Sri Lanka. Attacchi terroristici a chiese e hotel: 290 morti

di Enrico Oliari

Pasqua di sangue nello Sri Lanka, dove diversi attacchi sono stati compiuti soprattutto verso alcune chiese durante le celebrazioni pasquali ed in almeno tre hotel di lusso della capitale Colombo. Il bilancio, ancora provvisorio e certamente destinato a salire, è di 290 morti tra cui 36 stranieri, e di oltre 500 feriti. Certa la presenza di olandesi, britannici e statunitensi. L’Unità di crisi della Farnesina si è già attivata per verificare l’eventuale presenza di italiani, mentre l’arcidiocesi di Colombo ha disposto l’immediata sospensione delle funzioni liturgiche in tutta la nazione.
Tre le chiese colpite, gremite per le celebrazioni pasquali: sono quelle di Sant’Antonio a Colombo, di San Sebastiano a Negombo (una trentina di chilometri dalla capitale) e quella di Sion a Batticaloa, a 250 chilometri a est della capitale. Gli hotel attaccati sono tutti nella capitale Colombo, nella fattispecie lo Shangri-La Hotel, il Kingsbury Hotel e il Cinnamon Grand a Colombo. Un settimo attentato è avvenuto a Dehiwala, città situata nella Provincia Occidentale, ed un ottavo nell’area periferica Dematagoda di Colombo.
La dinamica ha visto la deflagrazione di diversi ordigni piazzati negli edifici o portati da kamikaze.
Ancora non vi sono rivendicazioni ed è presto per attribuire responsabilità: il paese è dilaniato da una cruenta lotta politica interna fra i vertici delle istituzioni, come pure va detto che già in passato era stato individuato a Wanathawilluwa un campo di addestramento dell’Isis con miliziani pronti a colpire i monumenti buddisti di Anuradhapura. Più di recente era stato denunciato il rientro di foreign fighters cingalesi dal Medio Oriente, e si era parlato di medici dello Sri Lanka a Raqqa.
Nei giorni scorsi il capo della polizia, Pujuth Jayasundara, aveva avvertito gli alti ufficiali di aver ricevuto segnalazioni da parte dei servizi segreti dell’esistenza di alcuni kamikaze che stavano preparando attacchi nelle “chiese importanti”, e che si sarebbe trattato di terroristi del Ntj (National Thowheeth Jama’ath), ovvero gli stessi che volevano colpire in passato gli edifici religiosi buddisti.
Una terza ipotesi, a dire il vero remota, potrebbe riguardare le “Tigri del Tamil”. Lo Sri Lanka è stato sconvolto da un aspro conflitto per la secessione della regione nord orientale dell’isola, la Tamil Eelam, una guerra durata 25 anni (1983 – 2009) fatta di scontri ma anche di numerosissimi attentati esplosivi ed attacchi suicidi con un bilancio complessivo stimato fra le 80mila e le 100mila vittime.
Per gli attacchi di oggi il primo ministro Ranil Wickremesinghe ha convocato il Consiglio di sicurezza e ha dichiarato via Twitter che “Condanno fermamente gli attacchi vigliacchi contro la nostra gente”, ed ha invitato “tutti i cittadini in questo tragico momento a rimanere uniti e forti. Il governo sta prendendo provvedimenti immediati per contenere questa situazione”. In vita della notte il ministro della Difesa ha imposto il coprifuoco fino a domani.
Il ministro della Difesa dello Sri Lanka, Ruwan Wijewardan, ha comunicato il fermo di 24 persone ritenute implicate negli attentati, ed ha comunicato che aò momento si protende per l’attacco di matrice religiosa. Secondo le autorità sarebbero stati 7 i kamikaze che si sono fatti esplodere nelle chiese e negli hotel.

Il Buddhismo Theravada (70,2%) e l’Induismo (12,6%) sono le religioni predominanti, seguite per diffusione dall’Islam (9,4%, in particolare sunniti di lingua Tamil) e il Cristianesimo (7,8%).