30 aprile in Paraguay, ove l’onda rosa latinoamericana dovrebbe subire una battuta d’arresto. In un turno unico, l'”Asociación nacional republicana – Partido colorado (Anr-Pc)” sarà sfidata dalla “Concertación por un nuevo Paraguay”: alleanza trasversale (quasi un’ammucchiata), che va dalla sinistra più movimentista sino a formazioni moderate. A definire i due principali ticket presidenziali, saranno le primarie istituzionalizzate del 18 dicembre, dall’esito quasi scontato. Le Elecciones internas non sono obbligatorie ma regolate a livello statale, e se si decide di attuarle, vanno celebrate simultaneamente. E se le primarie del Partido Colorado sono aperte solo agli iscritti, per quelle della Concertación vale il principio del suffragio universale.
Veniamo nello specifico ai due poli in corsa per il governo di Asunción. Concertación è una piattaforma elettorale multipartitica, che vuole lanciare una proposta riformista, ma ha come unico collante l’opposizione all’Anr-Pc. Tra le forze costituenti vi è comunque il progressista Frente Guasu-Ñemongeta, il cui leader è Fernando Lugo, uno dei campioni della sinistra latinoamericana: il suo breve mandato presidenziale è l’unica parentesi rispetto al potere 70ennale dell’Anr-Pc. Ex arcivescovo, oltre che capo dello stato tra il 2008 e il 2012, quando fu destituito, il senatore ha sofferto un ictus in agosto, e il suo stato di salute è delicato. Alle primarie della Concertación, lo sfidante favorito è Efraín Alegre, che fu battuto di misura, nel 2018, dal presidente in carica Mario Abdo Benítez. Sul fronte del Partito Colorado, le “Elecciones internas” insceneranno lo scontro tra due mastodontiche correnti, la cui contrapposizione, per nulla ideologica, riguarda solo questioni di potere. Ogni sondaggio vede prevalere la corrente chiamata “Honor colorado”, che punta su Santiago Peña, ex titolare dell’Economia. Si tratta della fazione guidata dall’ex presidente Horacio Cartes, che è stato di recente inserito dagli Stati uniti nella “Engel list”: la lista nera della corruzione, elaborata dalla Casa Bianca. L’altra corrente, sostenuta dall’attuale presidente, è denominata “Fuerza republicana”. Intanto i più recenti rilevamenti sulle presidenziali di aprile, suggeriscono la vittoria di Peña, con ampio margine su Alegre.