Ungheria. Vince Orban ‘contro il globalismo e contro il presidente ucraino’

di Enrico Oliari

L’euroscettico e sovranista Viktor Orban ha stravinto le elezioni in Ungheria con il suo partito Fidez, conquistando il 53% delle preferenze e battendo “Un’Ungheria per tutti” di Peter Marki-Zay, che si attesta al 35%.
Al risultato di Fidez si affianca, come corrente di pensiero, il 6,5% dei voti conquistato da “Nostra Madrepatria”, la formazione di estrema destra guidata antieuropeista László Torokczai.
Quel che è certo è che con questo risultato Orban diviene di fatto il padrone dell’Ungheria, e persino da Jobbik, formazione oggi divenuta centrista, è stato paventato il rischio di un autoritarismo che rischia di essere “il cavallo di Troia di Putin in Europa”.
Con un tale esito delle urne l’Ungheria rappresenta una spina nel fianco dell’Unione Europea anche per gli stretti rapporti che legano Orban a Vladimir Putin, ma nel contempo il paese rischia di ritrovarsi ai margini delle discussioni centrali, quasi una provincia ribelle trascurabile nella politica che conta.
Già il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva denunciato l’imbarazzante neutralità del governo ungherese sul conflitto, concretizzatosi con il rifiuto di Budapest di inviare armi in Ucraina e di opporsi all’embargo energetico contro la Russia.
Ma che l’Ungheria di Orban sia à la carte non è un mistero, europeissima quando c’è da prendere soldi e sovranista quando si tratta di condividere i valori comuni. Tant’è che già lo scorso anno il ministro delle Finanze Mihály Varga aveva parlato di “Huxit”, cioè dell’uscita dall’Unione Europea nel 2030, quando l’Ungheria da paese ricevente dovrebbe trasformarsi in paese contribuente dell’Ue.
A fronte degli spiccioli inviati a Bruxelles, l’Ungheria ha infatti beneficiato nel quinquennio scorso di circa 4,5 miliardi di euro l’anno (il paese conta 10 milioni di abitanti), a cui si aggiungono da quest’anno 6,3 miliardi di fondi del Next generation EU, ma di mezzo c’è ora la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea che ha annullato il ricorso di Budapest contro la procedura di infrazione per la legge sulla tutela dei minori, dando carta bianca alla Commissione europea, la quale ha già fatto sapere di voler dare soldi in base allo stato di diritto. Per l’Unione Europea la legge adottata dall’Ungheria risulta discriminatoria nei confronti di omosessuali e transessuali in quanto impedisce di affrontare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati da minori, come può essere un gay pride; vieta di fatto campagne pubblicitarie contro l’omofobia e per l’inclusione, e limita le attività delle associazioni che fanno sensibilizzazione sui temi legati ai diritti dei gay.
Tuttavia l’europeismo a fasi alterne di Orban non è solo sui diritti degli omosessuali: l’ottobre scorso il premier ungherese aveva spalleggiato la Polonia (altro paese che non si capisce cosa ci faccia in Ue) applaudendo alla sentenza della Corte costituzionale secondo cui le leggi comunitarie non possono prevalere sulla Costituzione, ed approfittando della legge che conferiva pieni poteri al premier per l’emergenza pandemica aveva fatto respingere la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.
A risultato elettorale fresco Orban ha esultato parlando di “una vittoria eccezionale” che “si può vedere dalla luna, e sicuramente da Bruxelles”. “Abbiamo vinto contro il globalismo, contro Soros, contro i media mainstream europei. E anche contro il presidente ucraino”, un passaggio gravissimo se si pensa alla situazione in cui versa l’Ucraina invasa.

(Foto: Depositphotos).