America Latina: terre a stranieri, fenomeno in crescita

Ansa, 3 dic 11 –

di Gloria Ravida’ – Dall’Argentina all’Uruguay, dal Peru’ al Brasile, in America Latina si parla ogni giorno di piu’ della vendita delle terre, spesso enormi superfici, a cittadini stranieri, in primo luogo miliardari americani o europei. A segnalare con determinazione la tematica questa volta non sono stati i movimenti sociali e i popoli aborigeni, ma un rapporto reso noto a Santiago dalla sede per l’area della Fao, l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura dell’ Onu. Lo studio ha esaminato ”una nuova ondata di concentrazione delle terre in mano agli stranieri” in 17 paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Nell’affrontare il problema della ‘extranjerizacion’ (cessione agli stranieri) delle terre, gli esperti Onu invitano i governi a ”prendere misure per frenare questo massiccio processo di investimenti stranieri” e analizzano gli ”effetti negativi che il tremendo accaparramento delle ‘tierras’ ha nella regione”. Soprattutto in Argentina e Brasile dove l’acquisto dei terreni destinati alla produzione agricola crea ”conseguenze negative sull’alimentazione, l’impiego agricolo e la piccola e media produzione familiare”. Non solo, ma questo fenomeno sta producendo un aumento del prezzo della terra: in Uruguay, per esempio, e’ aumentato di 7 volte in 10 anni. Fernando Eugeren, direttore del Centro peruviano di studi sociali (Cepes), sottolinea un altro aspetto del fenomeno, che – precisa – crea ”un intreccio di interessi stranieri e nazionali, una concentrazione del potere politico che punta alle esportazioni, lasciando a margine l’economia locale”. Brasile e Argentina stanno cercando di correre ai ripari. Dai banchi del ‘Partido dos trabalhadores” (Pt), il partito di Lula, il parlamentare Beto Faro – dello stato del Para’, il secondo piu’ grande dell’Amazzonia – ha proposto un disegno di legge per frenare l’acquisto di terre nelle foreste del paese: le imprese nazionali a capitale straniero non possono comprare, in ogni municipio, piu’ di 5.000 ettari, mentre il diritto di proprieta’ per le multinazionali deve passare al vaglio di un apposito organismo statale. Una proposta che ha gia’ messo sul piede di guerra alcuni imprenditori, in un paese dove la necessita’ di fare una riforma agraria e’ da anni al centro del dibattito politico. Una situazione simile all’Argentina, dove la ‘presidenta’ Cristina Fernandez de Kirchner da mesi sta proponendo una legge che fissa due tetti per il possesso delle terre: il 20% per le multinazionali e mille ettari per i singoli imprenditori. Ma anche qui le cose procedono a rilento. Ci sono le proteste dei contadini e degli aborigeni che chiedono terreni, violenti scontri contro gli sfratti e ci sono interessi di paesi come la Cina- secondo partner commerciale dell’Argentina dopo il Brasile- che non guarda piu’ all’acquisto della soia e dei suoi derivati, ma anche ai terreni dove si producono questi prodotti.