India. 2030, la svolta ecologista

di Domenico Carbone – 


L’India ad oggi risulta essere il paese col maggior numero di città più inquinate del pianeta. Secondo un rapporto stilato dall’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) infatti nella classifica delle venti città maggiormente colpite dalle polveri sottili ben la metà risultano essere indiane. Non è un caso se, secondo Greenpeace, più di un milione di persone muoiano ogni anno in India a causa dell’elevatissimo livello di polveri sottili, derivanti dalle emissioni di automobili e stabilimenti industriali.
A causa di tali considerazioni il governo ha perciò deciso di cambiare rotta, ponendo al paese l’obiettivo della completa eliminazione delle auto a benzina e diesel entro il 2030.
L’introduzione di veicoli a motore elettrico comporterebbe non solo una significativa riduzione delle emissioni inquinanti, ma anche un notevole abbattimento dei costi di importazione relativi al carburante. Si assisterebbe così ad un sostanzioso risparmio, dovuto in gran parte anche alla diminuzione delle spese che il sistema sanitario nazionale deve affrontare ogni anno.
Il ministro del Carbone e Attività minerarie Piyush Goyal si dice convinto che tale rivoluzione del mondo dei trasporti sia possibile soltanto attraverso una costante collaborazione con le case automobilistiche, al fine di poter garantire ai cittadini prezzi accessibili e autovetture efficienti. 
Il problema dell’inquinamento è sempre stato molto percepito dalla popolazione indiana, tanto da portare Ridhima Pandley, una bambina di soli nove anni figlia di un militante ecologista, a intentare causa contro il suo stesso governo, colpevole di aver ignorato per troppo tempo la questione (vedi). Ma il governo, nel frattempo, ha deciso di rivoluzionare anche il piano energetico nazionale, puntando sulla realizzazione di nuovi impianti solari ed eolici.
Nel quinquennio 2022-2027 lo Stato Indiano dovrebbe concentrarsi sull’incremento delle energie rinnovabili, in modo da poter riuscire a generare il 40% dell’energia nazionale con fonti non fossili sempre entro il 2030.
L’India, così come paesi quali Svezia e Norvegia (anche la Scandinavia, entro il 2030, dovrebbe abbandonare i combustibili fossili), sembra insomma aver risposto nel migliore dei modi al costante aumento dei fattori inquinanti, così da poter garantire maggiori tutele non solo alla propria popolazione, ma anche e soprattutto ad un pianeta ormai afflitto dai cambiamenti climatici.
Ridhima e le future generazioni potranno quindi forse ancora sperare in un miglioramento delle condizioni ambientali, prima che l’uomo distrugga totalmente un pianeta mai preservato e troppo tormentato dai meccanismi del profitto petrolifero.

Nella seconda foto: Ridhima Pandley.