Ue. Sparisce l’Iva sulle armi per i paesi europei coinvolti in guerra

di C. Alessandro Mauceri –

La notizia è di quelle che meriterebbero quintali di inchiostro. Invece non ne ha parlato (quasi) nessuno. Dopo i pareri favorevoli delle Commissioni alla Camera, anche la Commissione Finanze del Senato ha approvato un decreto che prevede la vendita di armi e armamenti all’interno dell’UE senza pagare alcuna IVA.
La Commissione dopo accesi dibattiti e non senza polemiche ha emesso parere “non ostativo” allo schema di decreto legislativo, varato dal governo in attuazione della direttiva europea del 2019, che prevede l’esenzione dell’Iva e dalle accise per chi fornisce beni e servizi militari a un Paese membro dell’Unione coinvolto in uno “sforzo di difesa” nel quadro della Politica di sicurezza e difesa comune.
La discussione in Commissione aveva destato parecchie perplessità all’interno della maggioranza. Dubbi che non sono riusciti ad andare oltre l’astensione del M5S dal voto finale e il cambiamento del parere da “positivo” a “non ostativo”. Unico voto contrario quello del senatore Elio Lannutti. Il gruppo di deputati del M5S aveva chiesto “delucidazioni sulle finalità del provvedimento, sull’esistenza di un legame con un piano di spesa per la difesa comune europea, su eventuali elenchi di armi e attività a cui si dovrebbe riferire l’agevolazione, sui rischi di mancato gettito per le casse dello Stato”. Ma come loro stessi hanno dichiarato: “Su nessuno di questi punti è arrivato il benché minimo chiarimento da parte del relatore e del Governo”.
Si tratta di una decisione importante sia a livello nazionale che a livello europeo, non solo in assoluto ma anche per il particolare momento storico in cui tale decisione viene presa. Già prima dell’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aveva più volte ribadito al propria decisione di creare una Difesa Comune Europea. A settembre 2021 von der Leyen aveva tenuto il suo annuale discorso sullo Stato dell’Unione, nel quale aveva annunciato la propria volontà di “considerare di eliminare l’IVA per l’acquisto di attrezzature di difesa sviluppate e prodotte all’interno dell’Unione Europea”. Ma nessuno aveva dato troppo peso alle sue parole. Un errore grave, come dimostra quanto avviene da mesi con una guerra alle porte dell’UE e i paesi europei che fanno a gara a chi regala più armi ad una delle due fazioni.
Ma la decisione di evitare il pagamento dell’IVA sulle armi potrebbe avere molte altre ripercussioni, tutte importanti sul piano geopolitico.
A cominciare dal fatto che l’UE non sarebbe più un mercato comune ma una potenza militare in espansione. A questo si aggiunge che esonerare dal pagamento dell’IVA costituirebbe da una parte una rilevante perdita di gettito per le casse pubbliche e dall’altra un sorta di aiuto, un benefit per le industrie militari. Il tutto senza toccare settori in teoria ben più importanti, come quello della salute, della cultura o della sanità. Per tutti questi settori l’IVA rimane quella ordinaria. Anche nei paesi (come l’Italia) dove sono previste aliquote ridotte per i beni di prima necessità, nessuno aveva mai pensato di cancellare del tutto questa imposta. Nemmeno durante la crisi economica legata alla pandemia.
Ora invece pare che in molti paesi UE maggioranza e opposizione abbiano improvvisamente trovato un accordo per favorire il settore della produzione di armi e armamenti. Un comparto peraltro tutt’altro che in crisi: negli ultimi anni associazioni e membri della società civile hanno più volte criticato “l’esplosione” del budget per la difesa, rispetto alle altre voci del bilancio comunitario. Somme considerevoli che sono stimate in oltre 24 miliardi di euro per i prossimi anni.
A leggere con attenzione la direttiva europea, non si parla solo di misure per la difesa dei paesi dell’Unione. Si parla anche di “allineare il trattamento dell’IVA applicabile agli sforzi di difesa nell’ambito dell’Unione con il quadro dell’Organizzazione del trattato atlantico del Nord – NATO” (1). E in un momento in cui la NATO sta assumendo posizioni militari ben precise nei confronti di un paese in guerra, questo potrebbe avere un significato ben diverso. 
Si tratta di scelte politiche importanti che avrebbero meritato un approfondimento e il coinvolgimento dei cittadini. Scelte che invece, come ormai sempre più spesso avviene, sono state prese senza neanche parlarne troppo sui media. Forse proprio per evitare discussioni e dibattiti.

Note:
1 – Direttiva (UE) 2019/2235 del Consiglio del 16 dicembre 2019 recante modifica della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto e della direttiva 2008/118/CE relativa al regime generale delle accise per quanto riguarda gli sforzi di difesa nell’ambito dell’Unione – Publications Office of the EU (europa.eu).